Il convegno "Il ciliegio ad alta densità: il futuro a portata di mano" si è tenuto a Ferrara il 5 giugno 2009. L'evento è stato organizzato dalla Camera di Commercio di Ferrara in collaborazione con il Dipartimento di Colture Arboree della Facoltà di Agraria dell'Università di Bologna e l'impresa ferrarese Salvi Vivai.
Diversi sono stati i temi trattati, relativamente all’impiantistica, alla scelta del portinnesto, alle tecniche agronomiche per la conduzione d’impianti ad alta densità ed agli aspetti economici con riferimento all’analisi dei costi di produzione. Il convegno è stato inoltre l’occasione per visitare campi sperimentali ed aziende cerasicole dislocate nel territorio ferrarese.
‘L’attuale situazione economica è caratterizzata da problematiche e difficoltà – spiega Carlo Alberto Roncarati, Presidente Camera di Commercio di Ferrara. "Per superare questa crisi, le aziende devono intraprendere percorsi e strategie di crescita."
"Quando un'epoca nuova si apre, ancor più se caratterizzata da mutamenti rapidi e profondi come la nostra, ci si trova come sospesi davanti a un crocevia di angosce e di speranze, di insidie e di opportunità. Siamo comunque di fronte ad un mercato globale con grandi sinergie ed una comunicazione veloce, che permette alle imprese di scoprire e sfruttare le occasioni che si vengono a creare."
"Anche per l’agricoltura abbiamo questo scenario ma con la necessità d'avere sostegno, controllo e liberalizzazione" continua Roncarati. "La cosa più difficile è prendere coscienza che c'è per tutti una possibilità, una storia nuova tutta da inventare che va affrontata con spirito libero, flessibile e con il massimo della determinazione. La ciliegia è uno dei pochi frutti che generalmente non soffre di surplus di offerta, presenta limitata concorrenza tra aree di produzione e scarsi rischi causati dalla globalizzazione data la sua limitata serbevolezza. Nonostante questi vantaggi e la possibilità di coltivazione ad ogni latitudine e ad oltre 1000 metri di altitudine, grazie al corto ciclo stagionale, si registra un progressivo calo nella produzione nazionale da addebitare principalmente a costi di produzione assai elevati, tanto che, da qualche tempo, si deve ricorrere sempre più all'importazione da Paesi esteri, in particolare dalla Turchia."
"Ciò rende necessario aggiornare gli impianti secondo le moderne e vantaggiose tecniche di coltivazione - prosegue Roncarati - alimentando continuamente il processo evolutivo della ricerca e favorendo l'utilizzo imprenditoriale delle acquisizioni scientifiche. Una sfida che può essere sostenuta facendo in modo che la comunicazione fra due entità (quella della Ricerca e quella dell'Impresa) sia più stretta e proficua, cosicchè gli imprenditori possano disporre di strumenti e supporti utili all'attività di ogni giorno.’
A seguito del discorso d'apertura è intervenuto il coordinatore della manifestazione, Guglielmo Costa, Direttore del Dipartimento di Colture Arboree dell’Università di Bologna: ‘Nell’ultimo decennio – ha spiegato - la cerasicoltura ha decisamente migliorato i proprio standard produttivi avvalendosi anche di una forte innovazione tecnologica. In particolare, l’introduzione di portinnesti nanizzanti, come l’impiego di coperture antipioggia, hanno completamente modificato il disegno del frutteto permettendo di aumentare la densità d’impianto a livelli assolutamente improponibili fino a qualche anno fa. Non è azzardato affermare che l’introduzione del Gisela 5 ha prodotto gli stessi effetti avvenuto grazie all’introduzione dell’M9 nel melo.’
Evoluzione per la cerasicoltura specializzata
Per scoprire tutte le ultime novità in questo campo, sono arrivati a Ferrara più di 450 operatori da tutte le parti d'Italia e da tanti Paesi europei, confermando il forte ruolo di richiamo della provincia di Ferrara per tutti coloro che vogliono essere all'avanguardia nella frutticoltura. Sono intervenuti oltre a Stefano Lugli ed a Stefano Musacchi, tra i maggiori esperti italiani del settore, altri studiosi di fama internazionale quali Claus Hildebrand del Consortium Deutscher Baumshulen GmbH e Martin Balmer di DLR Dienstleistungszentrum Ländlicher Raum. Sono stati illustrati, oltre alle più innovative tecniche colturali per il ciliegio adottate in Germania, i risultati della sperimentazione condotta a Ferrara da Stefano Lugli e Stefano Musacchi, sull'altissima densità del ciliegio.
'La coltivazione del ciliegio - spiega Stefano Lugli, del Dipartimento di Colture Arboree dell'Università di Bologna - si sta orientando da alcuni anni verso un aumento delle densità d'impianto. Si richiede tuttavia di risolvere alcuni aspetti storicamente problematici di questa coltura: una naturale tendenza degli alberi a raggiungere grandi dimensioni, una spiccata acrotonia delle piante, un habitus vegetativo per lo più assurgente ed un periodo improduttivo iniziale (conseguenza dell'elevata vigoria). La messa a punto di strategie di conduzione dei ceraseti per l'alta densità è stata resa possibile grazie ai progressi conseguiti nelle tecniche d'allevamento e conduzione delle chiome, ed all'ottenimento di portinnesti clonali dotati di gradi crescenti di controllo di vigoria. Dunque si può considerare aperta e ben tracciata anche nel ciliegio dolce la strada dell'innovazione strutturale degli impianti verso l'aumento delle densità di piantagione rispetto a quelle tradizionalmente concepite come valide.'
'Nelle scelte del modello d'impianto - continua Lugli - intervengono quindi diversi fattori come la vigoria indotta dal portinnesto, quella propria della varietà, il grado di fertilità del terreno, la disponibilità idrica e nutrizionale, le tecniche colturali, la possibilità di meccanizzare alcune operazioni, l'ampiezza e la giacitura dell'appezzamento e, non ultimo il livello d'organizzazione aziendale ed il grado di professionalità del produttore."
"Questo nuovo approccio verso la densità d'impianto maggiori è stato fortemente supportato dalla possibilità di utilizzare varietà con caratteristiche agronomiche innovative rispetto alle tradizionali e tecniche di coltivazione in grado di guidare e gestire efficacemente la produzione. L'attuale tendenza è quella di concepire un modello d'impianto che sia in grado di coniugare qualità, quantità e standarizzazione del prodotto nell'ottica della gestione quanto più economica e competitiva del ceraseto. Comunque, occorre fare attenzione affinchè i vantaggi immediati offerti dall'applicazione di densità di piantagione più alte non facciano passare in secondo piano i possibili rischi a cui il ceraseto potrà andare incontro più tardi. L'applicazione dei criteri - prosegue Lugli - e tecniche di conduzione per l'alta densità consentono di ridurre sia la mole degli alberi sia il periodo improduttivo e contemporaneamente di aumentare la resa produttiva. Tutto si traduce in una migliore governabilità delle piante, una maggiore razionalità dei prodotti fitosanitari e dei concimi, una maggiore efficienza delle macchine e dei cantieri di lavoro. L'alta densità inoltre consente di contenere i costi complessivi e di ridurre il periodo di ammortamento, diminuendo così i costi colturali. Bisogna però sottolineare come esistono anche alcuni elementi di rischio come un aumento degli investimenti iniziali, maggiori difficoltà a conservare nel tempo l'efficienza produttiva e la qualità delle ciliegie e la riduzione della longevità del ceraseto.'
DENSITA' (indicativa) | FORMA D'ALLEVAMENTO |
DISTANZE (Metri) | PORTINNESTI |
Bassa (fino a 500 piante/Ha) | Vaso tradizionale | 6,0-5,5 x 4,0-5,0 | Vigorosi |
Palmetta | 5,5-5,0 x 4,0-5,0 | ||
Bandiera | 5,5-5,0 x 3,5-4,5 | ||
Media (da 500 a 800 piante/Ha) | Vaso basso | 5,0-5,5 x 4,5-3,5 | Vigorosi seminanizzanti |
Vaso multiasse | 5,0-5,5 x 4,5-3,5 | ||
Palmetta | 5,0-5,5 x 4,5-3,5 | ||
Bandiera | 5,0-5,5 x 4,0-3,5 | ||
Alta (da 800 a 1200 piante/ha) | Vaso basso | 4,5-5,0 x 4,0-3,0 | Seminanizzanti e nanizzanti |
Fusetto | 4,5-5,0 x 3,5-2,5 | ||
Solaxe | 4,5-5,0 x 3,5-2,5 | ||
Altissima (oltre 1200 piante/Ha) | Fusetto | 4,0-3,5 x 2,5-1,5 | Nanizzanti |
Forma a V | 4,0-3,5 x 1,5-0,5-0,3 | ||
Asse colonnare | 4,0-3,5 x 1,5-0,5 | ||
Evoluzioni dei sistemi d'impianto - Schema tratto da intervento 'L'Evoluzione delle forma di allevamento nella cerasicoltura specializzata' di Stefano Lugli e Stefano Musacchi, Dipartimento di Colture Arboree dell'Università di Bologna |