"La melicoltura italiana si basa su varietà ormai molto datate. La Golden Delicious, la Red Delicious e la Granny sono tutte varietà che hanno una identità ben precisa, nel senso che il consumatore le riconosce e le sceglie", spiega ad AgroNotizie Gianluca Baruzzi, ricercatore del Crea (Unità di ricerca per la frutticoltura di Forlì). "Già da alcuni anni però è in atto un cambiamento nelle abitudini di consumo che hanno portato alla selezione di mele come la varietà Fuji, Gala oppure Pink Lady".
Che cosa cerca oggi il consumatore?
"Il consumatore sta progressivamente abbandonando le varietà a buccia verde, con polpa farinosa e dal gusto acido per andare verso frutti a buccia rossa, idealmente come quella di Biancaneve, molto succose, dolci e croccanti".
Quali sono le caratteristiche delle varietà che vedremo nei prossimi anni diventare disponibili per i melicoltori?
"Seguendo le esigenze di consumo si sta lavorando su mele dalla buccia rossa, che puntano molto sull'aspetto estetico, croccanti, succose e dolci. Si sta poi lavorando su un concetto di taglia, per mettere a punto mele con dimensioni ridotte, le cosiddette mele-ciliegia, oppure a polpa rossa".
Si tratta puramente di una questione estetica?
"Non solo. Ad esempio le mele-ciliegia rispondono ad una esigenza di consumo più facile, che non richiede di sbucciare il frutto, e che permette un consumo anche non a tavola. La polpa rossa invece, oltre che esteticamente piacevole, è caratterizzata da una alta percentuale di polifenoli".
Si arriva dunque nel capo della nutraceutica...
"E' indubbio che oggi il consumatore sia alla ricerca di prodotti sempre più salutari e ricchi sotto il profilo nutrizionale. Una mela a polpa rossa, oltre che incuriosire, è certamente più ricca di antiossidanti".
Una buona opportunità per tutti quei melicoltori che negli anni hanno visto calare il proprio reddito.
"Certamente sì, ma ci tengo a sottolineare che l'immissione sul mercato di una nuova varietà deve essere accompagnata da una campagna di marketing che ne faccia conoscere al consumatore le caratteristiche. Un esempio di strategia di successo è stato quello di Pink Lady".
In che senso?
"A fronte dell'immissione sul mercato di questa varietà, esteticamente molto piacevole e dalla polpa succosa e dolce, è partita una campagna di comunicazione che ha abituato il consumatore a questo nuovo prodotto che oggi è acquistato e ben valorizzato in termini di prezzo".
Non c'è il rischio che dopo i primi anni di 'effetto novità', in cui molti agricoltori riconvertiranno i propri meleti, il prezzo possa calare?
"Sul mercato quando c'è una eccessiva offerta il prezzo cala sempre. Per questo sarebbe meglio strutturare la produzione in club, come accade oggi per Pink Lady e altre varietà. In questo modo è il consorzio detentore del marchio che decide quanto produrre, con che caratteristiche e riesce a mantenere alto il prezzo".
Sul fronte della resistenza delle piante alle principali fitopatologie si sta facendo qualcosa?
"Ormai le varietà resistenti alla ticchiolatura del melo sono abbastanza diffuse e certamente lo saranno ancora di più nel futuro. Questo miglioramento varietale è dettato anche dall'esigenza di ridurre i trattamenti in frutteto e venire incontro alle richieste dei consumatori che chiedono prodotti sempre più sostenibili. L'altra malattia su cui si sta lavorando è l'oidio. C'è poi un lungo lavoro che stiamo portando avanti per allungare la shelf life delle mele".
Frutti che resistono sempre meglio al tempo?
"Già oggi abbiamo dei prodotti che se debitamente conservati, ad esempio in celle sature di azoto e a temperatura controllata, resistono ottimamente quasi un anno. Stiamo lavorando perché questa resistenza duri anche una volta che vengono messe in commercio. Il consumatore vuole un prodotto che non deperisca velocemente una volta che viene acquistato e portato a casa, ma che si mantenga sodo e sano anche dopo alcuni giorni passati in fruttiera all'aria aperta".