"Si deve evitare, come è accaduto con altri trattati commerciali, che l'approvazione avvenga a maggioranza e senza ratifiche parlamentari, il che spiazzerebbe i paesi contrari", prosegue Scordamaglia.
Il Mercosur, come il Ceta (l'accordo di libero scambio fra Unione europea e Canada), fa discutere e trova un lungo elenco di agricoltori dissenzienti, che temono di essere penalizzati da contingenti di importazioni di qualità inferiore agli standard imposti al sistema agroalimentare europeo, da produzioni non trasparenti sul piano igienico sanitario e, in aggiunta, temono che invasioni di prodotti dal Sud America all'Europa possano mettere in crisi settori già oggi in difficoltà.
È il caso, ad esempio, dello zucchero, come evidenziato dai bieticoltori francesi nei giorni scorsi. Ma ancora prima aveva messo in luce alcuni gravi rischi per un comparto già duramente messo alla prova dopo la fine delle quote di produzione Hans-Joerg Gebhard, il presidente della Wirtschaftsvereinigung Zucker (Wvz), associazione di rappresentanza degli interessi dei produttori di zucchero tedeschi.
L'accordo di libero scambio Ue-Mercosur, infatti, come riportato dal portale Agrarheute, garantirà ai paesi del Mercosur l'accesso al mercato comunitario di 190mila tonnellate di zucchero a dazio zero. "Ancora una volta è stato negoziato un accordo di libero scambio a spese del settore saccarifero comunitario. Con le concessioni fatte ai paesi Mercosur, la Commissione europea inasprirà ulteriormente la crisi del mercato nazionale dello zucchero", afferma Hans-Joerg Gebhard, che denuncia una situazione di concorrenza sleale vera e propria.
Lo zucchero europeo, ha sottolineato inoltre la Wvz, viene prodotto secondo i più elevati standard ambientali e sociali a livello mondiale, aspetti che non hanno parallelismi da parte dei produttori brasiliani.
Più in generale, gli agricoltori tedeschi avevano espresso grandi perplessità sull'accordo, temendo l'invasione di prodotti dal Sud America. In base al testo dell'accordo, secondo quanto è trapelato, i paesi del Mercosur avrebbero la facoltà di esportare a dazi ridotti 99mila tonnellate di carne bovina, 180mila tonnellate di pollame, 60mila tonnellate di riso e 190mila tonnellate di zucchero a dazio zero.
Eppure, il ministro tedesco dell'Agricoltura Julia Kloeckner ha difeso l'accordo commerciale, cercando di rasserenare gli animi di fronte alle grandi preoccupazioni espresse dagli agricoltori. "Quel che non sempre emerge nel dibattito pubblico - ha dichiarato il ministro tedesco alla rivista Top Agrar - è che in questo accordo abbiamo indicato chiaramente dei contingenti ben definiti. Qualora questi contingenti venissero superati, scatteranno i vecchi dazi". Il ministro ha fatto inoltre sapere che esistono clausole di salvaguardia bilaterali che possono essere applicate.
Chi ha espresso invece forti perplessità è stato il ministro dell'Agricoltura del Belgio, Denis Ducarme, che pure si occupa della materia agricola in concomitanza con le amministrazioni regionali del paese.
Il governo belga, peraltro, è stato uno dei quattro in Europa (insieme ai governi di Francia, Irlanda e Polonia) che, alcuni giorni prima dell'annuncio dell'accordo tra Mercosur e Ue, aveva chiesto alla Commissione europea di non andare avanti con il negoziato.
"Sappiamo che ogni prodotto che entra nel mercato europeo risponde agli standard comunitari, ma sono preoccupato per i criteri ambientali o di benessere degli animali nella produzione di carne bovina. E voglio informazioni sulle condizioni relative al rispetto dell'accordo sul clima di Parigi", ha spiegato Ducarme al quotidiano argentino Clarin.
Nessun cedimento, però, a derive protezioniste. "Il mercato europeo deve commerciare il più possibile - ha raccomandato il ministro belga - ma sempre proteggendo se stesso".
Atteggiamento all'insegna di un costruttivismo positivista quello del ministro spagnolo dell'Agricoltura, Luis Planas. "Dobbiamo ottenere che l'accordo con il Mercosur sia positivo dal punto di vista agroalimentare", ha affermato Planas all'agenzia Efeagro, evitando che il settore agricolo si ritrovi "in una situazione squilibrata", in particolare nei settori di vino e olio, due fra i settori portanti dell'agricoltura iberica.
Un muro alzato trasversalmente e in maniera congiunta anche dalle associazioni di produttori di bovini da carne di Spagna, Francia, Irlanda, Italia e Polonia, che hanno chiesto sia al Parlamento europeo che agli Stati membri di respingere il documento quando dovranno pronunciarsi per la ratifica.
Oltre ai quantitativi in grado di mettere in crisi i produttori europei (99mila tonnellate), i timori sono legati alla modalità di allevamento. Si tratterebbe - denunciano in un comunicato congiunto - di carne "prodotta con sostanze vietate in Europa e in condizioni poco o nulla regolate dal punto di vista ambientale (...) La maggior parte verrà dal Brasile, dove il sistema di tracciabilità e di controllo sanitario è ben al di sotto della media".