Internazionalizzare sì, ma come? Quali sono le esigenze emergenti e quali problemi deve essere pronta ad affrontare un'azienda che vuole sbarcare all'estero o consolidarvi la propria presenza? A queste e altre domande ha cercato di rispondere il convegno organizzato ieri a Milano da Fruit Innovation, che ha proposto una carrellata di interventi di esperti del settore, studiosi ed imprenditori, come riportato da Italiafruit News.

Criticità e barriere che frenano l'export
Accrescere la competitività è guardare fuori dai confini, nazionali e continentali, è un'esigenza sempre più sentita, ma occorre operare con attenzione, consapevoli delle crescenti difficoltà esistenti: barriere fitosanitarie, embargo russo, conflitti in Nord Africa e Medio Oriente, carente politica di espansione commerciale. Ecco allora che la strada per trovare modelli di business efficienti e redditizi Oltralpe passa sì da fattori come innovazione e organizzazione, ma non può prescindere da un maggior supporto della politica chiamata a limare almeno una parte delle criticità.

Le priorità di Fruitimprese
Su questo si è concentrato l'intervento del presidente di Fruitimprese Marco Salvi, che nel fornire una serie di dati sull'export italiano nel 2014 ha posto l'accento sulla mancanza di sostegno da parte di chi dovrebbe incentivare il successo del made in Italy (per inciso all'incontro di ieri era atteso il capo dipartimento Mipaaf Luca Bianchi, assente). Salvi, in particolare, ha richiamato sulla necessità di reciprocità nei rapporti commerciali,  di stringere alleanze e promuovere aggregazioni commerciali, concentrando le risorse e dando vita ad azioni di promozione dei consumi e a una riduzione della burocrazia.


"Cabina di regia per dare voce alle imprese"
Salvi ha sottolineato che "serve la capacità di condividere progetti comuni e un sistema Paese più organizzato per affrontare i grandi mercati verso i quali oggi siamo obbligati a muoverci. Abbiamo i prodotti per sfondare, ci mancano organizzazione e supporto. Per cominciare a fare il salto di qualità, è necessaria una cabina di regia in cui trovino posto e ascolto le imprese, perché sono le imprese che devono suggerire alla politica gli obiettivi da perseguire. Conosciamo i mercati ma non possiamo più presentarci da soli se vogliamo cogliere le grandi occasioni che si stanno presentando". Per Salvi, sul fronte dell'internazionalizzazione "stiamo crescendo ma dobbiamo migliorare". I temi saranno approfonditi nel corso dell'assemblea di Fruitimprese in programma domani a Roma.

A uno dei temi toccati da Salvi, l'armonizzazione dei fitosanitari ha successivamente fatto riferimento anche il direttore del Vog Gerhard Dichgans, che nel presentare alla platea l'azione di From-Marlene per presidiare direttamente i mercati esteri, ha usato parole decise sulla sentita problematica (cliccare qui per leggere).

Modelli vincenti all'estero
Il seminario ha registrato gli interventi introduttivi di Guido Corbella e Lucia Lamonaca di Fruit Innovation, la relazione introduttiva di Claudio Scalise di Sg Marketing incentrata sulle opzioni strategiche per l'internazionalizzazione della filiera e, a seguire, le testimonianze del general manager Europe di Zespri international Bert Barmans (il modello di business basato sui panelisti al servizio del brand e dell'innovazione di prodotto il tema del suo interessante speceh), di Angelo Benedetti di Unitec (joint venture con operatori locali e adozioni di filiali all'estero) oltre che di Nicolò Tagliarini, che ha proposto una digressione nel mondo del vino parlando del caso-Caviro, mentre La Linea Verde ha fatto pervenire le slides dedicate a Dimmidisì, caso in cui la delocalizzazione della produzione funge da garanzia del servizio al cliente. “Storie” diverse ma tutte degne di note: le approfondiremo nei prossimi giorni.

Mercati diversi, caratteristiche diverse
Scalise ha evidenziato che lo scenario per i prossimi anni evidenzia una seppure debole crescita sul mercato interno e una ripresa dei consumi, ma la riduzione degli acquisti di ortofrutticoli (-5,7% dal 2009 al 2014 stando ai dati Sg marketing-Gfk) è un dato di fatto e ha lasciato un segno pesante.


E tuttavia l'export di ortofrutta vale ben il 31,1%: un terzo del made in Italy e un quarto del totale export agroalimentare. Con quali scenari? I nuovi mercati Ue risultano i più appetibili per l'export di ortaggi freschi frutta e agrumi. Scalise ha poi fatto riferimento alla segmentazione dei mercati, da lui suddivisi in tre fasce: consolidati (Europa occidentale, Nord America, Giappone, Australia), a crescita debole, caratterizzati da un consumatore critico che chiede servizio, sicurezza alimentare, sostenibilità e assegna valore al brand; in via di sviluppo (Europa centro orientale, America Latina, Russia, Paesi del Golfo, Cina, Corea, Taiwan) con una crescita del Pil tra il 4 e il 9% ove i consumi ortofrutticoli interessano la classe media e alta; e infine le nuove frontiere (Africa, India, Turchia, Medio Oriente), con una crescita del Pil tra il 3 e il 7%, dove il consumo di ortofrutta avviene per necessità e la stessa può essere considerata una commodity a tutti gli effetti. Scalise ha concluso quindi proponendo alcuni step di un percorso di approccio ideale ad un "mercato obiettivo" (nella slide sopra) indicando infine diversi modelli di business.

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Autore: Mirko Aldinucci