Investire nell’agroalimentare, rafforzare le imprese, superare le inefficienze del mercato, accelerare e promuovere il ricambio generazionale. Sono queste le linee-guida che la Cia, Confederazione italiana agricoltori seguirà per cercare di dare una svolta che apra nuove prospettive al settore primario e contribuisca alla ripresa e alla crescita economica del Paese.
A indicarle è stato il presidente Giuseppe Politi nella relazione tenuta alla VII Conferenza economica che si è aperta oggi a Lecce.

I giovani e l’agricoltura
Disoccupazione giovanile e ricambio generazionale sono i principali problemi da affrontare per costruire il futuro dell’agricoltura. L'esigenza del ricambio generazionale si inserisce in un quadro di continua erosione delle imprese che operano nel settore. Dal 2009 a 2012, come affermato nel rapporto del Censis, le imprese agricole iscritte alle Camere di commercio sono diminuite di circa 60.000 unità. Vi sono deboli segnali di ripresa della presenza di giovani nelle campagne, ma   ancora troppo presto per parlare di una consolidata inversione. 
Le proposte per favorire l’ingresso dei giovani sono: istituire la Banca della terra; approvare la legge per la difesa del suolo e dell’agricoltura; inserire nei piani di sviluppo regionali un "pacchetto giovani" obbligatorio; favorire l’accesso al credito; promuovere la ricerca e la diffusione delle tecnologie informatiche nelle aree rurali.

La riforma della Pac
La Cia ribadisce i suoi obiettivi: decidere a livello nazionale le specifiche per la definizione di agricoltore attivo, la semplificazione del greening, la possibilità di disporre del 15% del budget del primo pilastro per i pagamenti accoppiati. "Abbiamo condiviso molte dichiarazioni e impegni assunti o meglio annunciati da parte delle ministro De Girolamo - ha detto Politi -, ma non conosciamo quale sarà la posizione del governo italiano nella trattativa sul futuro della Pac e nulla sappiamo degli orientamenti da decidere a livello nazionale". "Dobbiamo difendere la Pac e le risorse finanziarie a essa destinate - ha concluso - ma dobbiamo anche guardare più in alto per verificare la strada percorsa e non fare riferimento solo a essa". 

"I Consorzi agrari piegati a un progetto di parte"
La legge n.99 del 2009 ha riconosciuto ai Consorzi agrari la mutualità prevalente. Il Governo ha riconosciuto la legittimità del credito di 400 milioni vantato dalla Federconsorzi per le passate attività di gestione degli ammassi.
“I Consorzi agrari hanno lo scopo di contribuire all’innovazione e al miglioramento della produzione agricola, nonché alla predisposizione e gestione di servizi utili all’agricoltura”, ha detto Politi - "ma sono nuovamente piegati a un progetto di parte. Un progetto che si chiama 'Filiera agricola tutta italiana' che nei fatti si traduce nella costituzione della sesta centrale cooperativa. Il cui presidente è contemporaneamente anche presidente della Coldiretti".
Alla fine del 2011 i Consorzi agrari hanno costituito il fondo immobiliare chiuso Agris, al quale hanno conferito una parte del patrimonio immobiliare non strumentale di loro proprietà, con un portafogli iniziale di 45 immobili per un valore di 100 milioni.
"Vi sono state molte proteste da parte di soci e consiglieri di minoranza dei Consorzi agrari che hanno contestato soprattutto la mancanza di trasparenza delle operazioni", ha sottolineato il numero uno della Cia.
La legge assegna ai ministri dello Sviluppo economico e dell’Agricoltura, i compiti di vigilanza sui Consorzi agrari.
"Chiediamo che i ministri impongano il rispetto della lettera e dello spirito della legge di riforma: i Consorzi agrari devono essere un patrimonio di tutta l’agricoltura e non di una parte - ha ribadito Politi -, in una situazione così critica dell’economia e dei bilanci pubblici non possiamo permettere che centinaia di milioni siano gestiti in modo non trasparente".

Consumo del suolo agricolo
Dal 1970 a oggi, in Italia abbiamo perso 5 milioni di ettari di Sau. L’Italia oggi produce poco più dell’80 per cento delle risorse alimentari necessarie a coprire il fabbisogno dei propri abitanti. Il tasso sta subendo una progressiva diminuzione. Il più alto grado di dipendenza si ha per cereali e carni, 72-73 per cento, e semi oleosi, 30 per cento, alla base dell’alimentazione del bestiame.
L’Italia si trova in una condizione di profonda dipendenza dalle dinamiche economiche, demografiche e sociali dei Paesi di approvvigionamento. Ciò rende inderogabile la limitazione dei processi di consumo dei terreni agricoli e la preservazione della loro produttività. Da queste motivazioni discende il disegno di legge quadro in materia di valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo del suolo approvato dal Governo alla fine della scorsa legislatura. Una proposta coraggiosa e condivisa che dovrebbe diventare una delle priorità del Parlamento.

La crisi e le politiche per la crescita
Al presidente  del Consiglio e al ministro De Girolamo è giunto da Agrinsieme  l’impegno a una leale collaborazione, perché si possano realizzare le condizioni di una ripresa che fondi le sue radici nell’economia reale e, dunque, anche sull’agricoltura e l’agroalimentare.
L’agricoltura ha pagato pesantemente il prezzo della crisi: il valore aggiunto è diminuito del 5,5 per cento (-4,4 per cento solo nel 2012).
Nei prossimi mesi avremo molto da lavorare sui temi fiscali.
Il presidente Politi ha indicato l’agenda dei lavori del suo Governo: riduzione della pressione fiscale, a partire dal costo del lavoro; revisione della tassazione vigente sugli immobili; prosecuzione degli interventi di pagamento dei debiti delle amministrazioni pubbliche nei confronti delle imprese; allentamento del patto di stabilità interno; rinuncia all’aumento dell’Iva; aumento del fondo di garanzia per la piccola e media impresa e del fondo di solidarietà per i mutui; ampliamento degli incentivi fiscali per gli investimenti in innovazione; sostegno all’aggregazione e all’internazionalizzazione delle imprese; semplificazione e rimozione degli ostacoli burocratici alla attività delle imprese.