I numeri del Vigneto Italia
L'indagine Ismea "Fabbisogni e strumenti di intervento nel settore vitivinicolo italiano alla luce degli obiettivi della nuova Pac" scatta una interessante fotografia del comparto. In Italia ci sono circa 310mila aziende viticole che gestiscono una superficie di circa 670mila ettari (in crescita nel 2020 rispetto ai 645mila ettari del 2016) per una Sau aziendale media di 2,2 ettari. Tuttavia le micro imprese, che coltivano meno di mezzo ettaro, sono circa il 34%, mentre quelle che arrivano all'ettaro sono il 18%. Tra 1 e 2 ettari sono il 17% e il 18% tra 2 e 5 ettari. Sopra i 5 ettari c'è il 12% delle aziende viticole nazionali. Il settore, anche se con una Sau in crescita, soffre quindi di una elevata frammentazione.
Va detto poi che le aziende viticole che sono anche produttrici di vino sono solo 45mila (in calo rispetto alle 65mila del 2010), di queste il 75% produce meno di 100 ettolitri di vino. Mentre sono appena 45 quelle che vinificano più di 100mila ettolitri, ma contribuiscono per il 43% della produzione totale. Sono le aziende vitivinicole "industriali", che hanno cioè volumi elevati e quindi economie di scala ragguardevoli e sono in grado di fare investimenti e andare sui mercati internazionali.
Sul fronte della produzione le Doc/Docg pesano per un 34%, mentre il resto è riconducibile a vini da tavola o ad Indicazione geografica. Circa il 40% della produzione nazionale viene esportata, principalmente in Europa. Mentre il consumo interno si divide per il 23% sui vini sfusi e il 77% su quelli confezionati, di cui il 51% viene distribuito tramite la Gdo, il 38% nell'Horeca e l'11% in vendita diretta (in crescita dopo la pandemia).
Il settore vitivinicolo e la nuova Pac
La nuova Politica agricola comune, da poco approvata, pone nove macro obiettivi che ogni Paese ha il compito di raggiungere attraverso specifici piani strategici. Il report Ismea prova ad analizzare questi obiettivi calandoli nella realtà del comparto vitivinicolo e individuando alcuni interventi auspicabili.Pac, c'è l'accordo
Tenendo presente che sì, il comparto vitivinicolo è forte, ma che la concorrenza internazionale è agguerrita e che esistono forti squilibri tra le realtà viticole italiane. Inoltre è da considerare che la viticoltura permette di mettere a frutto aree marginali, anche svantaggiate, che altrimenti sarebbero difficilmente sfruttabili.
Obiettivo 1: Sostenere il reddito agricolo. Le aziende viticole godono già di una posizione di privilegio nel panorama agricolo italiano, con redditi comparabili con quelli medi dell'economia. Bisogna però puntare su una stabilizzazione dei redditi, che spesso è incerta a causa delle fluttuazioni dei prezzi di mercato, e sostenere quelle aziende che per varie ragioni sono svantaggiate.
Obiettivo 2: Migliorare l'orientamento al mercato. Il settore vitivinicolo ha già un buon orientamento al mercato e all'export. Ma si può fare meglio. Nello specifico sarebbe necessario sostenere l'internazionalizzazione di quelle aziende che oggi non sono presenti all'estero, anche puntando sugli strumenti digitali. Inoltre sarebbe utile spingere verso la produzione di vini "super premium", e cioè di elevato prezzo (fascia 7-14 euro), su cui l'Italia non è forte.
Obiettivo 3: Migliorare la posizione degli agricoltori nella catena del valore. A soffrire di più da questo punto di vista sono i viticoltori che vendono le uve sul mercato o che le conferiscono a cooperative che non hanno poi uno sbocco diretto verso il consumatore. In questo caso infatti si trovano in una posizione di inferiorità rispetto ai compratori. Occorre dunque favorire la cooperazione e la conoscenza del mercato per migliorare la posizione nella filiera.
Obiettivo 4: Contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici. Su questo fronte occorre che le aziende viticole riducano le emissioni di gas ad effetto serra, ad esempio riducendo il ricorso a combustibili fossili, e dall'altro adottino pratiche di conduzione del vigneto che lo rendano resiliente ai cambiamenti climatici (uso di portainnesti resistenti agli stress abiotici, uso di sistemi di irrigazione, gestione della chioma ad hoc, etc.).
Obiettivo 5: Favorire lo sviluppo sostenibile. Occorre sostenere l'adozione di tecnologie che aumentino la sostenibilità e di conoscenze, tramite l'Akis, che mirino ad una gestione ad impatto ambientale ridotto o nullo. In questo frangente gioca un ruolo chiave la viticoltura di precisione, l'uso del digitale e di mezzi tecnici innovativi.
Obiettivo 6: Tutelare la biodiversità. Occorre sostenere le buone pratiche agricole volte ad un tutela della biodiversità, ma anche del paesaggio viticolo, riconosciuto come patrimonio dell'umanità ad esempio nel sito Unesco delle Langhe, Roero e Monferrato.
Obiettivo 7: Attrarre giovani agricoltori. Grazie alle sue caratteristiche intrinseche il settore attira già oggi le nuove generazioni, occorre tuttavia sostenere questo ricambio generazionale con strumenti specifici quali premi per l'insediamento, accesso facilitato agli investimenti, sostegno alla formazione e alla cultura imprenditoriale.
Obiettivo 8: Promuovere l'occupazione. L'attività vitivinicola è una delle poche attività agricole in grado di attivare una domanda di lavoro importante, in ruoli qualificati e potenzialmente gratificanti. Occorre però sostenere queste potenzialità sostenendo la formazione e incentivando le assunzioni (ad esempio con sgravi fiscali), soprattutto in aree svantaggiate.
Obiettivo 9: Sostenere la produzione di alimenti sani, nutrienti e sostenibili. Il vino prodotto in Italia ha eccellenti livelli di sicurezza (si veda ad esempio l'assenza di ocratossina e il ridotto uso di anidride solforosa). Bisogna tuttavia mettere in campo percorsi di sensibilizzazione dell'opinione pubblica sull'abuso di alcol.