La Cia punta il dito verso il Governo per lamentare come l’agricoltura sia l’unico settore a subire un aggravio fiscale dalla Finanziaria per il 2010. Colpa della prevista eliminazione delle agevolazioni previdenziali, un danno che si aggiunge al mancato intervento dello Stato, attraverso il Fondo di solidarietà, per le assicurazioni agevolate. La denuncia viene dalla terza Conferenza Economica organizzata dalla Cia , che si è svolta a Lecce il 2 e il 3 ottobre e che ha contribuito nel portare all’attenzione della politica i problemi che l’agricoltura sta affrontando. Problemi che il presidente di Cia, Giuseppe Politi, ha messo in evidenza nell’aprire il lavori della Conferenza e che si possono sintetizzare nelle 25mila aziende che nel corso di quest’anno avranno chiuso i battenti, stremate da una crisi senza precedenti. Un numero destinato a crescere nel volgere di pochi anni e che potrebbe arrivare a 250mila aziende chiuse di qui a tre o quattro anni. Sempre che non si intervenga prima con interventi mirati.

 

Le proposte

Quali debbano essere questi interventi la Conferenza della Cia lo ha indicato sin dal suo titolo che recitava: “Agricoltura:le nuove sfide. Federalismo, Europa e mercato”. Ai primi posti, ovviamente, le risorse per finanziare il Fondo di solidarietà nazionale per le calamità naturali. Misure da accompagnare con la fiscalizzazione degli oneri sociali e con il ripristino delle agevolazioni per l’acquisto del gasolio per taluni usi agricoli (il “bonus serra” che Bruxelles ci vorrebbe togliere). Per rispondere alla crisi il mondo agricolo chiede poi una riduzione della pressione fiscale e un alleggerimento del peso, ormai insostenibile, della burocrazia. Un aiuto importante può arrivare anche dal reintegro dei fondi Fas (fondo aree sottoutilizzate) destinati al settore agricolo (in ballo ci sono 850 milioni di euro, una bella “boccata di ossigeno”). Fra le pieghe delle numerose proposte destinate a rispondere alla crisi si ritrova la richiesta di una regolamentazione anche per il settore agricolo delle vendite sottocosto. Ciò per evitare che la vendita di prodotti agroalimentari di pregio (tipico il caso del Parmigiano Reggiano e del Grana Padano) a prezzi “stracciati” per attirare clienti sui punti di vendita possa causare distorsione del mercato e generare, come già accaduto, profonde crisi.

 

La risposta del “Palazzo”

Queste alcune delle richieste scaturite dalla Conferenza della Cia, che stando alle prime indicazioni hanno trovato una risposta positiva da parte del “Palazzo”. Prima fra tutte l’apprezzamento del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ai partecipanti alla Conferenza si è rivolto con una lettera nella quale ha ribadito come l'agricoltura rappresenti un comparto essenziale dell'economia del Paese. Sulla stessa lunghezza d'onda il messaggio del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che ha ricordato i risultati ottenuti nelle trattative comunitarie da parte del ministro Zaia e che hanno portato all'Italia oltre 4 miliardi e 300 milioni da investire in innovazione, qualità e misure per favorire il ricambio generazionale e il ritorno dei giovani alla terra. Ferma presa di posizione, poi, contro le speculazioni finanziarie che hanno come protagonisti i prodotti della terra. Speculazioni che vanno a vantaggio di pochi e a danno di chi produce, oltre che dei consumatori.

E' toccato al ministro Zaia, presente ai lavori della Conferenza, entrare nel merito dei problemi denunciati dalla Cia, a partire dal blocco del Fondo di Solidarietà e dall'assenza dell'agricoltura dalla Finanziaria 2010. In merito a quest'ultimo punto Zaia ha ricordato che “l'anno non è ancora finito” lasciando così intuire che esistono spazi di manovra per correggere il tiro a favore dell'agricoltura, mentre per il Fondo di Solidarietà ha ricordato l'impegno espresso dal Premier ad assicurarne la copertura.

 

Pazienza al limite

Nel concludere la terza Conferenza economica della Cia, il presidente Politi ha preso atto degli impegni assunti dal ministro e dal presidente del Consiglio, ma ha ribadito la necessità che si passi in tempi rapidi dalle parole ai fatti. “La nostra pazienza è al limite - ha detto Politi - e in mancanza di interventi immediati e concreti la mobilitazione degli agricoltori sarà ferma e determinata.” Politi è anche tornato sulla proposta avanzata già nel 2004 di indire una conferenza nazionale sull'agricoltura dalla quale lanciare un uovo progetto di politica agraria per il nostro Paese. E fra le novità potrebbe anche esserci posto, come sostenuto dal sottosegretario all'Agricoltura, Antonio Buonfiglio, per una diversa distribuzione delle risorse che potrebbero essere indirizzate a chi svolge attività agricola a titolo principale. Una “rivoluzione” che si può attuare con la “benedizione” della Ue, che su questo argomento lascia libertà di scelta ai singoli Paesi.