Esportiamo più pasta (+6,1%), ma importiamo più grano duro, mentre gli ettari di terreno destinati a frumento si vanno contraendo. Per il grano duro, dice Ismea, il calo, è stato del 2,8% nel 2013. Una tendenza che pare confermarsi anche per il 2014. Numeri che sembrano fra loro in contraddizione se si tiene conto che quella del frumento, duro e tenero, è una delle principali colture agricole del nostro Paese. Attraverso la pasta, il cui valore nell'export è secondo solo al vino, il grano duro è poi un vessillo del made in Italy. Dunque c'è molto da fare in questo settore per recuperare spazi di produzione e di efficienza. Una molla che ha fatto scattare l'interesse per una multinazionale come Syngenta (una delle principali aziende dell'agroindustria mondiale, che impiega 28mila persone in oltre 90 paesi) ad investire in Italia, acquisendo una nostra centenaria azienda sementiera, la Società produttori sementi di Bologna (PSB). Leader in Italia nella selezione e nel miglioramento delle sementi di grano duro e punto di riferimento per la ricerca e sviluppo nel frumento tenero e nell'erba medica, PSB ha evidentemente le carte in regola per cogliere l'interesse di chi guarda al mercato mondiale dei cereali. E' quanto avvenuto per Syngenta, alla quale certo non sfuggono le opportunità che questo settore può offrire valorizzando una produzione che può vantare fra i suoi punti di forza l'essere “made in Italy”.

Strategia di coltura
Per Syngenta l'aver investito in Italia, è stato spiegato in una conferenza stampa all'indomani della acquisizione di PSB, è il segno dell'apprezzamento per il lavoro svolto sin qui nel miglioramento delle sementi. Ora viene la parte più impegnativa, continuare nel lavoro di ricerca dove PSB ha dimostrato di essere punto di eccellenza e subito dopo trasferire questi risultati sul campo. In Italia, dove si importa il 40% di grano duro e il 60% di tenero, le possibilità di crescita sono importanti, tanto da poter immaginare obiettivi ambiziosi, persino puntare all'autosufficienza. Senza per questo trascurare lo sviluppo sui mercati internazionali. Il tutto seguendo una strategia finalizzata alla coltura, avendo chiaro sin dalla messa a punto delle sementi quale deve essere la destinazione finale del nostro grano, dalle diverse formule di panificazione alle molteplici destinazioni nelle varie tipologie di paste.

Parola d'ordine, filiera
Realizzare sementi che rispondano a queste diverse caratteristiche è cosa difficile, che richiede conoscenze, tempo e capitali. Ma non basta avere a disposizione una semente “perfetta”. Occorre anche accompagnarla con le opportune tecniche agronomiche e seguirla nelle fasi conclusive della filiera per vedersi riconoscere i “plus” qualitativi in termini di prezzo. Sono condizioni indispensabili per ottenere dalla coltivazione margini congrui e dunque per invertire la tendenza alla contrazione delle superfici investite a frumento. In questo senso gli accordi di filiera possono fare molto. Ne sono consapevoli in PSB, che dal 1989 è partner tecnico esclusivo di Barilla per lo sviluppo di varietà innovative di grano duro. Altra esperienza significativa viene poi dall'essere PSB capofila del progetto “From Seed to pasta” (dal seme alla pasta) sostenuto da Ager (associazione granaria emiliana romagnola) dove genetica, genomica, agronomia, qualità tecnologica, e innovazioni sono gli obiettivi di una ricerca che coinvolge una molteplicità di protagonisti del mondo scientifico.

La conferma
Il marchio PSB, pur dopo l'acquisizione da parte di Syngenta, continuerà dunque a contraddistinguere le sementi messe a punto in questo polo bolognese. Forte della sua eccellenza nel settore del grano duro e non solo, PSB ora si appresta a guardare ai mercati mondiali potendo contare sulle sinergie che l'appartenenza ad un gruppo globale come Syngenta può offrire. Un'opportunità in più per favorire l'espansione internazionale del “made in Italy”.