L'appuntamento è al 12 ottobre. Una data scritta in rosso sul calendario dell'agricoltura che attende di conoscere le proposte della Commissione per la riforma della Pac. Se ne parla da tempo e anche Agronotizie ha dato molte anticipazioni sui punti più controversi della riforma. Al centro del dibattito sta l’entità del budget che sarà destinato a sostenere l’agricoltura europea. La richiesta è che non vi siano tagli e che siano confermati i 54 miliardi di euro che ogni anno Bruxelles destina all’agricoltura europea. Difficile immaginare che di fronte alla crisi che strangola l’economia mondiale e che impone tagli ovunque, solo l’agricoltura possa uscirne indenne. Dunque tagli ci saranno e si tratta di sapere quale sarà l’entità, il 4-5% del quale si parla con insistenza o il 12% paventato da alcuni osservatori. Ma a destare le maggiori preoccupazioni non è tanto l’entità dl taglio, quanto i criteri con i quali la Ue deciderà di distribuire le risorse.

 

Nuovi scenari

Una riforma che si preannuncia complessa, racchiusa in sei testi legislativi che occupano oltre mille pagine. E che in questa complessità ci siano motivi di preoccupazione lo ha detto a chiare lettere il presidente della commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, Paolo De Castro, intervenendo all’inaugurazione di Sana. Lo scenario al quale la politica agricola europea deve oggi rispondere, ha ricordato De Castro, è radicalmente mutato rispetto alla seconda metà degli anni 90. In quella stagione il problema era ancora quello delle eccedenze, tanto da rendere necessaria l’introduzione del set-aside o delle quote per ridurre le produzioni. Emblematico quanto deciso solo pochi anni fa, nel 2005, per lo zucchero che nella Ue aveva un prezzo di 600 dollari a tonnellata, il doppio del prezzo mondiale, di soli 300 dollari. Di qui la decisione di ridurre la produzione imponendo la chiusura di molti impianti, decisione che in Italia ha portato alla chiusura di 14 zuccherifici sui 19 esistenti. Oggi la situazione è completamente ribaltata. C’è “fame” di zucchero, il prezzo è schizzato a 1000 dollari alla tonnellata e le industrie dolciarie hanno difficoltà a reperire la materia prima. Rispetto ad allora la politica Ue deve rispondere ai problemi opposti, con una domanda che cresce assai più velocemente dell’offerta, con mercati caratterizzati da una forte volatilità. Nella riforma dovrebbero allora entrare stimoli alla aggregazione dei produttori, formule per la protezione dalle turbolenze dei mercati, strumenti per la promozione.

 

Se non va, si cambia

La probabile riduzione del budget dovrebbe allora essere “ammorbidita” da questi nuovi strumenti, ma su tutto aleggia il capitolo della ridistribuzione degli aiuti. Quali saranno i criteri adottati (per superficie, piuttosto che per produzione) è presto per dirlo. Ma l’impatto sarà forte per molti agricoltori italiani. In Italia, ha ricordato De Castro, sono 250mila gli agricoltori che percepiscono oltre 1000 euro ad ettaro e che potrebbero vedere il contributo europeo ridursi sotto i 200 euro se non ci saranno strumenti adeguati di accompagnamento alla riforma europea. “Il 12 ottobre – ha detto De Castro – ci aspettiamo che ci siano le risposte a questi problemi e non possiamo immaginare che ci si limiti a tagli e alla ridistribuzione delle risorse. Se così non fosse diremo chiaramente che questa Pac non ci piace e come co-legislatori la cambieremo.”

 

Le richieste italiane

Netta la posizione del ministro dell’Agricoltura, Saverio Romano, che ha bollato come penalizzante per l’Italia una politica svincolata da qualsiasi riferimento al mercato e alla produzione, un'impostazione che la riforma della Pac propone di accentuare commisurando gli aiuti esclusivamente in base alle superfici. Inaugurando Sana, il ministro Romano ha ribadito la necessità che siano il lavoro e la produzione i parametri ai quali ispirare i sostegni comunitari. E' questa la tesi ribadita in questi giorni anche al vertice informale dei ministri agricoli che si è svolto a Wroclaw, in Polonia. Un modello di riforma della Pac che privilegi il criterio della superficie, ha sostenuto il ministro Romano negli incontri bilaterali che qui si sono svolti, incontrerebbe la contrarietà dell'Italia in quanto finirebbe per disincentivare le produzioni agricole di eccellenza. “Se questi criteri non saranno rivisti – ha detto il ministro intervenendo al Sana – non escludo un atteggiamento ostile della nostra nazione rispetto all'approvazione della nuova Pac.” Dal vertice polacco si registra intanto la volontà comune di sburocratizzare la Pac e di evitare che gli impegni per la salvaguardia dell'ambiente si traducano in vincoli troppo rigidi per gli agricoltori. Segnali di apertura arrivano anche per gli aiuti agli indigenti in discussione a Bruxelles nei prossimi giorni. Un fronte che vede un forte impegno dell'Italia e che oltre ad una funzione sociale ha svolto un'azione di regolazione dei mercati, come nel caso alcuni formaggi Dop.