Tra il 1997 ed il 2008 in Italia il numero di impianti alimentati da biomasse, rifiuti solidi urbani, biogas e bioliquidi è più che triplicato, mentre la potenza installata è più che quintuplicata.
Dai dati forniti dal Gse-Gestore dei servizi energetici tra il 2007 ed il 2008 il numero di impianti è cresciuto da 312 a 352 facendo registrare una crescita della potenza installata da 1.337 MW a 1.555 MW. Ecco che in questo contesto le filiere agro energetiche rappresentano una possibilità di sviluppo concreto per il comparto agricolo.
Sono questi alcuni dei temi affrontati e discussi a Verona durante Fieragricola nel convegno 'Energia da fonti rinnovabili: la filiera legno-energia' organizzato dalla Federazione del Veneto e dal Conaf, Consiglio dell’Ordine nazionale dei dottori agronomi e dottori forestali.
“Le filiere agroenergetiche rappresentano una concreta possibilità di sviluppo per il comparto agricolo, anche in virtù della spiccata eterogeneità che le caratterizza, che si traduce in un’ampia offerta di scelte strategiche a favore delle imprese", ha ricordato Enrico Antignati consigliere nazionale e responsabile del dipartimento Agricoltura, Sviluppo sostenibile ed Energie rinnovabili Conaf
 
Agroenergie: possibilità di sviluppo 
Una prima distinzione può essere operata tra le fonti fisiche (solare, eolica, geotermica, idroelettrica) e le biomasse, la cui disponibilità deriva dalla produzione agricola e forestale. La considerevole eterogeneità delle biomasse si traduce per l’imprenditore agricolo in un’elevata libertà di scelta, ma, al contempo, si moltiplicano gli elementi che l’agricoltore deve valutare per una corretta programmazione aziendale.
Nella scelta dell’imprenditore agricolo di convertire i terreni destinati ai seminativi in colture  energetiche dedicate costituisce quindi uno dei principali interrogativi alla cui soluzione intervengono diversi fattori, economici (legati ai costi colturali e all’andamento dei mercati dei prodotti agricoli), politici (legati agli incentivi statali allo sviluppo delle filiere agroenergetiche), tecnici (vocazionalità del territorio, rese energetiche). 
“In questo quadro il ruolo di professionisti come gli agronomi e i forestali costantemente aggiornamenti è fondamentale, soprattutto per la capacità di consigliare all’azienda agricola se l’investimento è sostenibile oppure no. L’Italia – ha detto Andrea Sisti presidente Conaf - parte da quindici anni di energie alternative, di filiera legno-energia ma negli altri Paesi europei sono ormai vicini al raggiungimento degli standard 2020”. 
 
La sostenibilità delle filiere agroenergetiche
La produzione di biomasse a destinazione energetica deve sottostare a criteri di sostenibilità attraverso un oculato apporto della risorsa idrica, che deve essere utilizzata prioritariamente per le produzioni agricole ad uso alimentare, in ragione della sua relativa scarsità; il mantenimento della fertilità dei suoli (rotazioni, apporto di S.O.); tecniche di produzione a basso impatto ambientale (Agricoltura blu) e scelta di ordinamenti produttivi tipici dei diversi paesaggi agrari con un ridotto o nullo apporto di fertilizzanti minerali e di prodotti fitosanitari.
 
Filiere agro energetiche: un progetto possibile

Ma come raggiungere livelli di sostenibilità adeguati?

Ecco la proposta degli agronomi e dei forestali: con la certificazione del metodo di produzione delle biomasse a destinazione energetica, la certificazione della tracciabilità e rintracciabilità della filiera agro energetica, una pianificazione territoriale (distretti agro energetici) per garantire l’autosufficienza energetica attraverso l’impiego di fonti rinnovabili di origine agricola situate esclusivamente nell’ambito territoriale e infine con l’introduzione di una figura professionale come responsabile tecnico dell’impianto.

Cristiano Pellegrini