L'attacco russo all'Ucraina iniziato ieri mattina ha comportato nella giornata del 24 febbraio 2022 pesanti ripercussioni anche sui prezzi delle materie prime agricole scambiate sui mercati internazionali, già per altro in tensione fin da mercoledì scorso, come documentato da AgroNotizie.
L'essere passati dai timori di un attacco russo all'effettiva invasione del territorio ucraino ha cambiato la cifra degli aumenti che si sono susseguiti nell'arco dell'intera giornata. E questi maggiori costi, insieme a quelli energetici, si scaricheranno presto sulla filiera che al momento mostra la maggiore sofferenza: quella zootecnica, in particolare nella linea latte. In subbuglio anche il comparto ortofrutticolo, da dove parte la denuncia della mancata inclusione nel Decreto per il credito d'imposta energia del settore agricolo.
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Bmti, aumenti da Parigi a Bologna
Da quanto emerge dalle elaborazioni di Borsa Merci Telematica Italiana, al Matif di Parigi, Borsa di riferimento in Europa per gli scambi di cereali, le quotazioni del grano tenero si sono impennate fino a raggiungere, ieri pomeriggio, i 318 euro alla tonnellata (dato delle ore 18:15), in rialzo di oltre 40 euro rispetto a mercoledì (+11%) e su valori mai toccati in precedenza.
Forte rialzo anche per il mais che ha raggiunto i 285 euro alla tonnellata, in aumento di 17 euro nel giro di 24 ore (+6%). Aumentano anche i semi oleosi, per la produzione degli oli vegetali e delle farine utilizzate per l'alimentazione animale. A Parigi, infatti, i semi di colza hanno toccato i 765 euro alla tonnellata, aumentando di oltre 20 euro rispetto a mercoledì (+4%). In realtà è tutto il comparto degli oli vegetali ad essere in tensione: Russia e Ucraina sono, infatti, i due principali Paesi produttori di girasole a livello mondiale, con l'Ucraina che da sola rappresenta quasi il 50% delle esportazioni mondiali di olio di girasole.
Anche sul mercato italiano si registrano i primi effetti dell'impennata dei prezzi, in particolar modo per grano tenero, orzo e mais. Alla Borsa Merci di Bologna i prezzi del grano tenero, infatti, hanno registrato nella seduta di ieri pomeriggio, 24 febbraio 2022, un incremento di 8 euro alla tonnellata, arrivando sui 308-312 euro alla tonnellata, (+31% rispetto ad un anno fa).
Aumenti anche per l'orzo (+7 euro), che torna vicino alla soglia dei 300 euro alla tonnellata (+41% su base annua). Sale di 10 euro alla tonnellata il mais di origine nazionale, attestato sui 295-297 euro alla tonnellata, (+28% rispetto a dodici mesi fa). Per quanto riguarda il mais, va inoltre ricordato che l'Ucraina rappresenta il secondo Paese fornitore di mais dell'Italia, con un quantitativo di prodotto che nei primi undici mesi del 2021 si è attestato sulle 600mila tonnellate (pari al 13% del mais complessivamente importato dal nostro Paese).
Latte, il prezzo alla stalla sempre più lontano dai costi
Questa raffica di aumenti, che data la tensione internazionale sembra destinata a tenere i prezzi alti ed in crescita ancora per molto, è destinata a colpire non solo il potere d'acquisto dei consumatori, ma anche a far crescere ancor più i prezzi di acquisto dei beni intermedi nella filiera zootecnica. E a tornare in primo piano ieri è nuovamente l'incremento dei costi delle materie prime e dell'energia proprio per gli allevatori. Anche perché, nonostante gli accordi, gli allevatori non riescono a recuperare il prezzo di 41 centesimi al litro che resta un prezzo che ancora non consente di recuperare tutti i costi.
Puglia, caseifici non rispettano accordi
Coldiretti Puglia oggi manifesta a Bari contro la guerra e gli aumenti che schiacciano tutte le aziende agricole e zootecniche. Ma giusto ieri il presidente di Confagricoltura Puglia Luca Lazzàro ha scritto all'assessore regionale all'Agricoltura Donato Pentassuglia per denunciare una situazione diventata insostenibile: "Gli allevatori associati a Confagricoltura Puglia lamentano che i caseifici non rispettano gli accordi sottoscritti nel Protocollo di Intesa. Una situazione che aggrava l'emergenza economica nelle aziende, realtà strette in una morsa tra il caro energia e un prodotto che viene pagato loro meno dei costi di produzione" è scritto in una nota di Confagricoltura Puglia diffusa ieri.
Per cercare una soluzione, Confagricoltura Puglia ha scritto all'assessore all'Agricoltura della Regione Puglia Donato Pentassuglia per riportare il problema al centro delle priorità regionali. "È una situazione ormai esplosiva, che sta portando enormi problemi alle aziende produttrici e, in prospettiva, porterà all'abbandono definitivo delle stalle con le ripercussioni che ben può immaginare sull'intera economia di vasti territori - si legge nel documento inviato all'assessore regionale a firma del presidente di Confagricoltura Puglia Luca Lazzàro -. I caseifici, come ben sa, hanno disertato a novembre dell'anno scorso l'ultima riunione del Gruppo ristretto del Tavolo che avrebbe dovuto redigere il contratto tipo per la fornitura del latte".
"Da quel momento, in pratica, agiscono come meglio gli conviene - si legge inoltre - senza tenere in alcun conto che i prezzi dei fattori produttivi, nel frattempo, sono schizzati alle stelle e fanno firmare dei contratti a cui allegano Tabelle qualità completamente difformi da quelle definite anche con loro al Tavolo".
A rafforzare il messaggio contenuto nel documento, Confagricoltura Puglia ha allegato copie di fatture che comprovano le proteste degli allevatori. L'Organizzazione è quindi pronta a sostenere in tutte le sedi i diritti dei propri associati a veder rispettati gli accordi. "Non nascondo che, se le cose non cambieranno in tempi brevi - conclude Lazzàro nella lettera all'assessore Pentassuglia - mi vedrò costretto a supportare la richiesta degli allevatori di mettere in campo azioni forti a difesa delle imprese che accendano i riflettori dell'opinione pubblica sulla situazione".
Campania, convocato il tavolo emergenza latte
Esito interlocutorio a Napoli il 23 febbraio per la riunione del Tavolo di Emergenza sul Latte convocata all'assessorato all'Agricoltura della Regione Campania. L'assessore Nicola Caputo ha chiamato al confronto la rappresentanza agricola, l'agroindustria e la grande distribuzione. Coldiretti Campania ha segnato la propria presenza con il presidente regionale Gennarino Masiello e il direttore Salvatore Loffreda, testimoniando lo stato di forte malessere, già evidenziato con una manifestazione che si è tenuta a Salerno la scorsa settimana.
Coldiretti ha posto al Tavolo la necessità di ridiscutere il peso della crisi energetica e l'incremento dei costi, al momento totalmente scaricato sulle spalle degli allevatori. Hanno partecipato ai lavori, fra gli altri, l'Associazione Produttori Alimenti Zootecnici, il gruppo Multicedi, Parmalat, Assolatte e Federdistribuzione.
"Nell'analisi dello stato di sofferenza che colpisce le stalle, su cui si sono scaricati interamente i costi della crisi energetica e delle materie prime, industriali e distributori hanno riconosciuto il mancato trasferimento di valore nella filiera, che rischia di schiantare il sistema produttivo in una morsa insostenibile" - sostiene una nota di Coldiretti Campania.
È stato così unanime il riconoscimento del fatto che il prezzo corrisposto fino ad oggi risulta insufficiente e al di sotto dei costi di produzione. "Ma - sottolinea Coldiretti Campania - ora bisogna lavorare per riportare in equilibrio la filiera e consentire agli allevatori della Campania di continuare a produrre latte".
Energia, l'agricoltura tagliata fuori dal provvedimento del Governo
Se gli allevatori piangono, i produttori ortofrutticoli non ridono. Ieri, Gennaro Velardo, presidente dell'Unione Nazionale Italia Ortofrutta, ha scritto una lunga lettera al premier Mario Draghi e al ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli. Nella missiva, oltre a lamentare il blocco dei trasporti, ha sottolineato l'insostenibilità dei costi energetici per le aziende agricole. "È essenziale intervenire da subito per affrontare i problemi strategici che stanno soffocando la produzione tra cui il costo dell'energia - scrive tra l'altro il presidente Velardo, che sottolinea -. L'agricoltura non essendo considerata, erroneamente, un settore energivoro, è stata esclusa dal credito di imposta relativo all'aumento dei costi energetici, anche se un limitato aumento dei costi delle bollette energetiche è sufficiente per far saltare l'equilibrio dei già deboli bilanci aziendali".