Anche in Trentino, come nel resto del mondo, l’apicoltura sta attraversando un momento difficile e complesso. Per capire se questo declino derivi dall’incremento della dannosità dell’acaroparassita Varroa
destructor
, dall’azione di altri organismi, dall’impoverimento genetico del patrimonio apistico locale, dall’uso scorretto di alcuni fitofarmaci o dauna combinazioni di questi fattori, l’Istituto agrario di San Michele
all’Adige
si è attivato con un preciso programma di indagine, che sarà presentato domenica 22 marzo, alle 9, all’assemblea generale dell’Associazione degli apicoltori trentini, presso il Museo di Scienze naturali di Trento. Il Centro trasferimento tecnologico opererà in collaborazione con l’Associazione degli apicoltori trentini e con l’Unità operativa igiene esanità pubblica veterinaria dell’Azienda sanitaria della Provincia autonomadi Trento.
 
I programmi riguardano rispettivamente la sperimentazione e la consulenza. Il primo prevede un censimento presso gli apicoltori, la definizione del quadro delle problematiche sanitarie degli apiari del Trentino, la verifica delle diverse tecniche di difesa dai patogeni, l’adattabilità all’ambiente e la risposta agli attacchi della Varroa delle diverse razze di api e l’attuazione di una prima indagine a campione sulla presenza di residui di agrofarmaci nei pollini raccolti dall’ape; il secondo si occuperà invece di consulenza diretta agli apicoltori, la gestione di due apiari collocati nei terreni dell’Istituto Agrario, la collaborazione con tutti gli enti che a diversi livelli operano nel settore, con l’importante funzioni di fare da tramite tra collegamento fra la sperimentazione e settore produttivo, e tra apicoltura trentina e apicoltura nazionale.
I programmi saranno presentati da Claudio Ioriatti, responsabile scientifico dell’area Sperimentazione agraria ambientale e forestale del Centro di trasferimento tecnologico, Gino Angeli, responsabile dell’Unità fitoiatria e Angelo Pecile che coordina l’Unità risorse foraggere e produzioni zootecniche.