Nuove tecnologie, incremento delle produzioni e delle rese per ettaro, apertura verso le nuove frontiere della genetica. Così l'agricoltura cinese guarda avanti e cerca di vincere la sfida di ammodernare il settore per rispondere ai bisogni di 1,41 miliardi di persone, pari al 21% della popolazione mondiale.

L'annuale conferenza centrale sul lavoro rurale dello scorso dicembre ha elencato alcuni dei principali obiettivi di Pechino: salvaguardare la sicurezza del grano e proteggere i terreni agricoli, apportare adeguamenti strutturali in agricoltura, espandere la coltivazione di soia e colture oleaginose, garantire le forniture di carne di maiale, verdure e altri prodotti agricoli e alimentari. Una prova da affrontare impegnativa, se teniamo conto che la Cina possiede solo il 7% dei terreni agricoli produttivi a livello mondiale e che il gigante asiatico è alle prese in questa fase con un'inflazione in crescita, una popolazione che sta invecchiando e un rallentamento delle nascite. Tutte caratteristiche che stanno accomunando sempre di più la Cina "al modello di popolazione presente nei Paesi più sviluppati", secondo l'analisi dell'economista Wendong Zhang della Iowa State University, con la conseguenza che il combinato disposto di senescenza della popolazione e crescita del reddito "aumenteranno la domanda di prodotti orientati al consumatore come carne e verdure, prodotti lattiero caseari e vino rispetto ai prodotti sfusi e intermedi".

La conseguenza potrebbe essere un cambiamento della domanda con inevitabili ripercussioni sulle importazioni, già oggi alle prese con un allineamento che non sempre appare chiarissimo. Brasile (22% di quota di mercato) e Stati Uniti (15%) sono stati i principali fornitori di prodotti agricoli alla Cina, seguiti dall'Unione Europea con il 14%. Dal versante americano, Zhang prevede che queste tendenze "rallenteranno la domanda alimentare del Paese da parte dei principali partner commerciali, come gli Stati Uniti". E questo nonostante un accordo sottoscritto nel gennaio del 2020, in base al quale la Cina si è impegnata ad acquistare quasi 40 miliardi di dollari all'anno di prodotti agricoli statunitensi per i primi due anni (2020 e 2021), obiettivo mancato a causa degli eventi pandemici che hanno provocato il singhiozzo negli approvvigionamenti e il rally dei mercati.

Per la cronaca, nel 2020 le esportazioni agricole statunitensi in Cina hanno raggiunto i 26,4 miliardi di dollari, in crescita di 12,6 miliardi di dollari rispetto al 2019, ma al di sotto del target stabilito.

A leggere le statistiche fornite da Clal.it e da Teseo.Clal.it, portali che rappresentano una bussola per leggere anche in controluce e al di là dei freddi numeri le dinamiche in atto, appare abbastanza chiaro che le politiche di acquisto dell'ex Celeste Impero sono in evoluzione: forte riduzione degli acquisti di carne suina, molto probabilmente per una ricostituzione interna della mandria dopo l'epidemia di peste suina africana nel 2019. Allo stesso tempo, a fronte di quantitativi di soia ritirati da Brasile e Stati Uniti che dovrebbero mantenersi stabili anche nel 2022, potrebbero ridimensionarsi gli acquisti di mais, a fronte di una maggiore produzione interna.

Con un valore aggiunto dell'agricoltura e delle industrie collegate che ha raggiunto i 2,62 trilioni di dollari, pari a circa il 16,47% del Prodotto Interno Lordo (Pil) nel 2020, secondo i dati ufficiali diffusi nei giorni scorsi da Pechino, la strada intrapresa da Xi Jinping è quella del rafforzamento del settore, introducendo nuove tecnologie, alcune delle quali alla prova della sperimentazione in campo per saggiarne i risultati.

È il caso, fra gli altri, di trapiantatrici e seminatrici automatizzate, condotte da trattori senza pilota ed equipaggiate con il sistema cinese di navigazione satellitare BeiDou (Bbs), in grado di condurre nove processi di lavorazione del terreno, risparmiando il 60% sul costo della lavorazione del grano e della semina rispetto alle attrezzature tradizionali - ha scritto il Science and Technology Daily, rilanciato dall'Agenzia di Stampa Governativa Xinhua.

Una volta terminata la sperimentazione, è innegabile che la promozione di attrezzature e tecnologie avanzate migliorerà la qualità e l'efficienza, riducendo i costi della produzione agricola e accelerando lo sviluppo dell'agricoltura tradizionale verso una a più alto impatto tecnologico e più sostenibile sul piano ambientale ed economico.

Per accompagnare la crescita del settore e incentivare la diffusione tecnologica, la Banca Centrale Cinese ha annunciato di aver deciso di abbassare di 0,25 punti percentuali i tassi di cambio per il settore agricolo e le piccole imprese a partire dallo scorso 7 dicembre. Dopo la riduzione, i tassi di interesse dei prestiti a tre mesi, sei mesi e un anno a sostegno dello sviluppo agricolo e delle piccole imprese si sono attestati rispettivamente all'1,7%, 1,9% e 2%, secondo la People's Bank of China.

Alla fine di settembre, il sostegno allo sviluppo rurale da parte della Cina è stato di 474,7 miliardi di yuan (circa 66,56 miliardi di euro) e l'eccezionale prestito a sostegno delle piccole imprese è stato di 993,7 miliardi di yuan, pari a un valore di 139,42 miliardi di euro.


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