Vogliamo continuare a parlare di acqua: diventeremo poi noiosi ma ce ne importa poco.
L'argomento è di vitale importanza per il futuro del nostro Paese. La risorsa idrica è oggi sempre più scarsa, la falda anche nelle aree più avvantaggiate continua ad abbassarsi, la salinizzazione dei terreni imperversa. Gestire con oculatezza l'acqua è oggi un imperativo in tutto il mondo.
Tanto per fare un esempio: in California è da tempo guerra aperta fra agricoltori e aree urbane - si tratta dello stato che fornisce un quarto della frutta e della verdura a 340 milioni di americani (ma le mandorle le troviamo anche nei nostri supermercati) che oggi ha enormi problemi di irrigazione, con fenomeni molto estesi di incipiente desertificazione.
In Italia è necessaria una strategia ben precisa che preveda un aumento degli invasi che tenda a eliminare gli sprechi dalla rete idrica potabile (oggi si sprecano 3,4 miliardi di metri cubi per anno, ovvero il 42,2 % di quello che passa dagli acquedotti), che faccia aumentare il valore di quello che si produce con ogni metro cubo (bisogna irrigare meglio).
Non ultimo, bisogna aver miglior cura dei suoli per impedirne la mineralizzazione e aumentare la capacità idrica. Il problema è quindi complesso e non mancano gli argomenti spinosi. Nelle ultime settimane abbiamo seguito con interesse una polemica a distanza fra l'Associazione delle Multiutility (Utilitalia) e quella dei Consorzi di Bonifica (Anbi) riguardante l'uso delle acque reflue. Anche di questo abbiamo già detto: solo il 5% dei 9 miliardi di metri cubi all'anno prodotti dai depuratori è riutilizzato.
Nel prossimo giugno entrerà però in vigore la Nuova Normativa Europea sull'Uso delle Acque Reflue (anche in agricoltura) e, secondo alcuni, l'Italia è a forte rischio di infrazione. Il problema non sono solo gli inquinanti "classici" ma anche le microplastiche, che possono inquinare i prodotti agricoli entrando così nella catena alimentare.
Il problema è spinoso e, per l'appunto, strategico.