Fondato dal medico, botanico e naturalista Luca Ghini nel 1543, fu spostato nella sede attuale pochi anni dopo (da qui la pretesa del primato dell'orto di Padova, fondato due anni dopo ma mai spostato), e da allora, da cinque secoli, è un luogo di studio, di ricerca e di didattica.
E questa vocazione scientifica, connaturata e necessaria ad un orto botanico universitario, ha portato alla scelta di un progetto interessante, portato avanti con il dipartimento di Scienze agrarie alimentari e agroambientali dell'ateneo di Pisa per applicare la lotta biologica per la difesa delle piante.
Un progetto che da un lato garantisce una migliore sostenibilità ambientale e una maggiore sicurezza per i cittadini e i fruitori dell'orto e dall'altro permette di fare da laboratorio a cielo aperto per gli studenti dell'ateneo, in particolare per quelli di agraria e di biologia.
L'idea infatti è partita già tre anni fa proprio dalla necessità di ridurre l'impiego di molecole insetticide in un ambiente urbano e storico così particolare, in linea anche con gli obiettivi del Pan per la riduzione e l'uso razionale dei fitofarmaci.
Come ha spiegato Angelo Canale del dipartimento di Scienze agrarie alimentari e agroambientali, titolare del corso di Controllo biologico e integrato, gli interventi vengono fatti in base alle segnalazioni di problematiche specifiche da parte dei tecnici dell'orto botanico e fino ad oggi sono stati fatti circa tre-quattro interventi all'anno con buoni risultati.
Andando nello specifico, gli interventi principali sono stati fatti soprattutto in quattro contesti specifici dell'orto botanico: la serra della Victoria, la serra tropicale, la serra delle succulente e la serra del banano, con insetti e microrganismi prodotti dalla biofabbrica italiana Bioplanet, che da anni collabora con il dipartimento del professor Canale.
In particolare nella serra della Victoria gli interventi sono stati fatti sull'ipomea, infestata dal ragnetto rosso, usando l'acaro predatore Phytoseiulus persimilis.
Altri acari nella serra delle tropicali sono stati controllati con un'altra specie di acaro predatore, Amblyseius andersoni, su piante di Lablab purpureus, una leguminosa rampicante di orgine africana.
Sempre nella serra delle tropicali sono stati fatti lanci di Orius majusculus, un insetto predatore dell'ordine dei rincoti, lo stesso delle cimici, per controllare la presenza di tripidi e della coccinella Cryptolaemus montrouzieri, attiva contro le cocciniglie cotonose, mentre per controllare le cocciniglie a scudetto è stato usato Anagyrus vladimiri, un imenottero parassitoide che depone le sue uova nelle cocciniglie e poi le sue larve si sviluppano nutrendosi della cocciniglie portandole a morte.
Anche nella serra delle succulente e in quella del banano gli interventi sono stati fatti con questi ultimi due insetti utili contro le cocciniglie, là dove i trattamenti ordinari fatti con azadiractina e agricolle non sono stati pienamente efficaci.
Inoltre per contenere lo sviluppo di zanzare nei laghetti e nelle fontane dell'orto è stato usato il batterio Bacillus thuringiensis subsp. Israelensis, tossico per le larve delle zanzare, in un particolare formulato in pellet a lento rilascio.
La lotta biologica entra quindi a pieno titolo nelle strategia di difesa delle piante dell'orto botanico di Pisa, anche se per ora non tutte le problematiche possono essere controllate in questo modo.
Proprio in questi giorni purtroppo è stato ad esempio necessario chiudere la struttura per un trattamento insetticida contro il punteruolo rosso delle palme, per il quale la strategia di lotta biologica è sempre a uno stadio sperimentale e non offre ancora i livelli di efficacia necessari per poter proteggere gli esemplari monumentali dell'orto.
Ma la strada è stata intrapresa, e con successo.