E’ la principale problematica che i frutticoltori si trovano ad affrontare in questo momento. Con la stagione 2008 verrà ritirato dal mercato europeo il Carbaryl, un principio attivo chiave per la regolazione chimica della carica produttiva dei meleti, operazione colturale che consiste nell’eliminare una parte dei frutti per migliorarne la produzione (termine tecnico diradamento).
Le strategie alternative in grado di fornire risultati analoghi a quelli ormai consolidati da decenni di pratica, sono state presentate a Mezzolombardo, nell’ambito della giornata di “Porte aperte a Maso delle Part”, incontro di presentazione dell’attività sperimentale nel settore frutticolo dell’Istituto agrario San Michele all'Adige, alla presenza di oltre trecento agricoltori.

I ricercatori di San Michele hanno mostrato agli agricoltori alcuni principi attivi più ecologici e un sistema meccanico messo a punto in Germania: un’attrezzatura (una sorta di pettine meccanico) in grado di asportare una notevole percentuale di fiori di melo. I temi della mattinata hanno riguardato l’architettura degli impianti, la scelta dei cloni e la difesa. Relatori: Alberto Dorigoni, responsabile unità Frutticoltura Iasma), Paolo Lezzer, Pierluigi Magnago e Luisa Mattedi.

L’azienda sperimentale di Maso delle Part si occupa da più di 35 anni di ricerca sul melo e da circa ha ripreso anche lo studio sul pero. Il maso è suddiviso in tante parcelle dove si confrontano diverse varietà, i cloni, le forme di allevamento, i portinnesti di melo e pero.

Regolazione della carica dei frutti
Gli alberi di melo si sono evoluti nel tempo per produrre una gran quantità di frutti piccoli e di semi per assicurarsi un’ampia discendenza. Solo recentemente sono state selezionate varietà commerciali con frutto grosso e caratteristiche gustative adeguate. Ma questo non basta: il mercato esige frutta di dimensione notevole e di colorazione tale che il potenziale produttivo risulta essere ancora troppo alto. Purtroppo con la stagione 2008 verrà definitivamente ritirato dall'Europa il principio attivo chiave per la regolazione chimica della carica dei frutti. Pertanto ci si deve affrettare a trovare delle soluzioni alternative che permettano di ottenere risultati analoghi a quelli ormai consolidati da decenni di pratica. Nella giornata delle porte aperte si potranno confrontare tecniche vecchie e nuove per regolare la carica di frutti sulla pianta.

Architettura degli impianti e pero
Gli impianti fitti hanno evidenziato una maggiore produttività ma anche una più precoce tendenza allo scadimento qualitativo negli anni rispetto agli impianti tradizionali. Le prove di confronto tra le forme di allevamento stanno mettendo in luce i limiti di sistemi voluminosi come il solaxe, che risultano molto difficili da diradare. Più interessante è la sperimentazione sulla forma di allevamento con alberi a due assi che si propone come valida alternativa al fusetto per l’ottima esposizione dei frutti alla luce. I portinnesti apomittici resistenti agli scopazzi finora testati stanno mostrando una produttività molto inferiore a quelli commerciali: occorrerà aspettare la valutazione dei portinnesti dell’ultima generazione.
Le produzioni del pero, anche se con minore precocità rispetto al melo, sono comunque valide sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo confermando che questa coltura è una possibile alternativa per le aziende di fondovalle.

Nuove varietà e cloni
E’ stata presentata l'attività svolta dall’Istituto Agrario nell'ambito del miglioramento genetico del melo dal 1999 ad oggi e sono stati presentati nuovi cloni di Gala, Fuji e Pinova e nuove varietà quali: Cameo-Caudle, Rubens-Civni, Kanzi-Nicoter, Mairac-La Falmboyante.
L’Istituto Agrario di San Michele è uno dei 50 istituti al mondo impegnati nella ricerca di nuove varietà di melo. Già nel 1990 erano state incrociate diverse varietà e selezioni resistenti a ticchiolatura con le varietà diffuse negli ambienti trentini. Successivamente il programma di miglioramento presso lo Iasma ha avuto un notevole impulso grazie al finanziamento da parte della Fondazione della Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto del progetto Biologia Avanzata applicata a Vite, Melo e Salmonidi. Nel sottoprogetto melo è stata impostata un’attività di miglioramento classico con l’impiego di marcatori molecolari per la selezione dei materiali geneticamente resistenti a diverse patologie quali ticchiolatura ed oidio. Il progetto quinquennale ha permesso di sviluppare una notevole mole di piantine originate da seme che nei prossimi anni saranno selezionati per gli aspetti produttivi qualitativi e quantitativi. Obiettivo finale è creare nuove varietà resistenti alle malattie puntando nel contempo alla qualità del frutto e all’elevata produttività.
Finora sono state messe a punto 440 combinazioni di incroci (come parentali sono state utilizzate non solo le varietà attualmente più diffuse, ma anche diverse “varietà storiche” presenti nella collezione di Maso Part quali Rosmarina Bianca, Belfiore Giallo, Calvilla Bianca). 65 mila è il totale di semenzali ottenuto dagli incroci ed attualmente in coltivazione in pieno campo ed in serra; 50 mila semenzali a dimora in pieno campo su una superficie di circa 10 ettari; 40 mila semenzali innestati su M9; 20.000 circa i semenzali in produzione, sui quali sono in corso valutazioni per gli aspetti vegeto-pomologici; 150 selezioni di primo livello (materiale che ha superato la prima fase di valutazione ed inserito in prove di secondo livello); 5 selezioni presunte migliorative, riscontrate con caratteristiche superiori.

Difesa dalle patologie
Da alcuni anni l’azienda Maso delle Part viene utilizzata come “punto di osservazione” dell’evoluzione di fitofagi e malattie del melo quale riferimento, assieme a diverse altre realtà, della situazione della Val d’Adige. Per quanto riguarda la ticchiolatura, la malattia sicuramente più temibile del melo, nell’azienda sperimentale di Mezzolombardo si è verificata nel 2007 un’ennesima annata con scarsa incidenza della malattia. Relativamente agli scopazzi del melo proseguono a Maso delle Part battiture a campione per ricostruire la dinamica di popolazione delle psille del melo e per seguirne l’andamento negli anni. Sono stati controllati impianti di diversa età: 14 anni, 9 anni, 4 anni, due anni e primo anno. La popolazione di Cacopsilla melanoneura risulta in notevole calo rispetto alle prime annate di monitoraggio (dal 2002) e, nel corso del 2007, è stato trovato un unico individuo svernante di Cacopsilla picta su un impianto dell’annata (battiture da inizio febbraio a metà giugno e controlli visuali da metà marzo a fine giugno). Dal 2000 viene eseguito il monitoraggio della presenza di piante sintomatiche di Apple Proliferation a Maso delle Part; l’evoluzione viene seguita sia su piante giovani (1-5 anni) sia su adulte (6-15 anni).