Dal 1993, in seguito alla raccomandazione giunta l'anno precedente dalla Conferenza sull'Ambiente e sullo sviluppo delle Nazioni Unite (Uniced) di Rio de Janeiro, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha indicato il 22 marzo come Giornata mondiale dell'acqua.
Da allora, ogni anno, numerosissimi eventi in tutto il mondo (il cui elenco è consultabile al sito www.worldwaterday2011.org) ci ricordano l'importanza di una corretta gestione di questo bene da cui la vita sul nostro pianeta non può prescindere.
Il tema scelto per la giornata nel '94 fu la cura dell'acqua in qualità di 'everyone business'; l'anno successivo fu la volta di 'women and water' mentre per il passaggio al nuovo millennio si parlò di acqua per il 21° secolo.
'Acqua per le città: la sfida urbana', è quanto individuato per la Giornata mondiale dell'acqua 2011. Perché?
E' la prima volta nella storia dell'uomo che la maggior parte della popolazione mondiale vive in un contesto urbano; si parla di 3,3 miliardi di individui in continua crescita a velocità superiori rispetto a quella che è la capacità di adattamento delle infrastrutture urbane.
L'obiettivo di questa giornata è di richiamare l'attenzione mondiale su quelli che sono gli effetti della rapida urbanizzazione, dell'industrializzazione, dei cambiamenti climatici e degli eventi ambientali più o meno catastrofici, sulla potabilità dell'acqua che, nella maggior parte delle nazioni, assume contorni preoccupanti tanto quanto la sua scarsità.
Per quanto riguarda l'Unione europea, già nel 1995, viste le condizioni di salute del patrimonio idrico comunitario, l'Agenzia europea per l'ambiente avanzava la necessità di una politica comune di gestione delle acque. La risposta fu data con la Direttiva 2000/60/CE che, tra l'altro, protegge acque, fiumi, laghi, mari e falde acquifere dall’inquinamento causato dall'attività agricola, da quella industriale e delle aree urbane. L'applicazione della direttiva, che ha richiesto l’avvio di un processo a livello europeo non ancora concluso, ha generato la creazione di Piani di gestione per ciascun Distretto idrografico (l'Italia ne ha 8 di cui 2 in condivisione con Francia, Austria e Svizzera) attivi dal 2009, data entro cui ciascun paese membro doveva presentarli.
Ciò nonostante, secondo quanto diffuso dalla Eea – European environment agency che per l'occasione ha presentato una nuova versione del portale Wise – Water information system for Europe, il livello qualitativo dell'acqua in buona parte dell'Europa risente negativamente del contributo apportato dal sistema agricolo unitamente all'ampia gamma di sostanze inquinanti generate dal contesto urbano (metalli pesanti, prodotti farmaceutici e sostanze di natura chimica di derivazione industriale e domestica).
Ma se questi sono i problemi di mamma Europa, altri affliggono il puzzle di continenti del Globo; non ultimo quello africano, sede principale delle manifestazioni della giornata mondiale per l'acqua 2011. Secondo il rapporto 'The Blue Peace' diffuso dallo Strategic Forsight Group - un gruppo di ricerca finanziato dall'Agenzia internazionale di cooperazione e sviluppo svedese e svizzera - l'acqua sarà il principale fattore strategico e geopolitico del prossimo futuro. In uno studio condotto dall'Onu, si legge che nel 2025 saranno circa 30 i paesi ad essere a rischio di povertà idrica e ben 18 di questi si trovano tra i territori del Medio Oriente e quelli del Nord Africa.
“Oltre un miliardo di persone nel mondo non ha accesso all’acqua potabile”, spiega la Cia. “E se nulla sarà fatto, il numero salirà nel 2020 a più di 4 miliardi di individui, circa metà della popolazione mondiale. Entro il 2030 una persona su tre nel Pianeta, vivrà in zone dove l'acqua scarseggia” ha spiegato il presidente Cia “e, purtroppo, i cambiamenti climatici modificheranno sensibilmente la qualità e la disponibilità delle risorse idriche. Ciò, a sua volta” ha proseguito, “avrà ripercussioni sulla produzione alimentare: si pensi che nel mondo oltre l'80% dei terreni agricoli è irrigato dall'acqua piovana. Dal 1950 ad oggi il consumo globale dell’acqua è triplicato ma solo il 21% della popolazione mondiale controlla oltre il 76% delle risorse idriche dolci utilizzate e ne consuma il 97%. Di questo 76%” prosegue la Cia. “Il 65% è in mano a soggetti privati per un giro d’affari di 300 miliardi di dollari”.
L'Italia si distingue come campione nello spreco. “Un campione assetato” spiega la Confederazione, “visto che sono 8,5 milioni gli italiani che vivono in zone ove l’acqua ha difficoltà ad essere erogata con continuità”. Su 383 litri di acqua erogati per ogni cittadino, poco meno di un terzo vada perduto. A risentirne i corsi d'acqua ma anche il territorio: sono 6.689 le aree a rischio frana, 446 a rischio alluvione e 37 a rischio valanga.
Esaminando i quattro principali corsi d’acqua italiani - Po, Adige, Tevere e Arno - sulla base dei dati rilevati dagli Uffici idrografici regionali, si osserva una graduale diminuzione delle portate medie annue (fa eccezione l'Arno con un andamento pressoché costante). “A dirlo stavolta non sono i consorzi di bonifica” spiega Massimo Gargano, presidente Anbi (Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni) “bensì i dati Istat, diffusi in occasione della giornata mondiale dell’acqua. Di fronte alla tendenza all’aumento delle precipitazioni ma anche alla graduale diminuzione delle portate medie annue dei principali fiumi italiani” ha proseguito Gargano, “la scelta, per il Paese, non può che essere il Piano nazionale degli invasi, per lo più medio-piccoli, capaci di dare concrete e sollecite risposte”.