Per crescere il biologico ha bisogno di redditi soddisfacenti e il reddito è costituito da quattro fattori: il prezzo, le rese, la Pac e i costi, quattro elementi che vanno analizzati per capire se ci sarà redditività per le imprese del biologico nei prossimi anni.

 

Il bio mantiene un differenziale positivo di prezzo, non soddisfacente ma che comunque c'è ancora, anche se la forbice tra bio e convenzionale si assottiglia per alcuni prodotti, ma per altri resta positiva. È necessario quindi lavorare ancora sulle filiere e sul giusto prezzo.

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Il bio e le rese

Maggiore incertezza arriva invece dalle rese, ed è proprio su queste che si è concentrato l'incontro "Innovazione e sostenibilità: esperienze nel bio e trasferimento dell'innovazione" che si è tenuto lo scorso 8 settembre a Bologna per Rivoluzione Bio nell'ambito di Sana.

 

Quello delle rese in agricoltura biologica è un tema ancora troppo poco dibattuto secondo Angelo Frascarelli Dipartimento Economia e Politica Agraria dell'Università degli Studi di Perugia. Quest'anno in molte zone dell'Italia, a parte qualche produzione primaverile estiva, la maggior parte delle colture ha avuto problemi di rese, specialmente in agricoltura biologica, ecco quindi che si deve parlare di tecnica produttiva e innovazione. Anche il Piano Strategico della Pac dice che bisogna investire in ricerca e sviluppo, in nuove pratiche e tecnologie in particolare su sementi, meccanica agraria e mezzi tecnici bisogna rafforzare il sistema della consulenza. È necessario un piano per la ricerca e l'innovazione in agricoltura biologica e servono più agronomi per cercare di avere maggiori rese.

 

L'Akis, che cos'è e com'è previsto nella Pac

La nuova Pac parla di sostenibilità tramite l'innovazione e del sistema della conoscenza: l'Akis, Agricultural Knowledge and Innovation Systems, che secondo la definizione dell'Ocse significa un sistema di conoscenza e di innovazione in agricoltura, ovvero un insieme di organizzazioni e persone, compresi collegamenti e interazioni (quindi una rete) che operano nella generazione, trasformazione, trasmissione, archiviazione, recupero, integrazione, diffusione e utilizzo di conoscenze e informazioni con l'obiettivo di lavorare in modo sinergico per supportare il processo decisionale, la risoluzione dei problemi e l'innovazione in agricoltura.

 

L'Akis è previsto nella Pac 2023-2027 tramite una serie di interventi, elencati nelle tipologie di intervento H e G. molte misure rientrano nell'Akis, circa 455 milioni di euro per nove interventi, di cui circa 390 milioni suddivisi fra i quattro interventi principali.

 

Più innovazione nell'agricoltura biologica

C'è un'esigenza che emerge sempre di più: l'innovazione nell'agricoltura biologica. Ma ci sono anche gli strumenti per rispondere a questa necessità.
All'evento sono state presentate le esperienze di quattro imprenditori agricoli, con l'intento di scoprire come sono state introdotte le innovazioni.

 

Ciò che è emerso è che ancora oggi gli agricoltori apprendono le innovazioni in modo empirico o sono state suggerite per passaparola, in famiglia o con agronomi che si conoscono, o tramite le fiere di settore.

 

Le testimonianze degli imprenditori agricoli

Enrico Cancellieri, dell'Azienda agricola Cancellieri Luigi e Marino, è un agronomo e imprenditore che fa agricoltura biologica nella provincia di Pesaro, ha raccontato come le innovazioni lo hanno aiutato a ridurre le malerbe in quest'anno segnato dalle criticità provocate dagli eventi alluvionali della scorsa primavera.

 

Nicola Jasci, titolare dell'Azienda agricola Jasci e Marchesani, è un produttore biologico nel settore della viticoltura, la cantina produce bio da 45 anni, ha spiegato com'è andato quest'anno molto difficile delle condizioni climatiche "uniche, mai viste" e come hanno cercato di ridurre la peronospora.

 

Federica Bigongiali, direttrice della Fondazione Seminare il futuro, che ha come obiettivo quello di sviluppare sementi adatte per chi fa agricoltura biologica e biodinamica per costruire una filiera del seme tutta bio, ha spiegato come nel biologico è necessario valutare aspetti che nel metodo convenzionale non sono più un problema, oltre alle caratteristiche delle piante.

 

Alessandro Gazzotti, responsabile dell'innovazione agricola di Coprob Italia Zuccheri, ha portato all'attenzione dei presenti la coltivazione di barbabietola biologica, ha raccontato come sono state eseguite le prime prove di robotica e di come hanno affrontato le infestanti con un robot alimentato a energia solare.

 

Queste esperienze sono state lo spunto da cui sono partite le riflessioni della tavola rotonda. È bene comunque ricordare che qualcosa che può andare bene per un singolo fenomeno di un appezzamento o di una singola azienda agricola può non essere un modello da diffondere dappertutto, perché tante sono le variabili che entrano in gioco.

 

Ricerca dedicata al bio

Le presentazioni fatte dimostrano che l'innovazione in agricoltura biologica è un punto di riferimento fondamentale e le imprese l'hanno portata avanti partendo da una cultura contadina locale che poi si è evoluta nell'innovazione, secondo Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio.

 

Anche e soprattutto nell'ottica di adattamento al cambiamento climatico, il biologico deve avere un programma di ricerca dedicato, che abbia una vision condivisa con i produttori del biologico.

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Rivalutazione delle risorse naturali

L'università è impegnata a trovare una nuova forma di rivalutazione delle risorse naturali del suolo e la fertilità intrinseca come ha spiegato Manuela Giovannetti del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agroambientali dell'Università di Pisa. C'è bisogno di ridisegnare il sistema di produzione e trovare le pratiche che diano importanza a tutti i servizi ecosistemici che sono forniti dai microrganismi utili del suolo.

 

Il modello virtuoso della Regione Veneto

Fare network arricchisce molto, ne è convinto Giorgio Trentin, direttore Uo Qualità, Conoscenze e Innovazioni Agroalimentari della Regione Veneto, che ha fatto il punto sull'Akis veneto, esempio virtuoso, e su come si cerchi di aumentare la frequenza dei rapporti tra gli imprenditori agricoli e gli istituti che sviluppano innovazione.

 

Il trasferimento tecnologico e la mancanza di agronomi

Un modello vincente, come lo ha definito in seguito Michele Pisante, Università degli Studi di Teramo, Dipartimento Bioscienze e Tecnologie Agroalimentari e Ambientali che ha poi evidenziato l'importanza di una semplificazione che renda fruibili le informazioni, il trasferimento tecnologico e di come siano necessari più agronomi.

 

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