Si è tenuto ieri, 15 dicembre 2022 a Nocera Inferiore (Salerno) il convegno organizzato dal Consorzio di Bonifica Integrale Comprensorio Sarno "Cento anni di bonifica, l'evoluzione delle funzioni dei consorzi di bonifica a fronte delle nuove esigenze del territorio".
L'evento è stato l'occasione per rilanciare anche da Sud il Piano Invasi - presente Massimo Gargano, direttore generale dell'Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (Anbi).
L'incontro ha aperto anche una finestra sul dibattito in atto in Campania sulla bonifica: i consorzi, secondo Regione Campania, dovrebbero occuparsi anche della manutenzione dei corsi d'acqua principali, ma il costo ricadrebbe sui consorziati, in larga parte agricoltori, elemento che induce la forte reazione di Vito Busillo, ai vertici dell'Anbi Campania.
Si è anche aggiunto un momento di riflessione sulle opere necessarie per la difesa del suolo in un territorio dove profonde modificazioni sono state subìte da un ambiente già naturalmente fragile con l'intervento del professor Pasquale Versace. Il docente ricoprì tra il 2000 ed il 2005 il ruolo di vicecommissario per le attività di sistemazione idrogeologica e di ricostruzione di Sarno e degli altri comuni della Campania colpiti dall'alluvione del 5 e 6 maggio 1998.
Ha aperto i lavori Mario Rosario D'Angelo, presidente del Consorzio di Bonifica Integrale Comprensorio Sarno, che nel ricordare il "ruolo rilevantissimo della bonifica italiana per lo sviluppo dei territori" ne ha sottolineato la necessità di un "costante aggiornamento rispetto alle esigenze di territori in continuo mutamento".
D'Angelo, nel ricordare l'opera complessa del Consorzio, che insiste sui territori di 36 comuni a cavallo delle province di Napoli, Salerno e Avellino ha sottolineato come l'Ente deve "intervenire in un territorio fragile sotto il profilo idrogeologico, di concerto con sindaci e Regione Campania". Infine il presidente D'Angelo ha annunciato: "Il Consorzio di Bonifica punterà anche verso un sempre maggiore sviluppo dell'irrigazione, al fine di garantire acqua di qualità per i prodotti di eccellenza dall'agro sarnese nocerino".
Ha quindi preso la parola Vito Busillo, presidente dell'Unione Regionale Consorzi Gestione e Tutela del Territorio e Acque Irrigue - Anbi Campania, che nel complimentarsi con il neo presidente del Consorzio Sarno, Mario Rosario D'Angelo ha tra l'altro affermato: "Negli anni il dissesto idrogeologico è cresciuto, spinto dall'aumento della densità di popolazione, dall'incremento demografico e dalla impermeabilizzazione del territorio".
"La difesa dalle acque in questo territorio è aggravata dalle difficoltà poste dal cambiamento climatico, che impatta innanzitutto sulle imprese agricole - ha sottolineato Busillo: "Si tratta - ha aggiunto - di un aspetto determinante e sottaciuto. E gli unici soggetti che fanno pulizia dei canali sono i consorzi. I comuni? Difficile che si occupino della pulizia dei fossi, non accade quasi mai. Il Genio Civile? Lo cercano a Chi l'ha visto".
Lanciata la provocazione il presidente Busillo ha inteso sottolineare come "È oggi il momento di fare rete tra sindaci e consorzi di bonifica. Ma chi paga? Solo gli agricoltori? Questo non è possibile. Oggi noi non possiamo addossare la manutenzione del reticolo idraulico superiore e inferiore agli agricoltori come chiede la Regione Campania. Corsi d'acqua principali sono di competenza della Regione. E i corsi d'acqua secondari artificiali sono competenza dei consorzi".
Busillo ha infine chiarito: "Per fare rete bisogna partire da questi dati. Va costruito un percorso comune sulla manutenzione delle reti colanti che sia coerente con le esigenze dei territori. E con consorzi centrali nella manutenzione".
Il sindaco di Nocera Inferiore, Paolo De Maio, reduce dalla gestione degli eventi alluvionali che hanno colpito la città il 22 novembre scorso, nel suo intervento di saluto ha ricordato che prossimamente i sindaci dell'area sarnese incontreranno Regione Campania sulle criticità di natura idrogeologica.
Il professor Pasquale Versace, docente emerito di Idrologia, Costruzioni Idrauliche e Marittime all'Università della Calabria ha tra l'altro affermato: "L'Italia è un Paese che ha fallito, il problema idrogeologico è molto complicato. Non si risolve se i vari enti fanno qualcosa, serve coordinamento. È un fallimento anche della comunità scientifica".
Con riferimento al reticolo idrologico del Sarno, Versace ha ricordato come bastino portate anche non eccezionali, poco sopra la media delle portate al colmo di piena per determinare straripamenti e danni ingenti all'agricoltura dell'area.
Molti gli elementi di criticità che hanno negli anni determinato l'attuale situazione: "Gli interventi antropici hanno ridotto le aree inondabili, con una popolazione aumentata di quattro volte negli ultimi 40 anni, la rete scolante pertanto è superata e non adeguata". Inoltre in molte aree gli argini sono ormai inservibili, mentre "è stato impedito lo sviluppo di una adeguata rete di smaltimento delle acque".
In pratica, dal tratto montano del Sarno arriva troppa acqua perché la valle possa assorbirla. Questo perché è intervenuto il fenomeno della sconnessione: valloni abbandonati o addirittura tombati. Serve pertanto "una risistemazione del territorio che tenga presente ovviamente del tratto finale del Sarno - ha sottolineato Versace. Serviranno "invasi di laminazione e raccolta acque, ma vanno individuati i luoghi e i tempi".
Massimo Gargano, direttore generale di Anbi, intervenendo ieri a Nocera Inferiore al convegno del Consorzio di Bonifica Integrale comprensorio Sarno ha detto: "I sindaci dopo la modifica del titolo V della Costituzione con i consorzi di bonifica sono diventati il front office dei cittadini, ma deve crescere una cultura istituzionale di area vasta".
Serve quindi un maggiore protagonismo delle regioni. Il problema più vero però per Gargano "è quale sarà il modello di sviluppo" del Paese.
Anni fa, esemplifica il "Piano Invasi partì con il Governo Renzi, ma poi le risorse finirono nell'Ilva: non abbiamo risolto come Paese il problema dell'acciaio e di quelle aziende e abbiamo lasciato senza risorse il Piano".
Gargano ha poi sottolineato che "L'Italia deve puntare sulla qualità delle sue produzioni agroalimentari" affrontando "il nodo delle infrastrutture di cui abbiamo bisogno e della burocrazia che spesso le frena". Perché "non possiamo continuare ad inseguire gli stati di calamità per la siccità o per le alluvioni".
Sulla difesa idrogeologica Gargano ha sottolineato "il Piano Laghetti può servire, una volta attuato, a laminare le acque negli ambienti collinari e montani, proteggendo le aree a valle".