Lo ha reso noto la Coldiretti in occasione della presentazione della sintesi del rapporto del Gruppo di esperti sul clima dell'Onu (Ipcc) nella riunione a Copenaghen, sulla base dell’analisi dei dati del National oceanic and atmospheric administration.
Con le rilevazioni che sono iniziate dal 1880 la media delle temperature da gennaio a settembre è stata la più alta, facendo registrare un valore record da almeno 135 anni, a pari merito con il 1998. Considerando un intero anno di 12 mesi, il 2010 è stato il più caldo della storia a livello globale, seguito dal 2005 e dal 1998 mentre al quarto posto a pari merito salgono il 2013 e il 2003 e a seguire il 2002, il 2006 e il 2009 a pari merito con il 2007 ed in fondo alla top ten il 2004 e il 2012 con la stessa temperatura.
"Un andamento che - riporta la Coldiretti - evidenzia una accelerazione nel surriscaldamento globale con una escalation di primati negli ultimi anni che conferma l'allame lanciato dagli scienziati dell'Ipcc sull'emissione di gas ad effetto serra".
E gli effetti dei cambiamenti climatici si sono fatti sentire anche in Italia: eventi estremi sempre più frequenti, sfasamenti stagionali, periodi di siccità alternati a nubifragi e vere e proprie bombe d’acqua. Nel lungo periodo sono numerosi gli effetti dei cambiamenti climatici sull’agroalimentare nazionale.
Secondo una analisi della Coldiretti il vino italiano è aumentato di un grado negli ultimi 30 anni, ma si è verificato nel tempo anche un significativo spostamento della zona di coltivazione tradizionale di alcune colture come l'olivo che è arrivato quasi a ridosso delle Alpi. Nella Pianura Padana si coltiva oggi circa la metà della produzione nazionale di pomodoro destinato a conserva e di grano duro per la pasta, colture tipicamente mediterranee. Un effetto che si estende in realtà a tutti i prodotti tipici. Il riscaldamento provoca infatti anche il cambiamento delle condizioni ambientali tradizionali per la stagionatura dei salumi, per l'affinamento dei formaggi o l'invecchiamento dei vini.
"Una situazione che di fatto - conclude la Coldiretti - mette a rischio di estinzione il patrimonio di prodotti tipici made in Italy che devono le proprie specifiche caratteristiche essenzialmente o esclusivamente all'ambiente geografico comprensivo dei fattori umani e proprio alla combinazione di fattori naturali e umani".
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Fonte: Coldiretti