Le superfici coltivate a nocciolo in Italia
Al momento sono investiti a nocciolo 84.306 ettari (dati Istat, anno 2018) con un incremento delle superfici di oltre il 18% negli ultimi dieci anni (2008-2018). Le principali regioni interessate dalla corilicoltura sono nell'ordine Lazio (28,4% della superficie nazionale), Piemonte (27,5%), Campania (25,2%) e Sicilia (16,4%).Nell'ultimo decennio la regione maggiormente interessata dall'espansione della corilicoltura è stata il Piemonte (+87,7%), con un incremento degli ettari investiti da 12.366 (2008) agli attuali 23.226 (2018); la coltura sta arrivando ad interessare anche aree pianeggianti tradizionalmente destinate ai seminativi ed altre colture frutticole. Si osserva un buon incremento delle superfici anche per il Lazio (26,7%), mentre Campania e Sicilia registrano una debole flessione (circa -7,0%).
Da sottolineare è l'interessamento alla coltura del nocciolo di regioni italiane quali Lombardia, Veneto, Toscana, Umbria, Basilicata, nelle quali la coltivazione del nocciolo era praticamente inesistente e che attualmente si sta diffondendo grazie agli accordi interprofessionali siglati con le principali industrie dolciarie italiane, tra cui il 'Progetto Nocciola Italia' del gruppo Ferrero e il progetto 'Nocciole in Toscana' di Loacker. Si prevede inoltre che altre regioni saranno coinvolte in contratti di filiera con l'industria, tra cui Abruzzo e Molise (Gruppo Ferrero) e Veneto, in particolare nelle province di Venezia e Treviso (Loacker).
Le cultivar
Nei nuovi impianti le cultivar tradizionali Tonda Gentile Trilobata, Tonda Gentile Romana e Tonda di Giffoni, sono ancora le più utilizzate, con una prevalenza per quest'ultima nei nuovi areali di coltura. Sono infatti cultivar riconosciute a livello mondiale per essere tra le migliori per qualità organolettica e attitudine alla trasformazione industriale e non vi sono al momento alternative sufficientemente sperimentate a livello agronomico da introdurre nelle aree corilicole italiane. Nei rispettivi areali tradizionali queste cultivar sono inoltre valorizzate e tutelate dai marchi Igp ('Nocciola Piemonte' per Tonda Gentile Trilobata e 'Nocciola di Giffoni' per Tonda di Giffoni) e Dop ('Nocciola Romana' per Tonda Gentile Romana e Nocchione).In Piemonte il numero di aziende corilicole iscritte al circuito della 'Nocciola Piemonte Igp' è in costante aumento (oltre 30% delle superfici corilicole piemontesi nel 2018) dimostrando che la qualità del prodotto è al momento la carta vincente sulla quale le aree corilicole tradizionali fanno affidamento per contrastare il crescente aumento dell'offerta di prodotto.
In Campania le cultivar prevalenti rimangono San Giovanni e Mortarella in virtù della loro elevata produttività ed idoneità alla trasformazione industriale soprattutto per l'ottenimento di prodotti semilavorati.
A livello varietale, l'unica novità di rilievo è rappresentata dalla cultivar Tonda Francescana® ottenuta dai ricercatori dell'Università di Perugia, per la quale è stato sottoscritto nel febbraio 2019 un accordo pre-commerciale tra Università degli Studi di Perugia, Fondazione per l'Istruzione agraria di Perugia, Nestlé italiana Spa, Confindustria, Cia, Confagricoltura, Coldiretti, Cooperativa Cerere e Besana Spa per intraprendere un progetto che mira alla produzione del Bacio Perugina ed altri prodotti dolciari con nocciole della cultivar Tonda Francescana®; la fase di sperimentazione industriale, che prevede test organolettici e di lavorazione del prodotto, si concluderà entro il 2023.
Presso il Registro nazionale delle varietà delle piante da frutto sono state inoltre iscritte per il nocciolo alcune selezioni ottenute mediante miglioramento genetico dall'Università di Perugia e di Torino, insieme con alcuni cloni di Tonda Gentile Romana e Tonda Gentile Trilobata, materiali che al momento hanno trovato scarsa diffusione poiché sono stati testati solo nelle aree di origine.
Tecnica colturale
Dal punto di vista della tecnica colturale, una delle novità più interessanti è rappresentata dall'utilizzo del portinnesto non pollonifero, tecnica che al momento è da considerarsi ancora a livello sperimentale in Italia, poiché i materiali attualmente disponibili presso i vivaisti non sono particolarmente omogenei trattandosi di semenzali di Corylus colurna, specie di nocciolo diffusa spontaneamente in Turchia caratterizzata dall'assenza di polloni. Tuttavia, è una tecnica che potrebbe trovare maggior sviluppo grazie all'introduzione di portinnesti non polloniferi di origine clonale e che potrebbe trovare impiego soprattutto nei nuovi areali di coltura abbinata ad una conduzione agronomica che faccia ricorso ad una elevata meccanizzazione delle operazioni colturali.© AgroNotizie - riproduzione riservata
Fonte: Nocciolare.it