Direttore Fanti, quanto ha influito l'embargo russo sulla crisi della suinicoltura?
"Come noto, l'embargo ha influito molto sulle esportazioni di carne suina da tutta l'Europa e quindi anche in Italia. Pur non essendo un grande mercato di sbocco, per il Prosciutto di Parma la Russia resta comunque il Paese con maggiori prospettive di tutti i Brics. E' una situazione delicata che, al di là del danno economico che è comunque rilevante, ha vanificato gli investimenti sostenuti dai nostri produttori in questi ultimi anni".
Il settore suinicolo ha bisogno di trovare nuovi mercati? Dove?
"Riteniamo che sia fondamentale riuscire ad esportare carne fresca suina anche verso nuovi mercati, soprattutto in quelli dell'Estremo Oriente, come la Cina, dove la popolazione consuma tutti i tagli del suino. Come Consorzio stiamo cercando di aprire quei pochi mercati ancora chiusi verso le esportazioni del Prosciutto di Parma, come ad esempio l'India e Taiwan".
La Cina rappresenta un'opportunità?
"Nel 2015 abbiamo finalmente superato i diecimila prosciutti esportati in questo Paese. Non possiamo ancora parlare di grandi volumi, ma c’è indubbiamente una promettente evoluzione del mercato, oggi più aperto al nostro prodotto e informato sul concetto di Dop, un aspetto per noi prioritario. Grandi potenzialità quindi, ma resta ancora molto da fare in termini culturali ed economici, senza contare l'iter burocratico di ingresso, spesso molto rischioso per i nostri produttori".
Qual è l'obiettivo?
"L'obiettivo resta quello di far conoscere il nostro prodotto e creare consapevolezza tra i consumatori cinesi sulle sue caratteristiche di qualità e sicurezza".
Nella seconda metà di aprile la Commissione Agricoltura dell'Ue ha organizzato una missione di alto livello in Cina e Giappone. Come mai non c'era nessuno del mondo della suinicoltura italiana, secondo lei?
"Nel 2015 il Consorzio ha partecipato alla missione in Cina guidata dall'Alto rappresentante dell'Unione per gli Affari esteri Federica Mogherini, in occasione delle celebrazioni del 40° anniversario delle relazioni diplomatiche tra l'Unione europea e la Cina. Il Prosciutto di Parma, infatti, è stato scelto come simbolo per rappresentare la categoria merceologica dei salumi Dop europei, nell'ambito di una vasta campagna di informazione e promozione sul sistema delle indicazioni geografiche europee in Cina".
Qual è la situazione di mercato per il Consorzio del Prosciutto di Parma?
"Dopo qualche anno in cui i consumi alimentari hanno sofferto un po' nel nostro Paese, il 2015 è stato invece caratterizzato da una maggiore stabilità anche per il Prosciutto di Parma, che ha chiuso con una produzione di circa 8.400.000 prosciutti, in calo del 3,8% rispetto al 2014. A partire dall'estate, abbiamo riscontrato segnali di crescita nelle vendite e questo ci ha permesso di ridurre le giacenze di magazzino e riequilibrare i prezzi di vendita nei confronti del settore distributivo.
Il nostro primo mercato di sbocco resta l'Italia, con il 68% della produzione assorbita. Le esportazioni crescono del 3,9% e oggi hanno raggiunto un fatturato stimato di 260 milioni di euro. Tutti i mercati sono positivi con gli Stati Uniti in testa (582mila prosciutti); seguono Francia e Germania al secondo posto.
Il preaffettato rappresenta un segmento imprescindibile per lo sviluppo dell'intero comparto. Nel 2015 ha registrato un incremento del 6,3% con 79 milioni di confezioni: l'Italia torna finalmente ai volumi di vendita pre-crisi con 18 milioni di vaschette; i mercati esteri, che rappresentano lo sbocco del 75% del preaffettato, crescono del 5,9%.
La nostra strategia punterà ancora alla differenziazione dei mercati ed espansione geografica, senza dimenticare i mercati tradizionali europei dove cercheremo di aumentare la nostra penetrazione in provincia".
Senza la revisione a medio termine della Pac, come si può sostenere la suinicoltura?
"Senza entrare nel merito della revisione della Pac, su cui i rappresentanti dei suinicoltori potranno intervenire più approfonditamente, da parte nostra ci permettiamo di evidenziare che quest'anno, dopo non poca fatica, siamo riusciti a mettere a punto un piano di regolazione dell'offerta che ha l'obiettivo primario di creare un equilibrio sul mercato tra domanda e offerta di Prosciutto di Parma.
A medio termine questo piano dovrebbe consentire di evitare le pesanti crisi dovute a sovrapproduzione con risultati positivi per tutta la filiera suinicola.
Sul piano economico, la situazione attuale rischia di diventare insostenibile: oggi le due cosce fresche destinate ai Prosciutti Dop pagano circa il 60% del valore della carcassa. E' un record storico, che genera non poche preoccupazioni per la sostenibilità economica del comparto e rende improrogabile la definizione di una strategia di valorizzazione degli altri tagli della carcassa".