La variazione positiva delle esportazioni rispetto al 2005 è da attribuire ad un effetto combinato di prezzi (+2,3%) e quantità (+3,7%); al contrario, l’incremento delle importazioni deriva quasi esclusivamente dalla variazione dei prezzi (+6,2%). La maggiore crescita nel 2006 dei prezzi medi alle importazioni rispetto ai prezzi medi alle esportazioni comporta un complessivo peggioramento della ragione di scambio2 (-3,7%), che interessa soprattutto le materie prime importate per l’industria di trasformazione.
Le aree
L’importanza dell’Unione europea come area di riferimento per gli scambi è prevalente nell’agroalimentare rispetto al resto della bilancia commerciale: le esportazioni agroalimentari verso l’Ue-25 pesano per il 68,3%, contro il 58,2% degli scambi complessivi, mentre le importazioni agroalimentari dall’Ue-25 rappresentano il 70%, contro il 55,3% degli acquisti totali. Questa prevalenza è determinata dagli scambi con l’area dei 15 Paesi europei, mentre le quote degli scambi agroalimentari e totali per i nuovi Stati membri (entrati nel 2004) si equivalgono. La Germania rappresenta il principale cliente, con una quota del 20,5%, seguita da Francia, Usa e Regno Unito. La Francia è il principale fornitore di prodotti agroalimentari dell’Italia (16,5%), seguita da Germania, Spagna e Paesi Bassi. Tra i paesi non comunitari si segnalano, al settimo posto, il Brasile (3%) e, al decimo, l’Argentina (2,4%), mentre tra i fornitori emergenti meritano attenzione la Cina, con una quota piuttosto stabile nel tempo e la Thailandia, che mostra un incremento notevole del valore delle vendite
all’Italia (+35%).
I comparti
I prodotti dell’industria alimentare, detengono una quota preponderante e stabile del totale degli scambi agroalimentari italiani, pari al 78% delle esportazioni ed al 65,2% delle importazioni. La componente del settore primario assume un peso relativamente maggiore dal lato delle importazioni (32%), rispetto a quello sulle esportazioni (19,6%); in questo caso, si registra una lieve flessione, contenuta in un punto percentuale, per entrambi i flussi rispetto all’anno precedente.
I prodotti
Nel 2006, il 4,5% delle esportazioni agroalimentari italiane è rappresentato dai vini rossi e rosati di qualità (Vqprd), seguiti dalla “pasta alimentare non all’uovo né farcita” (4%). Sullo stesso valore si attestano le vendite di olio di oliva vergine ed extravergine (+14%) e superano nella graduatoria le conserve di pomodoro e pelati (3,9%). Chiudono la graduatoria delle prime 5 voci di esportazione i prodotti della biscotteria e pasticceria (3,2%). Nel complesso, tali voci costituiscono quasi il 20% delle esportazioni agroalimentari italiane e confermano il successo sui mercati mondiali dei prodotti della trasformazione alimentare del made
in Italy,
Il lato delle importazioni evidenzia, al contrario, prodotti appartenenti a comparti per i quali l'Italia riporta una debolezza produttiva strutturale e una forte domanda verso l’estero: nella graduatoria dei primi 5 prodotti importati si trovano le carni suine e bovine fresche o refrigerate, rispettivamente con il 4,4% e 4,3%, ed un incremento della dipendenza dall’estero testimoniato dalle percentuali di crescita, comprese tra il 13 ed il 16%. A seguire l’olio di oliva (3,6%) e i crostacei e molluschi congelati, per i quali si registra una crescita importante della quota rispetto al 2005. Infine, i bovini da allevamento (3,2%). L’insieme dei prodotti della graduatoria spiega il 19% delle importazioni agroalimentari italiane.
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