In Italia si producono circa 11 milioni di tonnellate di latte, destinate per la maggior parte (oltre il 73%) alla trasformazione casearia. A farla da padrone sono i due grandi formaggi della tradizione italiana, il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano che da soli rappresentano oltre il 60% della produzione complessiva di formaggi Dop. E quando il prezzo di questi formaggi crolla, trascina con sé anche il prezzo del latte. Inevitabile. Se poi ci si mette una difficile congiuntura internazionale, come accaduto per quasi tutto il 2009, l'effetto è disastroso. Una spirale al ribasso che si è interrotta solo negli ultimi mesi del 2009 e che è proseguita anche in questo inizio di 2010.

 

La produzione

Uno sguardo ai numeri della produzione (interessante a questo proposito la tabella pubblicata da Clal) mette in evidenza la costante crescita che si è registrata dal 2000 al 2005, anno nel quale il Parmigiano Reggiano ha prodotto oltre 3 milioni di forme.

Dove va il latte italiano
Latte destinato alla caseificazione 73.30%
Latte alimentare 19.80%
Formaggi Dop (1) 48.60%
Parmigiano Reggiano - Grana Padano (2) 68.80%
(1) Quota del latte destinato alla caseificazione (2) Quota dei formaggi Dop

Poi entrate in stagionatura e commercializzate dopo i canonici 12 o 24 e più mesi. Un aumento che il mercato interno non è stato in grado di assorbire e che non ha trovato nell'export una adeguata valvola di sfogo. E i prezzi hanno iniziato a scendere. Il Grana Padano ha seguito lo stesso percorso. Crescita costante dal 2000 al 2005 quando la produzione ha toccato quota 4,4 milioni di forme prodotte, poi una lenta discesa e un nuovo balzo in avanti nel 2008 quando la produzione è tornata a sfiorare il record del 2005. Non si poteva scegliere momento peggiore.

 

Prezzi a precipizio

Il crollo dei prezzi è stato traumatico, al di sotto dei costi di produzione e ha contribuito ad appesantire, se possibile, anche i problemi del “cugino” Parmigiano Reggiano. Per tutto il 2009 le quotazioni del Grana “giovane” si sono bloccate sotto i 6 euro al chilo e quelle del Parmigiano appena sopra i 7 euro. Prezzi che non lasciano margini ai caseifici e che non consentono di pagare il latte per quanto vale. E così precipita anche il prezzo del latte, per tutto il 2009 a quota 30 centesimi al litro. Meno di quanto costa produrlo. Gli studi del Crpa e riportati da Clal dicono infatti che produrre un litro di latte da destinare a Grana Padano (o a latte alimentare) costa almeno 51,97 euro al quintale. Costi che salgono a 57,97 per quintale se il latte è quello che serve per produrre Parmigiano Reggiano. E nemmeno il sostegno economico della Ue è sufficiente a far quadrare i conti degli allevamenti, che restano in perdita.

 

Il piano anticrisi

Ora il prezzo dei formaggi è in aumento e Assolatte e allevatori si sono accordati per fissare a 33,156 centesimi il prezzo del litro di latte almeno sino al prossimo mese di giugno. Ma dalla crisi non siamo certo fuori. La ripresa delle quotazioni di Grana Padano e di Parmigiano Reggiano è modesta e può arrestarsi se verranno a mancare i fattori che hanno consentito questa piccola ripresa. Già dall'inizio del 2009 è infatti scattato il piano anticrisi studiato dal Mipaaf, il cui punto centrale è stato il ritiro dal mercato di 200mila forme da destinare agli indigenti. A queste si sono aggiunte le forme che gli stessi consorzi di tutela hanno sottratto dal mercato per destinarle alle promozioni sui mercati esteri. Un alleggerimento del mercato al quale ha contribuito in modo importante anche il calo della produzione. Il tutto è arrivato in un momento di contrazione della produzione mondiale di latte che ha fatto da “enzima” ideale per una risalita dei prezzi.

 

Le prospettive

Quanto durerà questa stagione favorevole e dove ci condurrà? Difficile se non impossibile prevederlo, ma l’esperienza di questi difficili mesi ha lasciato il segno. I due Consorzi di tutela sono impegnati nell’evitare spinte produttive, anche se mancano gli strumenti per un controllo realmente efficace. Forte anche l’impegno per sviluppare le esportazioni, una valvola di sicurezza indispensabile, tenuto conto che il mercato interno difficilmente potrà crescere. Un gioco di “equilibrio” difficile e che dovrebbe vedere i due Consorzi impegnati all’unisono anziché rivali impegnati a contendersi spazi di mercato, come avvenuto sino a ieri. E questa è forse la sfida più difficile…