A livello mondiale sono 7 milioni gli ettari di superficie vitivinicola complessivamente censita; di questa una quota pari al 6,7% è coltivata secondo i metodi di produzione dell'agricoltura biologica, per un'estensione complessiva vicina ai 500mila ettari (più del doppio rispetto a dieci anni fa). In Italia, al 2019 si contano 107.143 ettari di vigneto biologico (+109% nel decennio), con un'incidenza sulla superficie complessiva del nostro Paese di quasi il 19%, la più alta in Europa e nel mondo.
L'incremento di vigneti bio è stato tumultuoso: +600% negli ultimi venti anni e +114% negli ultimi dieci, e vede l'Europa quasi senza rivali, con una superficie che arriva a coprire l'85% del totale. Da sole Spagna, Francia e Italia, leader mondiali anche nella produzione di vino convenzionale, incidono per il 74% sull'estensione di vigneti biologici e hanno fatto registrare tassi di crescita nell'ultimo decennio di poco al di sotto della media mondiale, pur detenendo le superfici più ampie.
"Il biologico italiano è un prodotto di grande qualità, non a caso siamo primi esportatori europei e secondi a livello mondiale - osserva Francesco Battistoni, sottosegretario all'Agricoltura - abbiamo il più alto numero di operatori biologici in Europa e un mercato costantemente in espansione. Il nostro modello di filiera è un esempio virtuoso, ma siamo consapevoli di avere ancora un grande margine di crescita. Per un agricoltore, dedicarsi al biologico rappresenta certamente una sfida, ma al tempo stesso anche una preziosa opportunità di fare impresa rispettando i canoni della sostenibilità economica, ambientale e sociale".
In particolare a livello regionale emerge chiaramente una rincorsa green da parte del Centro-Nord a recuperare nell'ultimo decennio il gap di superfici con il Mezzogiorno. Un percorso di crescita che ha portato a un maggior equilibro nella distribuzione di vigneti tra Nord (22,8%), Centro (22,5%), Sud (25,5%) e isole (29,2%). La Sicilia, da sola, con poco meno di 30mila ettari rappresenta circa il 28% del totale seguita dalla Puglia (14%) e dalla Toscana (14%). Il tasso di crescita maggiore del decennio, al netto della Valle d'Aosta (+470%), è stato fatto registrare dal Piemonte (+406%).
L'incidenza della diffusione della coltivazione biologica della vite da vino rispetto alla superficie totale destinata a vite ha come valore di riferimento nazionale il 18,8%; a livello regionale la Calabria arriva al 55,2%, nelle Marche al 41,9%, in Sicilia al 35%, e l'Umbria al 26,5%. In Toscana, Sicilia e Piemonte ci sono le aziende mediamente superiori ai 10 ettari mentre sul fronte opposto in Lazio, Basilicata, Campania e Liguria ci sono le aziende con superficie media a vigneto inferiore ai 2 ettari.
Il numero complessivo di cantine coinvolte nella produzione di vino biologico in Italia è pari a 2.139 (produzione media 1.052 ettolitri), di cui la maggioranza (circa il 56%) rientra nella categoria produttiva compresa tra 101 e 1.000 ettolitri. Ma la stragrande maggioranza del vino biologico (oltre l'80%) proviene dalle 423 cantine con capacità produttiva che supera i 1.000 ettolitri. La Sicilia con 556mila ettolitri di vino biologico è la regione di gran lunga più rilevante in termini di produzione, seguita dalla Puglia (347mila ettolitri) e dalla Toscana (345mila ettolitri).
Nel nostro Paese sono oltre 18mila i viticoltori bio a cui si aggiungono tutti gli altri attori della filiera, per un totale di operatori del settore vitivinicolo biologico vicino alle 25mila unità.
Sul versante consumi è soprattutto all'estero che il vino biologico gode di maggiore apprezzamento, con la Germania e la Francia capofila tra i Paesi consumatori, poi il Regno Unito e gli Usa ma il consumo di vino biologico a livello mondiale rimane ancora una nicchia corrispondente a circa il 3,5% del totale in termini di quantità. L'Italia detiene un ruolo importante nelle esportazioni del settore. Il valore del vino biologico espresso nella Gdo si avvicina ai 50 milioni di euro all'anno.
"Il nostro Paese - conclude Maria Chiara Zaganelli, direttore generale di Ismea - è ancora una volta competitivo e sul podio per la viticoltura biologica, sia per superfici coltivate che per il ruolo che riveste nelle esportazioni del comparto. L'analisi dei principali indicatori economici fa emergere a tutto tondo la vivacità del settore e le sue potenzialità" per "contribuire all'accelerazione del processo di transizione ecologica del nostro sistema agroalimentare".