Editoriale
Agroenergie, PSR 2007/2013, servizi alle imprese agricole e al territorio, prove sperimentali nei diversi comparti agricoli e ittico, formazione, analisi e studi dedicati ai comparti dell’agroalimentare veneto, informazione sulle politiche agricole e rurali europee, educazione ambientale e molto altro ancora. Sono questi alcuni dei principali fronti attorno ai quali si svilupperà l’attività 2008 di Veneto Agricoltura. Anche la cosiddetta “Agricoltura Blu” ci sta particolarmente a cuore. Si tratta di una pratica agronomica che non solo tende a migliorare la qualità del suolo in termini di maggiore fertilità ma che influisce anche sulla qualità del prodotto. In sostanza, tale pratica contribuisce alla conservazione ambientale e al conseguimento di una produzione agricola sostenibile mirando a replicare i processi naturali. Le implicazioni di carattere ambientale che comporta la semplificazione delle lavorazioni sono spesso accompagnate dalla riduzione dei costi e/o da un aumento del reddito. Le prove agronomiche, che Veneto Agricoltura conduce da due anni in collaborazione con l’Università di Padova, si sono sviluppate su 15 ettari gestiti con tecniche di minima lavorazione e semina su sodo, investiti a mais, frumento e soia, sui quali sono state implementate innovative tecnologie meccaniche. Questo è solo un esempio della complessa attività di Veneto Agricoltura che si pone però un unico obiettivo: contribuire al rafforzamento del comparto agricolo e agroalimentare regionale. In questo contesto la corretta e puntuale informazione gioca un ruolo importante, soprattutto se si tratta del delicato versante europeo, dove da diversi anni siamo presenti con una nostra “sentinella”: il quindicinale “Veneto Agricoltura Europa” ed ora anche a Bruxelles con un ufficio dedicato proprio alle politiche comunitarie e per intercettare tutte le opportunità offerte.
Corrado Callegari – Amministratore Unico di veneto Agricoltura

Consiglio agricoltura
Stato di salute della Pac e Ogm sono gli argomenti all’ordine del giorno del prossimo Consiglio agricolo fissato per il 18 febbraio
I ministri dei 27 Stati membri dell’Ue discuteranno soprattutto del controllo dello stato di salute della Pac, che nei prossimi mesi costituirà l’argomento principale dell’attività istituzionale a Bruxelles. Oltre a questo i ministri faranno il punto sui negoziati del ciclo di Doha riguardanti l’Organizzazione mondiale del commercio, giunti ormai ad una fase decisiva (in un senso o nell’altro) ed ascolteranno una relazione della Francia sull’organizzazione della filiera agro-alimentare. Infine, si cercherà di raggiungere una maggioranza in materia di Ogm: si tratta dell’autorizzazione all’immissione in commercio di quattro tipi di mais e di mangimi prodotti a partire dalla patata EH92-527-1. Rimanendo sull’attualità di Bruxelles in tema di Ogm non è ancora chiaro quando la Commissione riuscirà ad esprimersi sui tre tipi di mais in attesa di approvazione dallo scorso mese di ottobre e della patata Amphlora (coltivazione). Ricordiamo che l’11 gennaio scorso scadeva (dopo una prima proroga) il termine fissato a livello di Wto, affinchè l’Unione europea si uniformasse alla decisione negativa emessa dal panel di Ginevra contro procedure di autorizzazione e moratorie nazionali contrarie alle regole del commercio internazionale. I Paesi coinvolti hanno concesso ulteriore tempo all’Ue, ma sicuramente non infinito. Ritornando allo stato di salute della Pac, la Presidenza slovena intende incentrare il dibattito sui seguenti punti: la riforma dell’articolo 69, l’opportunità di un’azione comunitaria di stabilizzazione dei mercati e la necessità o meno di individuare nuovi strumenti per rispondere alle sfide future evidenziate nella Comunicazione di novembre. Per quanto riguarda le riflessioni francesi sulla riorganizzazione della filiera agro-alimentare, verrà presentato un memorandum che sottolinea l’importanza di incoraggiare un'organizzazione responsabile della filiera agro-alimentare negli interessi di produttori e consumatori. Con il memorandum (scaricabile alla seguente pagina web: http://register.consilium.europa.eu/pdf/en/08/st05/st05745.en08.pdf) si vuole proporre di introdurre disposizioni comunitarie che prevedano uno stesso regime per tutti i prodotti ispirandosi alle disposizioni esistenti nel settore ortofrutticolo. Infine, per quanto riguarda i negoziati all’Omc è di questi giorni la pubblicazione di un nuovo testo di compromesso sulle modalità agricole e non agricole in vista del tentativo che verrà fatto nelle prossime settimane di raggiungere un accordo in tempo utile per non entrare nel vivo delle elezioni americane (che di fatto interromperebbero il negoziato). Per un’analisi dettagliata del compromesso si rimanda al testo completo, che è possibile scaricare al sito: http://www.wto.org/english/tratop_e/agric_e/agchairtxt_feb08_e.pdf (Fonte: Europe Direct)

Pac
Commenti della Commissione europea sul dibattito in corso sullo stato di salute della Pac

Il Capo di Gabinetto della Commissaria Mariann Fischer Böel, il tedesco Dieter Borschardt, intervenendo ad un incontro con alcune regioni tedesche, considerata la sensibilità del problema nel suo Paese ha espresso alcune considerazioni sul futuro dell’Health check ed in particolare sulla proposta di limitare al di là di una determinata soglia i pagamenti massimi (il cosiddetto plafonamento degli aiuti). A tal proposito, per introdurre la questione, ha commentato la proposta di relazione del Parlamento europeo definendo “interessante” l'ipotesi dell'onorevole Goepel sulla modulazione progressiva, anche se nella sua forma attuale non consente di ottenere "sufficienti fondi da trasferire allo sviluppo rurale". Entrando nel dettaglio della proposta di plafonamento, pur affermando che la Commissione è pronta a studiare qualsiasi meccanismo alternativo, ha confermato che le somme per i pagamenti unici devono essere ridotte, sia per rispondere alla pressione pubblica dopo il 2013, sia per fornire un bilancio sufficiente alle nuove sfide dello sviluppo rurale (cambiamento climatico, energie rinnovabili, gestione delle acque). Sulla questione del cambiamento climatico e sulla riduzione delle emissioni di gas serra del 10% entro il 2020 anche nel settore agricolo ha escluso ulteriori modifiche alle regole sulla condizionalità, affermando che per raggiungere l'obiettivo sarà necessario fornire ulteriori incentivi, “ma per fare questo sono necessari ulteriori fondi”. Commentando poi l’ipotesi di regionalizzare gli aiuti Pac, la Commissaria considera questa l’ipotesi più plausibile per giustificare i pagamenti a lungo termine, pur precisando che con l’Health check non si imporrà questo passaggio: “il passaggio ad un sistema diverso rimane un’opzione”. (Fonte: Europe Direct)

Stato di salute della Pac
Alcuni Stati membri cercano punti di convergenza
I ministri di Francia, Germania, Austria, Ungheria, Finlandia, Lussemburgo e Slovenia si sono recentemente incontrati per verificare l'esistenza di possibili posizioni comuni sull'Health check. Un minimo comune denominatore è stato identificato su una serie di aspetti. Innanzitutto, il primo pilastro deve essere mantenuto nella sua consistenza attuale fino al 2013, e quindi il 13% di modulazione "va chiaramente troppo oltre". Inoltre, i inistri dei sette Paesi concordano sul fatto che gli attuali strumenti di gestione del mercato (ad esempio il set-aside) devono essere mantenuti, anche se con un’applicazione temporanea di un tasso pari a zero. Punto caldo, soprattutto per la Francia, un efficace sistema di gestione delle crisi. Infine, per quanto riguarda la possibile apertura della Commissione verso la regionalizzazione l’opinione comune è che gli Stati membri non debbano essere obbligati a modificare il modello di sistema di pagamento unico fino al 2013. (Fonte: Europe Direct)
 
Etichettatura dei prodotti
Presentata la nuova proposta di regolamento per la quale rmane non obbligatoria l’indicazione dell’origine del prodotto
La Commissione europea ha presentato l’attesa proposta di regolamento sull'etichettatura dei prodotti alimentari, che andrà a sostituire la direttiva 2000/13. Uno dei punti più attesi e per i quali la proposta è rimasta più del previsto in procedura interservizi (passata di mano in mano come una palla avvelenata) è quello legato all’indicazione dell’origine del prodotto alimentare: dopo mesi di discussioni in seno ai diversi servizi della Commissione, l'indicazione in etichetta continua a rimanere non obbligatoria a livello comunitario. Si prevede la possibilità di indicare l'origine su base volontaria, a determinate condizioni. Inoltre lo Stato membro può, a propria discrezione e per il mercato interno, stabilirne l'obbligatorietà, previa notifica alla Commissione. Molta importanza per le questioni specifiche italiane (vedi etichettatura dell’olio d’oliva) assume il campo d'applicazione del regolamento, che sancisce la prevalenza delle norme verticali specifiche per settore sulle disposizioni del regolamento orizzontale. In altre parole, continueranno ad essere decisive le discussioni a livello di comitato di gestione “olio d’oliva” per la modifica del regolamento ad hoc, a tutt’oggi ad un punto fermo. A livello procedurale, essendo necessaria la codecisione Parlamento/Consiglio, l'adozione finale non dovrebbe avvenire prima di un anno o più. Il testo della proposta può essere letto alla pagina web: http://ec.europa.eu/food/food/labellingnutrition/foodlabelling/proposed_legislation_en.htm (Fonte: Europe Direct)

Uno studio di Nomisma sul mais non Ogm
Sempre più limitata la disponibilità per le filiere zootecniche tipiche del made in Italy
Da qui al 2013 i margini di manovra affinchè l’Italia possa continuare a perseguire un’opzione non Ogm diventeranno sempre più limitati, ciò se si considera che il mais non geneticamente modificato disponibile sui mercati internazionali si potrebbe ridurre dagli oltre 43 milioni di tonnellate attuali ad un intervallo compreso tra i 13 e i 26 milioni. Secondo lo studio di Nomisma “Ogm ed approvvigionamento di mais nel medio periodo. Criticità e opportunità del caso italiano” si stima che il prezzo del mais non Ogm è destinato ad aumentare ben oltre il 4% di differenziale attuale, con un aggravio dei costi di approvvigionamento a cascata sulla filiera. Un ulteriore elemento di criticità potrebbe giungere poi dalla normativa comunitaria sulle micotossine, laddove dovessero essere introdotti limiti stringenti per il segmento feed. Secondo Nomisma i rischi relativi all’approvvigionamento provengono anche dalla stasi della produttività del mais italiano e dalla crescente domanda di prodotto da parte dei paesi in via di sviluppo.
La situazione italiana
Secondo lo studio, in Italia ristagnano le rese di mais a causa di diversi fattori tra cui le ricorrenti crisi idriche, l’inizio dell’applicazione della direttiva “Nitrati” e la ridotta possibilità di ricorrere all’innovazione data dalla ricerca sul germoplasma di origine extra europea per la presenza accidentale di Ogm. Tuttavia la domanda di mais cresce e crescono, di conseguenza, anche le importazioni (+1,1 milioni di tonnellate tra il 2001 e il 2006). Il tasso di auto approvvigionamento di mais del Paese è quindi passato dal 98% del 2001 all’87% del 2006. Sui mercati mondiali la forte richiesta di mais destinato a biomassa ha fortemente sospinto verso l’alto le quotazioni che hanno oltrepassato i 180USD/tonnellata. Dinamiche del mercato e usi no-food In prospettiva le dinamiche del mercato italiano del mais potrebbero subire sostanziali modifiche a causa di una serie di fattori. Tra questi un aumento degli utilizzi non alimentari del mais principalmente nei settori della produzione di bioetanolo che potrebbe assorbire 1,8 milioni di tonnellate/anno, di biopolimeri (700.000 tonnellate/anno) e biogas (900.000 tonnellate/anno). Tali impieghi creeranno una domanda addizionale di circa 3,4 milioni di tonnellate, non colmabile con l’aumento delle superfici coltivabili. Sarà quindi necessario ricorrere ad un forte incremento delle importazioni (probabilmente più del triplo degli attuali volumi, pari in media a circa 1 milione di tonnellate negli ultimi anni) per colmare il gap tra offerta e domanda. Tale stima potrebbe subire un ulteriore aggravio qualora la normativa europea sulle micotossine renda di fatto inutilizzabile una quota rilevante di mais tradizionale prodotto nel nostro Paese.
Micotossine
La normativa europea sulle micotossine prevede, infatti, limiti stringenti riguardo alla presenza di micotossine nel mais e negli altri cereali a fini alimentari. Anche se tali vincoli non si applicano attualmente all’alimentazione animale, non si può escludere nel medio periodo il varo di norme più stringenti anche per la zootecnia con effetti negativi su tutta la filiera.
Quadro internazionale
Nel medio periodo le superfici coltivate a mais nel mondo sono destinate a crescere (+7,3%) così come la produzione mondiale (+19%). In questo contesto si prevede un’ulteriore crescita delle esportazioni da USA, Argentina e Brasile, Paesi che, nel caso dei primi due, già oggi vedono la quota di mais geneticamente modificato superiore a quello tradizionale. Al contrario, uno dei principali esportatori attuali, la Cina, diventerà un importatore netto, contribuendo ad aumentare la pressione sulla domanda mondiale. Secondo lo studio il commercio mondiale di mais vedrà quindi nei prossimi anni una quota crescente di prodotto geneticamente modificato, che potrebbe giungere fino all’86% del totale.
Per ulteriori informazioni: http://www.nomisma.it/uploads/media/Presentation_20080124__01.pdf (Fonte: Nomisma)
 
Spesa alimentare: in dieci anni aumenti del 28%
A causa del rincaro dei prezzi dei prodotti le abitudini alimentari mediterranee stanno cambiando
Pane, pasta, latte, vino e verdure: sono gli alimenti di base per ciascuna famiglia ma a causa dei prezzi sempre in crescita le abitudini mediterranee sono cambiate. E poco si pensa alla genuinità dei prodotti perchè schiavi dei prezzi leggermente più favorevoli da parte delle sottomarche. Giuseppe Politi, presidente della Cia-Confederazione italiani agricoltori, ha ricordato che tre famiglie su cinque hanno cambiato le abitudini alimentari a causa dei forti rincari al consumo e che, rispetto a dieci anni fa, la spesa alimentare, che oggi si avvicina a un quinto del reddito familiare, è cresciuta del 28%. E’ stato calcolato che ogni famiglia, mediamente, spende per l'alimentazione circa 460 euro al mese. A subire le conseguenze più eclatanti di questo cambio di menù da parte delle famiglie sono stati i prodotti della dieta mediterranea che, proprio a causa dei rincari, comincia a mostrare segni di crisi. Per il Presidente della Cia su tale mutamento ha inciso l’impennata dei prezzi, alimentata, il più delle volte, da rincari che Politi ha definito "selvaggi e ingiustificati". Gli aumenti record di pane (+12,3%), pasta (+8,4%), latte (+7,6%), frutta (+5,6%) e verdure (+6,8%) hanno avuto un effetto negativo nella spesa alimentare degli italiani che, tuttavia, risulta ancora al secondo posto (18,8%) su quella totale, preceduta solo dall'abitazione (26%). Il consumatore esprime una domanda più dinamica nei confronti di quei prodotti che presentano componenti aggiuntive che determinano la preferenza da parte dell'acquirente, in particolare riguardo ai prodotti ad alto valore salutistico e a quelli con elevato contenuto di servizio. La ripartizione della spesa alimentare mostra al primo posto carne, salumi e uova (23,4%), latte e derivati (18,2%), ortofrutta (16,8%), derivati dei cereali (14,8%), prodotti ittici (8,9%), bevande analcoliche (5,7%), bevande alcoliche (5,5%), olio e grassi (3,9%), zucchero, sale, caffè, tè (2,8%). La percentuale di coloro che hanno ridotto le spese per l'alimentazione si trova principalmente nelle fasce di età superiori ai 55 anni (con picchi elevati negli over 70) e in quelle con redditi bassi. Allarmante è una considerazione che è condivisa da molti: per risparmiare, le famiglie mangeranno prodotti scadenti e chissà che per questo, a lungo andare, ci saranno ripercussioni sulla stato di salute. Sull'andamento dei consumi alimentari nel 2007, con variazione percentuale sul 2006, la Cia ha fornito una tabella: pane - 7,5%, pasta - 4,6%, vino - 8,4%, verdure -3,5%, frutta - 2,8%, olio extravergine + 1,5%, uova +5,3%, pollo +6,2%, ortaggi IV gamma + 4,2%, carni bovine -3,8%, carni suine - 4,7%, latte - 2,3%, formaggi - 0,6%, yogurt +4,2%, burro -3,2%, olio di semi -5,9%. (Fonte: rv)