L'Unione europea negli ultimi anni ha messo l'accento sulla necessità di ridurre gli sprechi di energia e materie prime all'interno dei cicli produttivi. Per questo nel 2015 Bruxelles ha approvato una serie di proposte relative all'economia circolare, un modello in cui ogni scarto viene usato in un nuovo processo produttivo. Un principio ben diverso da quello di riciclo, dove uno rifiuto viene lavorato per tornare a nuova vita, come una bottiglia di vetro che viene fusa e rimodellata.

Per tutti i settori produttivi si tratta di un vero cambio di paradigma. Per capire quali effetti potrebbe avere sull'agricoltura abbiamo parlato con Massimo Iannetta, responsabile della divisione biotecnologie e agroindustria dell'Enea.

Iannetta, quali effetti avrà la direttiva europea sull'economia circolare sul settore agricolo?
“Si passerà da un sistema produttivo lineare ad uno circolare. Se oggi una impresa lavora delle materie prime per produrre un bene genera dei rifiuti, domani quegli scarti diventeranno una materia prima per nuove lavorazioni”.

Ci può fare un esempio?
“Nel settore olivicolo l'acqua di vegetazione è considerata un rifiuto da smaltire, ma con le dovute lavorazioni si possono estrarre i polifenoli che sono ricercati da varie industrie, come quelle cosmetica. In questo modo un rifiuto diventa una materia prima. C'è però un problema”.

Quale?
“Che la normativa vigente considera l'acqua di vegetazione un rifiuto e quindi non prevede che possa essere riutilizzata. Servono dei quadri normativi che agevolino il lavoro delle imprese e il trasferimento tecnologico. Inoltre il Governo dovrebbe prevedere incentivi per chi fa un uso efficiente delle materie prime”.

Qual è l'obiettivo ultimo dell'economia circolare?
“E' inquinare di meno e consumare meno risorse. La terra è già sovrasfruttata e il rischio concreto è che le risorse naturali non bastino per tutti. Perciò nel settore agricolo dobbiamo evitare le perdite e gli sprechi. Tutti gli scarti devono essere riutilizzati e solo quando davvero non è più possibile estrarne valore devono essere sfruttati per produrre bioenergia”.

Le imprese sono propense a questo tipo di cambiamento?
“Alcune sì, altre sono legate a sistemi produttivi ormai antiquati. Il messaggio che però dobbiamo trasmettere è che il passaggio ad una economia circolare è economicamente vantaggioso”.

Gli agricoltori però dovranno affrontare delle spese per acquistare nuovi macchinari. Non sembra vantaggioso...
“Le nuove spese sono in realtà degli investimenti. Se io mi doto di un sistema di trattamento dei reflui zootecnici ho un duplice vantaggio: produco biogas e fertilizzanti che poi posso usare in azienda o rivendere. L'obiettivo è creare delle simbiosi tra imprese”.

Che cosa significa?
“Significa che più imprese pianificano i loro sistemi produttivi perché lo scarto della produzione di un'azienda diventi una materia prima per quella successiva. Un esempio potrebbe essere il siero del latte che per un caseificio è un rifiuto, ma per un'altra impresa può essere una risorsa”.

Non c'è il rischio che siano sistemi antieconomici?
“La tecnologia da questo punto di vista ci viene incontro, ma anche i consumatori devono prestare maggiore attenzione a come un bene viene prodotto e privilegiare le imprese che sprecano meno risorse”.  


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