Ricercatori provenienti da 17 nazioni si sono dati appuntamento, in questi giorni, a San Michele all’Adige, per fare il punto sulle attività di ricerca nel settore viticolo, in particolare per creare una banca dati della biodiversità viticola al fine di garantire la conservazione dei vitigni attualmente esistenti sul pianeta.
 
Oltre all’Italia, rappresentata dal Centro ricerca e innovazione dell’Istituto agrario di San Michele all’Adige, partecipano Austria, Azerbaidjan, Croatia, Repubblica Ceca, Cipro, Francia, Germania, Georgia, Grecia, Ungheria, Moldavia, Marocco, Portogallo, Slovacchia, Spagna e Svizzera.
Lo scopo, in particolare, è creare una banca dati delle risorse genetiche della vite, in modo da permettere anche alle future generazioni di sfruttare i numerosi vitigni mantenuti nelle collezioni ampelografiche e consumare ancora le uve da tavola ed i vini pregiati geograficamente caratterizzati che qualificano il mercato nazionale ed europeo degli ultimi anni.
 
E' questo l’obiettivo principale del progetto europeo GrapeGen, finanziato nell’ambito del programma comunitario sulla conservazione, caratterizzazione ed utilizzo delle risorse genetiche in agricoltura che, attraverso un’ottimale conservazione e caratterizzazione di queste risorse, intende promuoverne l’utilizzo e garantire la competitività del settore viti-enologico.

Il gruppo di San Michele, condotto dalle ricercatrici Stella Grando e Flavia Moreira, si occupa di descrivere con marcatori del Dna i vitigni presenti nelle diverse collezioni europee. Partecipa inoltre a tutte le altre unità di ricerca in cui si articola il progetto fornendo le descrizioni morfologiche ed agronomiche dei vitigni minori dell’area trentina, alcuni dei quali sono coltivati in prove dimostrative presso aziende locali (a cura dei ricercatori Marco Stefanini e Luca Zulini).