L’imprenditore, dopo avere stabilito cosa e quanto produrre, decide le scelte tecniche del come, del dove e del quando produrre.
Per coltivare il mais, esempio, deve prendere numerose decisioni relative alla preparazione del terreno, alla semina, alla concimazione, alla lotta ai parassiti, alla raccolta.
Ciascuno di questi cinque gruppi, a sua volta, è costituito  da numerose scelte elementari che in questo caso potrebbero essere oltre 60.

Per non commettere errori è necessario, preliminarmente, conoscere le caratteristiche pedologiche dei terreni e le condizioni climatiche, poi si fissa le epoche, i tempi di aratura, la profondità, i modi di preparazione del letto di semina e così via.  
Occorre poi scegliere la varietà di semente più adatta, la densità a mq, la profondità in cui collocare il seme, la tecnica di spargimento, poi ancora la formula concimazione, il diserbo, tempi e modi e così via. 

La resa unitaria dipende da tutte queste numerosissime scelte, che ricadono sotto la responsabilità del conduttore della azienda, oltre che dall’andamento climatico, fuori ovviamente dal suo controllo.
Fra tutte le innumerevoli combinazioni possibili solo una da la massima resa per ettaro, in relazione alla qualità del terreno ed all’andamento del clima.
Essa è la più efficiente in quanto rende massima la quantità prodotta rispetto ai fattori impiegati, sementi, concimi, altri materiali e servizi.
Scoprirla è impossibile in quanto occorrerebbero moltissime prove sperimentali per almeno un quinquennio, sullo stesso tipo di terreno.

E’ comunque evidente che tanto maggiori sono le ricerche e quindi le informazioni in possesso dell’agricoltore, tanto migliori, ovvero più razionali, in senso relativo, o meno sbagliate, saranno le sue sue scelte tecniche.

Negli Usa, ad esempio, i servizi di consulenza sulla base delle ricerche dei vari dipartimenti universitari, pubblicano i risultati correlando le caratteristiche del terreno, le principali varietà, la densità di semina, le formule di concimazione, ed altri elementi, per poter ottimizzare le rese.
Essi poi sono periodicamente aggiornati per valutare i nuovi mezzi tecnici che ogni anno vengono immessi sul mercato.

Esempi di questo tipo vi sono anche in alcuni paesi europei fra cui Olanda e Danimarca. Il risultato economico, quasi esclusivamente, dipende dalle informazioni in possesso dell’agricoltore.
Esse  appartengono a due diverse categorie. Quelle relative alle sementi, ai concimi, ai prodotti chimici per la lotta contro le avversità, alle macchine ed alle attrezzature gli pervengono dalle imprese che producono mezzi tecnici e dai loro venditori.
Tutti questi manufatti intermedi, nati da brevetti e poi trasformati in innovazioni, migliorando le performance di quelli precedentemente impiegati, offrono rese migliori oppure abbassano i costi.
Per questa ragione le società proprietarie della invenzione fanno campagne promozionali e rilevanti investimenti nella pubblicità. La informazione e quindi la diffusione sono in un certo senso garantiti.

Alla seconda categoria appartengono invece quelle di carattere squisitamente agronomico che  nascono presso centri di ricerca pubblica e nelle aziende leader, condotte da imprenditori innovatori.
La loro diffusione è assai più irregolare, casuale e quindi molto più lenta, in Italia dove mancano servizi di consulenza, pubblici e privati, capillari ed efficienti.
In questa situazione quindi vi è uno squilibrio fra le i formazioni sugli innumerevoli nuovi mezzi tecnici disponibili ed i risultati di sperimentazioni e di collaudi eseguite da centri specializzati e da agricoltori.

Questa evidente e grave asimmetria, specifica  della agricoltura italiana, è ulteriormente aggravata dal fatto che le condizioni pedoclimatiche del nostro paese sono assai variabili, quindi i risultati di indagini agronomiche  acquisiti in una area possono non avere alcuna valide in altrove.
Ciò è una delle ragioni per cui la produttività del lavoro e molte sere unitarie da decenni sono di fatto statiche e ciò determina una ristagno preoccupante dei redditi agricoli in Italia. 

Associazione Economisti d'Impresa

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