"Con un aumento della temperatura di 1,5 °C è difficile dire quale sarà l'impatto sull'ambiente, mentre possiamo affermare che con un aumento di 3 °C l'impatto negativo è evidente. Il cambiamento climatico non porta di per sé effetti negativi, sono invece gli eventi estremi che creano problemi".
Una tesi che si può condividere, può piacere o no, si può anche discutere in un mondo libero, ma che ha senz'altro l'autorevolezza della provenienza: il Centro di ricerca e alta formazione Raumberg-Gumpenstein, situato a Irdning-Donnersbachtal, nel distretto di Liezen, in Stiria, che AgroNotizie ha visitato nel corso del press tour organizzato dalla Commissione Agricoltura dell'Unione europea.

Siamo nel cuore dell'Austria e il Centro Raumberg-Gumpenstein è il dipartimento più importante in termini di ricerca e sviluppo del ministero federale della Sostenibilità e del turismo. Fondato nel 1956 come istituzione indipendente in due realtà a Raumberg e Gumpenstein, nel 2005 sono state fuse e oggi rappresenta un modello unico in grado di coniugare insegnamento e ricerca, grazie a quattro istituti con quindici dipartimenti, undici unità e tre consigli di amministrazione.

Sono 330 gli occupati e 430 gli studenti iscritti ai corsi di diploma di scuola superiore. Altri numeri che certificano il pedigree di alto profilo dell'istituto possono essere sintetizzati in 1.300 pubblicazioni l'anno, oltre cento conferenze e duecento missioni istituzionali condotte ogni anno, più di 30mila visitatori ricevute nelle proprie sedi, oltre cento progetti di ricerca di caratura nazionale e internazionale, 15mila punti di prova distribuiti su tutto il territorio di propria competenza per studiare i riflessi della gestione della vegetazione e del pascolo.
Accanto all'attività teorica c'è anche quella pratica, che comprende stalle con cento bovine da latte e una produzione complessiva di 700 tonnellate di latte all'anno, duecento pecore, cinquanta capre, quindici scrofe, cinquecento suini da ingrasso, ma anche lavorazione dei terreni, produzione di biogas e di energia rinnovabile.

Attenzione all'ambiente a tutto tondo, ma rigorosamente guidata dalla luce della scienza. I quattro centri di ricerca, presentati ai giornalisti da Johann Gasteiner, vicedirettore responsabile di Ricerca e sviluppo del Centro Raumberg-Gumpenstein, si concentrano sui seguenti settori: qualità dell'aria, cambiamenti climatici, stalla sperimentale per i suini e per i bovini da latte.
Inoltre, grazie a un sistema di controllo del rumine a distanza, da dieci anni a questa parte sono monitorati i bovini di circa 3mila aziende in tutto il mondo attraverso un sistema computerizzato che rileva la fertilità, il benessere degli animali, la temperatura corporea e permette così di migliorare la sostenibilità economica e ambientale dell'allevamento.

Monitoraggio crescita dei prati
(Fonte foto: Matteo Bernardelli)

L'attenzione all'ambiente e ai cambiamenti climatici affonda le proprie radici in un'attività ormai decennale, che consente una ricerca combinata legata al riscaldamento climatico e all'aumento dell'anidride carbonica. "Per tre volte all'anno - spiegano i tecnici del Centro di ricerca - sono raccolti i dati sulla crescita dei prati, suddivisi in 54 lotti e attentamente monitorati anche attraverso fotografie e spettroscopia, oltre alla qualità dell'aria e dell'acqua filtrata dal terreno. Anche nelle stalle diamo attenzione massima alle emissioni di ammoniaca e di gas serra".
Accanto al monitoraggio dell'aria, attraverso un'apposita "camera di respirazione", viene calcolata la quantità di CO2 emessa da ogni singola bovina, rilevata nella fase di mungitura. Ebbene, l'emissione giornaliera è stata stimata in circa mezzo chilogrammo di CO2 per capo.

Allo stesso modo, nel Centro di ricerca finiscono sotto la lente tutti i mangimi e sono analizzati i batteri nel rumine, responsabili della produzione di gas serra. "L'obiettivo - spiega Gasteiner - è quello di ridurre le emissioni, aumentando l'efficienza della reazione alimentare. La sfida del futuro riguarda anche la riduzione dei concentrati nell'alimento". Con una dimensione media di diciotto capi, la stalla austriaca punta alla rispetto dei capi e non allo stress che potrebbe derivare dall'iper produzione.

Bovini nel Centro di ricerca
(Fonte foto: Matteo Bernardelli)

Nell'azienda sperimentale, dotata di centraline per il rilevamento delle emissioni di gas serra e di telecamere per osservare 24 H gli animali, l'obiettivo non è quello di produrre il massimo di latte per singolo capo, ma ottenere la massima resa per ettaro, coniugando produttività a sostenibilità, migliorando il metabolismo, la salute degli animali, la longevità perché è stato dimostrato che l'efficienza dipende anche dalla vita media delle bovine. Da una media di tre anni si punta a raggiungere un traguardo di durata media delle bovine di sei anni.

L'Austria ha un obiettivo ambizioso ed è quello di "ridurre del 12% le emissioni di ammoniaca entro il 2030".
Altrettanto fondamentale per l'attività del Centro è assicurare risposte concrete al mondo agricolo perché, se è vero che il 23,4% di tutta la superficie agricola dell'Austria è biologica, il 60% della superficie coltivata a biologico è rappresentata dai pascoli.
I giovani studenti, il 40% dei quali è costituito da donne, hanno capito che il futuro dell'Austria in agricoltura passa da qui e unisce con un filo rosso produzione, rispetto dell'ambiente e delle risorse paesaggistiche e ambientali e turismo. La sostenibilità è una vicenda complessa ma, come dimostrato, così seria da meritare attenzione solamente con una chiave di lettura ispirata alla scienza.