Bruxelles sostiene l’agricoltura locale e la vendita diretta. In una conferenza che si è tenuta venerdì scorso, il Commissario europeo responsabile, Dacian Cioloş, si è detto pronto a valorizzare questo schema di produzione e commercializzazione, anche per andare incontro a quello che emerge da diversi studi: i consumatori nutrono grandi aspettative nei confronti dei circuiti agricoli corti.

L’agricoltura locale tra realtà e pregiudizi

“I cosiddetti servizi di approvvigionamento alimentare locale hanno un potenziale enorme – si dice convinto Cioloşperché permettono di evitare i trasporti su lunghe distanze, favoriscono lo sviluppo economico dei territori, rendendone protagonisti i consumatori”. Già oggi, nonostante la mancanza di sostegno e di riconoscimento, il 15% delle aziende agricole dell’Ue commercializzano più della metà dei prodotti vicino al luogo di produzione. Eppure, le strutture non sono ancora sviluppate a sufficienza e permangono forti pregiudizi su questa forma di commercio, primo fra tutti quello che sia caldeggiato da aziende piccole e poco competitive, che si rivolgono a un mercato di nicchia, composto solo da consumatori benestanti.

 

La vendita diretta nei diversi Paesi europei

Le filiere agricole corte sono già realtà in molti Stati membri: spacci aziendali e punti di vendita presso il produttore sono sistemi storicamente consolidati e che hanno conosciuto un’evoluzione positiva in questi ultimi anni, anche sull’onda del crescente ambientalismo, dato il minor impatto grazie all’assenza (o al minor uso) di imballaggi, alla minor strada percorsa dalle derrate alimentari, senza dimenticare la riduzione dello spreco (il tanto cibo perso nelle varie fasi della distribuzione).
In Italia, oltre la metà dei cittadini ha fatto ricorso all’acquisto diretto, mentre nel Regno Unito si organizzano più di 7.500 mercati di prodotti locali (il primo risale al 1997). La Grecia, poi, detiene il record, rafforzatosi ulteriormente a causa della crisi, che ha senza dubbio rafforzato questo fenomeno in tutta Europa.

 

Cosa ne pensano i consumatori?

Secondo l'Eurobarometro (il servizio delle istituzioni europee che misura le tendenze dell'opinione pubblica) dello scorso anno, la stragrande maggioranza degli intervistati (89%) trova benefici nell’acquisto di generi alimentari direttamente da produttori vicino alle proprie zone di abitazione. Al contrario, però, il 52% del campione indica la maggiore difficoltà di individuare questi cibi e trovarli sul mercato, rispetto agli altri prodotti. In altre parole, il concetto del 'kilometro zero' e il passaggio diretto dal campo alla tavola attirano i consumatori, ma è necessaria una maggiore promozione di queste pratiche per renderle più visibili e di conseguenza fruibili.

 

L’apporto della società civile

Al convegno sull’agricoltura di piccola scala hanno partecipato due ospiti italiani d’eccezione: Carlo Petrini, fondatore dell’associazione Slow food, e l’alpinista Reinhold Messner, presente nella sua veste di produttore agricolo di montagna, a difesa della qualità di questo tipo di produzioni e del ruolo che ricoprono nella tutela del territorio e del paesaggio alpino.

Petrini ha incoraggiato il Commissario Cioloş a essere ancora più ambizioso: ''Per troppo tempo la politica agricola europea è stata più funzionale alle produzioni intensive, all'industria alimentare e alle lobby – ha detto il difensore dell’enogastronomia tradizionale - è giunto il momento che parlino i piccoli e i cittadini europei per rivendicare fino in fondo un cambiamento profondo''. Petrini ha sottolineato la necessità di un approccio “olistico”, che non sia solo sindacalismo agricolo, ma tenga conto della dimensione ambientale, dell'istruzione (soprattutto giovanile), dell'informazione dei consumatori e degli aspetti sanitari.