Nei prossimi giorni andrò a visitare una coltivazione in aeroponica, una tecnica che l’anno scorso mi aveva più che entusiasmato: roba da fantascienza - produzioni straordinarie e impatto ambientale ridottissimo. Lecito domandarsi come sarà l’agricoltura del futuro: oggi siamo a una svolta. Una svolta dal punto di vista tecnologico, dal punto di vista economico, ambientale e politico. E alle svolte - ovvero alle virate, come fanno i marinai - bisogna prepararsi. Molto presumibilmente la robotica avrà uno sviluppo prepotente in agricoltura con risultati simili alla prima meccanizzazione - si sottrarrà quindi ulteriore manodopera alle operazioni di campagna.
E la manodopera agricola in tutti i paesi del mondo sviluppato è divenuta un problema. Molte operazioni diventeranno più sostenibili, pensiamo per esempio al diserbo: un robot potrà selezionare le malerbe e distruggerle anche lavorando sulle file continuativamente per 24 ore. Molte coltivazioni potranno essere industrializzate in maniera estrema: per esempio nelle serre verticali e attraverso la già citata aeroponica – tecniche capaci di enormi produzioni in spazi ridotti e privi di illuminazione naturale.
Il problema, presumo, sarà nel capitale, questa sarà un'agricoltura che richiede attrezzature senza dubbio sofisticate e ovviamente molto costose. Di contro e presumibilmente in parallelo avrò un'agricoltura ambientale, attenta alle risorse naturali e paesistiche – un'agricoltura conservativa che dovrà limitare al massimo il proprio impatto e anzi riuscire ad esercitare una azione benefica su tutto l’ambiente naturale.
Un'agricoltura che produrrà forse per pochi; per chi lo vuole e/o se lo può permettere. Un caro amico aveva una tal sfiducia nel futuro che faceva progetti solo per il passato. Forse si sbagliava (forse).