Le eccellenze agroalimentari devono essere sostenute da una politica di promozione all’altezza delle ambizioni europee. Questa la conclusione dei ministri dell’Agricoltura che si sono riuniti in una due giorni di Consiglio informale a Wroclaw, nel sud-est della Polonia.

“Il problema maggiore per gli agricoltori europei non è quello di produrre cibo, nonostante le difficoltà riscontrate quest’anno, bensì vendere i prodotti”, ha riassunto Marek Sawicki, ministro dell’Agricoltura della Polonia, Paese che attualmente detiene la presidenza del Consiglio dell’Unione europea.

 

Promozione e budget

La questione riguarda non tanto il mercato comunitario, quanto l’esportazione verso i Paesi terzi: in dieci anni, le vendite dell’agroalimentare europeo a livello mondiale sono calate di quattro punti percentuali, passando dal 21,5% del 1999 al 17,1% del 2009.
Una perdita di terreno che non può che essere recuperata attraverso una “politica di promozione moderna e rafforzata”: per Dacian Cioloş, Commissario europeo all’Agricoltura, le soluzioni andranno formulate in parallelo alla riforma della Pac, prevedendo però che, a partire dal 2014, ci si doti di nuovi e autonomi strumenti per la sensibilizzazione a livello mondiale. Tutti d’accordo sugli elementi della produzione europea da mettere in risalto: la qualità, la diversificazione, il rispetto delle norme a garanzia del consumatore.

La consultazione sul tema si concluderà a fine settembre, ma l’obiettivo dell’esecutivo comunitario trapela: “La dotazione finanziaria attuale è insufficiente. Per essere all’altezza delle nostre ambizioni, dovremmo duplicarla, addirittura triplicarla”, ha sostenuto Cioloş.

Si tratta, ad oggi, di un budget per la comunicazione da 53 milioni di euro annuali (esclusi vino, frutta e verdura), di cui circa un quarto destinato all’export: una cifra poco rilevante, se paragonata ai 200 milioni di dollari che gli Stati Uniti spendono ogni anno per sostenere il proprio agroalimentare. Il responsabile europeo all’Agricoltura ha però aggiunto che le decisioni dovranno essere prese nei limiti posti dal budget e coerentemente alle posizioni espresse dagli Stati membri.

 

Divisi sulla Pac

Non solo di promozione si è discusso a Wroclaw: a un mese dalla presentazione della riforma Pac, gli Stati membri si preparano al negoziato che ne seguirà, ognuno determinato a far valere gli interessi nazionali dei propri produttori agricoli.

Tra le proposte che creano i maggiori dissensi e preoccupazioni, l’instaurazione di un massimale per i pagamenti diretti agli agricoltori (fissato a 300mila euro) e il “greening”, ovvero le regole di sostenibilità ambientale a cui sarà condizionato il 30% del sostegno ai produttori.
Contro la fissazione di una soglia si è finora espressa in modo netto la Germania, mentre la Svezia ha fatto capire di essere sulla stessa lunghezza d’onda.
Secondo fonti europee, si tratta di uno dei punti su cui c’è minor margine di manovra; da non sottovalutare, però, la posizione del Parlamento europeo, che si è già espresso anch’esso contro un tetto agli aiuti per il timore che abbia l’effetto di spingere le grandi aziende a dividersi.

Se non direttamente sul massimale, le posizioni contrarie potrebbero contribuire a modificare la riduzione in percentuale prevista nella bozza della proposta per i pagamenti compresi tra i 150mila e i 300mila euro.