La Commissione europea ha incaricato l'Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa) di analizzare la fondatezza del provvedimento italiano (Decreto 12 Luglio 2013) che ha bloccato la coltivazione dell'oramai celeberrimo mais transgenico Mon810, da essa stessa approvato nel 2009.
In un documento di 7 pagine l'agenzia sita a Parma ha bollato come inconsistenti le motivazioni alla base del provvedimento, preparate in collaborazione con due istituti italiani di ricerca, il Cra (Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura) e l'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), suggerendo indirettamente (ma nemmeno tanto) alla Commissione di respingere il decreto.

L'Agenzia ha quindi rimandato al mittente le critiche di incompletezza della valutazione mosse dal provvedimento italiano, che focalizzavano l'attenzione sull'obsolescenza delle linee guida adottate per la ri-registrazione del MON810 nel 2009, in quanto in un successivo esame condotto nel 2011 su di un mais Ogm (Bt11), che produce la stessa tossina insetticida Cry1Ab, erano stati segnalati possibili rischi di resistenza e di impatto negativo sui lepidotteri non bersaglio. Ma andiamo con ordine.

Amore contrastato
La storia del Mon810 in Europa è caratterizzata dal susseguirsi di conflitti tra alcuni Stati membri, che hanno posto divieti nazionali, e la Commissione europea, che ne vagliava la fondatezza scientifica e se del caso ne richiedeva la rimozione, pena l'apertura di una procedura di infrazione.
Il primo stato “ribelle” è l'Austria, che ancora nel 1999, a meno di dodici mesi dalla prima approvazione del MON810 in Francia, ne ha notificato il bando della coltivazione, assieme al MON863 e MONT25.
Nel 2005 è toccato alla Grecia, prontamente “punita” con la decisione 2006/10/CE del 10 gennaio 2006, che ha intimato ad Atene di rimuoverlo entro 20 giorni.
Nello stesso anno la Polonia ha adottato le medesime procedure ma è evidentemente risultata più convincente della Grecia, e la Commissione nel 2006 l'ha “premiata” con la decisione 2006/335/CE che l'ha autorizzata a proibire l'impiego di ben sedici varietà di mais derivate dal MON810. Nel 2006 è la volta dell'Ungheria, che successivamente (2010) ha bandito anche la patata Amflora di Basf (che tratteremo a parte), e dell'Italia, che ha introdotto una moratoria che sarebbe terminata nel momento in cui tutte le regioni si fossero dettate delle regole per gestire la “coesistenza” (annotatevi questo termine magico, ci torneremo dopo) tra colture Ogm, convenzionali e biologiche.

Questo approccio ha prestato il fianco a tutta una serie di ricorsi al Tar da parte di agricoltori interessati alla coltivazione di mais Ogm che si erano visti negare l'autorizzazione causa mancanza del piano regionale di coesistenza. Successivamente tocca alla Francia, dopo una serie interminabile di ricorsi a livello locale (ne abbiamo contati 16), che ha bandito la coltivazione nel 2007, nel 2008 e da ultimo nel 2012, divieti tutti bocciati da sentenze del Consiglio di Stato Francese, che ha anche consultato la Corte di giustizia europea.
Il presidente Hollande ha comunque intenzione di continuare il bando della coltivazione, almeno sino a quando non saranno disponibili maggiori garanzie sull'innocuità verso le altre colture confinanti. Nel 2008 la Romania, fresca di entrata nell'Unione europea, avvenuta nell'anno precedente, si accoda alla Francia. Nel 2009 tocca alla Germania, il cui ministro federale dell'agricoltura Ilse Aigner ha annunciato la sospensione della coltivazione del Mon810 per il solito motivo: mancava un piano convincente di monitoraggio di quegli effetti indesiderati che invece l'Efsa ha considerato accettabili. E poi Lussemburgo (2009) e financo la Svizzera, che nel 2005 ha deciso per referendum una moratoria di 5 anni degli OGM, estesa poi dal governo sino a tutto il 2013.

La lettera del ministro Balduzzi
In un clima di generale diffidenza verso gli Ogm, forti di un'opinione pubblica molto decisa (un sondaggio Coldiretti, organizzazione schierata nettamente contro gli Ogm, contrariamente alla possibilista Confagricoltura, mostra che oltre 7 italiani su 10 sono dalla sua parte), e della posizione decisa dei cugini transalpini, l'Italia, per mano (anzi per penna) dell'allora ministro della Salute Balduzzi ha tentato il colpo del ko inviando all'inizio dell'aprile del 2013 la famosa lettera alla base del decreto che abbiamo visto essere stato censurato così pesantemente dagli organismi comunitari.

Il problema è la coesistenza
Ma la stessa Efsa, confermando nella sostanza la sua positiva valutazione degli effetti indesiderati del Mon810, seppur avendo elencato tutta una serie di misure di mitigazione del rischio di resistenza e di impatto sugli organismi non bersaglio, non si è addentrata nel terreno minato della coesistenza, in quanto non previsto dal suo mandato.

Provocazioni
È proprio sul terreno della coesistenza che si registrano le battaglie più eclatanti: l'oramai popolarissimo anche tra i non addetti ai lavori Giorgio Fidenato, maiscoltore pro-Ogm e cofondatore del “Movimento Libertario” sta conducendo una sua personale battaglia per coltivare nella sua Pordenone il Mon810, che lo ha appena visto trionfare in tribunale contro chi lo aveva denunciato per semina di mais Ogm: assolto per non aver commesso alcun reato.
Purtroppo la coesistenza non è sempre agevole: alcuni ambientalisti gli hanno distrutto la coltivazione, contribuendo non poco al rilievo mediatico della vicenda. E possiamo scommettere che sarà proprio sulla coesistenza che si giocheranno le prossime mosse della partita che si sta giocando da oltre quindici anni.

Per saperne di più

DECRETO 12 luglio 2013
Adozione delle misure d'urgenza ai sensi dell'art. 54 del regolamento (CE) n. 178/2002 concernenti la coltivazione di varieta' di mais geneticamente modificato MON 810.

EFSA Panel on Genetically Modified Organisms (GMO) Scientific Opinion on a Request from the European Commission Related to the Emergency Measure Notified by Italy on Genetically Modified Maize MON 810 According to Article 34 of Regulation (EC) No 1829/2003. EFSA Journal 2013, 11, 7.

DECISIONE DELLA COMMISSIONE del 10 gennaio 2006 relativa al divieto provvisorio di commercializzare in Grecia le sementi di mais ibridi derivati dall’organismo geneticamente modificato MON 810 e iscritti nel catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole conformemente alla direttiva 2002/53/CE [notificata con il numero C(2005) 5964]
DECISIONE DELLA COMMISSIONE dell’8 maggio 2006 che autorizza la Repubblica di Polonia a vietare nel suo territorio l’impiego di sedici varietà di mais geneticamente modificato MON 810 elencate nel catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole, a norma della direttiva 2002/53/CE del Consiglio [notificata con il numero C(2006) 1795]

Nota Ministro Balduzzi relativa alla procedura di cui all'art.34 del regolamento CE 182912003 per quanto attiene il mais OGM MON810