L'occasione per fare il punto sulla virosi è stata offerta da un incontro organizzato recentemente da Boehringer Ingelheim a Cremona e dedicato non solo alla ricerca, ma anche alle esperienze di campo condotte da buiatri italiani in questi mesi. A sentire Moennig parlare dei Pestivirus, il genere a cui appartiene il virus della Bvd, non c'è da stare allegri, anche perché sia il genotipo 1 della Bvd (Bvdv1) che il genotipo 2 (Bvdv2) oltre al bovino, loro ospite primario, riescono ad infettare una ampia serie di specie animali, compresi cervidi e leporidi. E questo non depone a favore del suo controllo, né tantomeno della sua eradicazione.
"A tutto ciò - ricorda Moennig - spesso l'infezione non viene nemmeno notata dall'allevatore perché la sintomatologia comprende febbre, leucopenia e temporanea immunodepressione e non ha un quadro clinico troppo evidente. Talvolta in stalla c'è la Bvd, ma nessuno se ne accorge nonostante un calo della produzione di latte, diarrea, problemi respiratori e calo della fertilità". Si chiama in causa una generica "influenza" senza indagare il problema come sarebbe utile e iniziando un percorso pesante per i bilanci aziendali. In alcuni casi particolarmente acuti, quanto rari, la malattia è emorragica, causa aborti, diarrea con mortalità superiore al 40%, ma nella norma il virus fa danni senza palesarsi troppo.
I danni sono pesanti e studi condotti in tutto il mondo concordano su questo punto. In Francia hanno stimato le perdite in 25 euro/1000 litri di latte. Mentre nel Regno Unito hanno conteggiato il danno nelle vacche da carne stimandolo attorno ai 58 dollari/anno. Il problema è reale, quanto sottovalutato, specialmente per quanto riguarda i soggetti persistentemente infetti, che rappresentano una bomba ad orologeria in stalla e che devono diventare l'obiettivo numero uno degli allevatori nella scelta dei soggetti da eliminare per contenere la diffusione della Bvd.
Volker Moennig, una vita di studio per combattere la Bvd
Le strategie
Per un controllo della Bvd i suggerimenti degli esperti e dei veterinari che hanno partecipato al seminario Boehringer Ingelheim sono chiari:- Identificazione ed eliminazione dei soggetti persistentemente infetti.
- Aumentare i livelli di biosicurezza in azienda.
- Adottare protocolli vaccinali.
- Sorveglianza a livello di popolazione bovina da parte della veterinaria pubblica.
Per Lucy Metcalfe l'utilizzo dei vaccini deleti ha aperto le porte a nuove strategie di lotta nei confronti della Bvd
Sotto il profilo della vaccinazione, i prodotti disponibili in passato (il primo vaccino è del 1961), hanno aiutato a combattere la Bvd, ma non hanno certo risolto il problema a causa di loro specifiche caratteristiche. I vaccini spenti infatti consentono una protezione limitata, mentre i i vaccini vivi del passato presentavano problemi di sicurezza. Oltre a ciò, la mancata rimozione dei soggetti persistentemente infetti e la non sistematica applicazione della vaccinazione, hanno fatto il resto.
"Oggi la nuova frontiera della vaccinazione - ha ricordato Lucy Metcalfe - è garantire una protezione dall'infezione transplacentare, evitando che si generi una progenie persistentemente infetta. Oltre a ciò la vaccinazione oggi può aiutare a prevenire l'immunodepressione transitoria e migliorare la salute della mandria". I vaccini a doppia delezione oggi disponibili consentono di superare i problemi dei vaccini di vecchia generazione offrendo forte immunità umorale e cellulare, unitamente ad una maggiore sicurezza per quanto riguarda la sfera riproduttiva, con la massima protezione a livello fetale. Ma anche in questo caso l'allontanamento dalla mandria dei soggetti persistentemente infetti è la chiave di volta per il successo del piano vaccinale. In Germania con un approccio integrato contro la Bvd, dal 2011 al 2018 le mandrie con soggetti persistentemente infetti sono passate dal 3,44% allo 0,06%. La giusta base di partenza per avere mandrie sane e protette contro questa insidiosa malattia.
A sinistra: monitoraggio e vaccinazione per avere una mandria sana, questa l'esperienza del buiatra Maurizio Frate. A destra: l'analisi del rischio per Bvd e Ibr è stata alla base dell'approccio del veterinario Santo Sola nella stalla calabrese che segue
A livello di esperienza di campo, la testimonianza dei buiatri Maurizio Frate e Santo Sola ha ulteriormente evidenziato il ruolo degli autocontrolli aziendali nella lotta alla Bvd, utilizzando anche lo strumento dei controlli periodici sul latte di massa e del prelievo di cartilagine auricolare per la ricerca della Bvdv nei vitelli. Chi teme che la vaccinazione possa ridurre la produzione di latte può stare tranquillo, perché la mandria non ha avuto cali correlabili alla vaccinazione. A tutto vantaggio dei conti aziendali, si intende.