"Se le donne nelle zone rurali avessero le stesse opportunità degli uomini nell'accesso alla terra, alla tecnologia, ai servizi finanziari e ai mercati, la produzione agricola dei Paesi in via di sviluppo potrebbe aumentare tra il 2,5 e il 4% e il numero degli affamati ridursi di 100-150 milioni di unità".
E' quanto è stato evidenziato nel corso del convegno "Il pane e le rose", l'iniziativa congiunta di Actionaid Italia e dell'Associazione Donne in campo della Cia, Confederazione italiana agricoltori svoltasi a Roma, nella Casa internazionale delle donne. L'iniziativa ha messo in luce il ruolo delle donne in agricoltura nei Paesi in via di sviluppo, senza trascurare la situazione in Italia.
Tra gli ospiti intervenuti i presidenti di Cia, Donne in campo ed Actionaid, Giuseppe Politi, Mara Longhin e Chiara Somajni; il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, e la rappresentante della Fao, Nora Ourabah Haddad. Fra i presenti in sala le senatrici del Pd Leana Pignedoli e Maria Teresa Bertuzzi.
La Rappresentante della Fao, Nora Ourabah Haddad, ha illustrato i dati del rapporto sullo stato dell'agricoltura e della fame nel mondo evidenziando le problematiche che le donne hanno a livello rurale e specificando che non si tratta di un problema di efficienza ma di specifici impedimenti come la mancanza di risorse e l'impiego come "lavoro informale".
"L'arte della trasformazione dei prodotti, che hanno sempre fatto parte della vita quotidiana delle donne rurali, sono diventati oggi - ha spiegato il presidente di Donne in campo Mara Longhin - "fattori d'impresa", utili a integrare se non a sorreggere i redditi agricoli. Eppure, rispetto ai colleghi uomini, le agricoltrici hanno ancora poca visibilità, e quindi poco spazio per denunciare i problemi che le riguardano. In particolare, le donne subiscono ancora forti discriminazioni nell'accesso al credito agricolo, mentre oggi servirebbero garanzie precise da parte di banche e istituzioni. Più in generale, andrebbero sbloccati gli incentivi all'imprenditoria agricola femminile. Inoltre, non va dimenticato che le aziende agricole multifunzionali possono essere la risposta alle esigenze di un nuovo "welfare" che veda rafforzati i servizi per l'infanzia e per gli anziani non autosufficienti a livello rurale e che quindi permetta alle donne, sulle quali ricade la maggiore responsabilità di cura, più libertà di scelta senza dover rinunciare alla conduzione dell'impresa".
Il presidente della Cia Giuseppe Politi, concludendo l'incontro, ha evidenziato che "le donne sono una risorsa che ancora non viene adeguatamente valorizzata e che, invece, può rivelarsi uno dei driver vincenti per lo sviluppo dell'Italia. Un loro maggiore coinvolgimento nel mondo del lavoro, e quindi nelle aziende agricole, può e deve avvenire. Anche perché le donne hanno dimostrato di saper fare impresa. E di saperlo fare anche bene".
© AgroNotizie - riproduzione riservata
Fonte: Donne in Campo