Smaltire la paglia di riso è, da sempre, una problematica da affrontare. Che la si bruci, nei momenti in cui è concesso, o che la si interri, il risultato è sempre lo stesso: la paglia è un sottoprodotto del riso che non fa reddito, in più bruciare contribuisce alla creazione di gas serra. Dato l'altissimo contenuto di silice nella paglia di riso, questa non è adatta all'alimentazione animale e solo una percentuale che varia fra il 15% e il 30% in Italia è utilizzata in azienda agricola come lettiera per il bestiame.
Eppure, da problema, la paglia di riso può trasformarsi in opportunità per il risicoltore: la giovanissima startup piemontese RiceHouse, infatti, utilizza la paglia di riso (a dire la verità anche la lolla di riso, ma questo è più un affare da riseria) per produrre materiali per la bioedilizia.
RiseHouse, fondata nel 2016 dall'architetto Tiziana Monterisi e dal geologo Alessio Colombo, è passata da pochi progetti l'anno a novanta cantieri che hanno utilizzato i prodotti a base di scarti della produzione del riso, nel 2020. L'azienda utilizza la paglia di riso come isolante e trasforma così, seguendo una logica da economia circolare, lo scarto in risorsa. Le case costruite con le cosiddette materie seconde, prodotti secondari della coltivazione del riso, non hanno bisogno di riscaldamento e neanche di condizionatori in estate, con ulteriore vantaggio per l'ambiente.
L'azienda è in crescita, la domanda di materiale per la bioedilizia è in aumento e nell'ottobre 2021 l'azienda ha vinto anche la quarta edizione di Wpp Innovators 2021, premio dedicato alle startup che si distinguono per l'innovazione.
La paglia di riso può quindi essere fonte di reddito. "La collaborazione con RiceHouse - ha raccontato Cristiano Bolco, risicoltore cotitolare di Aurora Società Agricola - è nata un po' per caso. C'era ancora mio padre come titolare, ha incontrato l'architetto Tiziana Monterisi in fiera. All'inizio eravamo titubanti ma poi abbiamo iniziato a produrre le ballette di paglia di riso per loro. È stato difficile il primo anno, siamo partiti tardi, la nostra paglia aveva un tenore di umidità troppo alto. A livello economico però abbiamo scoperto nel tempo che è un bell'apporto. In pratica, come costo vivo, c'è solo la forza lavoro. Produrre le ballette non richiede grandi macchinari e non ci sono grandi usure. Con questo lavoro che facciamo per RiceHouse otteniamo il 60-70% in più a ettaro di margine".
In pratica fatto cento il guadagno a ettaro, con la collaborazione con RiceHouse il guadagno diventa, minimo, 160. "Abbiamo avuto la fortuna - ha continuato Bolco - di avere già fra i macchinari la mietitrebbia giusta, è una mietitrebbia che permette di avere la paglia già sminuzzata e che la sparge per tutta la superficie del campo. In questo modo asciuga meglio. Ci siamo dotati di una imballatrice e di un carrello autocaricante. Portiamo in azienda 150 ballette alla volta. Il materiale lo stocchiamo noi e facciamo attenzione che l'umidità sia quella giusta. Noi raccogliamo quando l'umidità è fra il 25 e il 30% e poi continuiamo a far asciugare la paglia. Quando è il momento di utilizzare le ballette, RiceHouse si occupa di venire a prendere il materiale da noi".
Quali le condizioni fondamentali per poter consegnare la propria paglia di riso a RiceHouse? A risponderci è direttamente l'architetto Monterisi: "Per noi la paglia di riso è una materia prima fondamentale. Deve però avere alcune caratteristiche per poter essere utilizzata in cantiere. L'umidità deve attestarsi fra il 18 e il 20%. Il peso di ogni balletta deve essere uniforme, in media una balletta pesa 18-21 chili e la dimensione deve essere precisamente 35 x 45 x 90. C'è sicuramente spazio per nuovi fornitori, il mercato è in crescita. Da un lato c'è più consapevolezza della committenza, tutti vogliono ora materiali naturali; dall'altro, per i nostri prodotti, stiamo aumentando l'utilizzo della paglia. Per esempio, produciamo anche una miscela per la stampa 3D e la usiamo in tanti altri modi. Se prima utilizzavamo solo le ballette, adesso raccogliamo anche rotoballe. I nostri fornitori sono fra Biella e Pavia ma non è detto che tutti gli agricoltori debbano per forza essere di quella zona".
L'invito è dunque, per i risicoltori che siano interessati, quello di mettersi in contatto con RiceHouse; la richiesta di materiale per la bioedilizia dovrebbe restare alta anche nei prossimi mesi, da un lato c'è infatti la nota problematica sul mercato delle materie prime e dall'altro il Superbonus 110%.
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