Note dolenti per la stagione vitivinicola: alle cattive raccolte si aggiungono sconfortanti dati di mercato. Le prime cifre parlano di un calo medio nazionale di raccolto pari al 12%.

Un dato che temiamo dovrà essere corretto ulteriormente con un maggior ribasso: questo soprattutto dopo aver sentito molti viticoltori meridionali che si sono visti decurtare la produzione dalla peronospora anche del 50-70%.

Anche il mercato mostra segni di stanchezza per effetto della congiuntura economica negativa internazionale.

 

Per aver più chiara la situazione ho fatto allora due chiacchiere con il vecchio amico Denis Pantini di Nomisma, che proprio la scorsa settimana ha organizzato l'annuale Forum Wine Monitor.

Se il dopo covid aveva prodotto risultati anche entusiasmanti (soprattutto per l'esportazione) oggi si assiste a una drastica frenata dei consumi.

 

Una frenata che interessa l'Italia e tanti paesi nostri buoni clienti, a cominciare dagli Stati Uniti e dalla Germania. Ovunque fra inflazione, guerre ed economie tentennanti i consumatori sono in difficoltà, soprattutto quelli che acquistano vini nei supermercati. I dati di acquisto peggiori si registrano infatti proprio presso la Gdo. In Italia come all'estero si consuma di meno oppure si tende a passare all'acquisto di prodotti entro fasce di prezzo più basse.

 

Ecco allora che all'estero si passa dalla bollicina Doc italiana a prodotti più corrivi o addirittura si ritorna alla comune birretta.

Il ribasso è più evidente sui rossi che sui bianchi. Alcuni vini “entry level” che avevano avuto aumenti di consumo straordinari negli ultimi anni (facciamo il caso, per esempio, del Primitivo) tirano oggi il freno. La congiuntura negativa può portare a svendere prodotti che fino a qualche tempo fa avevano avuto continui apprezzamenti.

 

Come giustamente suggerisce Pantini, è sempre necessario programmare la crescita in linea con i trend di mercato, predisponendo delle strategie commerciali più precise e non effimere. Aggiungiamo che i vini di fascia alta pare resistano molto meglio alla crisi: l'occasione potrebbe essere propizia, dove possibile ovviamente, per innalzare ulteriormente la qualità. Si può poi procedere con più incisive campagne di marketing, magari ancor più legate ai territori (il turismo italiano, alla faccia delle crisi, va' alla grande).

 

Le difficoltà, ricordiamolo sempre, possono essere un'opportunità di crescita.