La giornata di studio, organizzata a Benevento dalla sezione Sud-Ovest dei Georgofili in collaborazione con il ConSDABI (Consorzio per la Sperimentazione, Divulgazione e Applicazione delle Biotecniche Innovative), ha proposto un'analisi della meccanizzazione agricola, della sua interazione col paesaggio agrario e della possibilità di conciliare le odierne nuove tecnologie con la sostenibilità ambientale.

La meccanizzazione agricola ha consentito profonde trasformazioni dei sistemi agricoli, contribuendo alla crescita della produzione ma provocando anche effetti sul paesaggio agrario. Soprattutto la meccanizzazione della cerealicoltura, con l'avvento della mietitrebbiatrice, ha significato una drastica riduzione degli alberi da frutto o da legno perché considerati di intralcio nelle lavorazioni. La meccanizzazione ha avuto una incidenza anche sull'architettura rurale: in molte case, infatti, si è passati dalle stalle a costruzioni di tipo diverso per il ricovero delle macchine agricole.

Nel secolo scorso l'agricoltura ha utilizzato per la meccanizzazione energia da fonti fossili che non possono più essere usate con le stesse modalità e incidenze sul futuro: al giorno d'oggi, garantire cibo alle future generazioni significa affrontare prioritariamente il tema della sostenibilità dello sviluppo agricolo. Si rende necessaria una riqualificazione energetica dei sistemi agricoli, attraverso una nuova generazione di tecniche produttive a basso consumo energetico. Una maggiore sostenibilità è possibile attraverso un'azione combinata tra nuovi carburanti a bassa emissione, sviluppo di nuovi trattori e macchine operatrici a emissione zero e soprattutto attraverso la riconversione delle serre, da consumatrici di energia a produttrici di energia pulita.

Si tratta quindi di attuare una vera svolta di sistema in grado di ridurre le emissioni di CO2.