Uno studio sul legame tra cibo e città, ovvero una prima mappatura delle politiche alimentari più sostenibili tra le grandi città del mondo è stato presentato a Milano il 27 e 28 novembre scorsi, in occasione dell'International Forum on food and nutrition della Bcfn, ma non solo. All'evento hanno partecipato ospiti come Raj Patel, scrittore, attivista e accademico inglese, considerato uno dei maggiori esperti sulla crisi alimentare mondiale e Felix Finkbeiner, che con la sua organizzazione ha piantato tre miliardi di alberi in tutto il mondo, l'attivista americano Marc Buckley, fondatore di una delle più famose industrie di healthy beverage completamente sostenibili, sita in Germania. Guido Barilla ha poi illustrato "Roadmap di Bcfn e Un Sdsn per il raggiungimento dei 17 obiettivi di Sviluppo sostenibile promossi dalle Nazioni unite", proponendo un percorso da seguire per trasformare gli attuali sistemi agroalimentari e modelli alimentari in chiave sostenibile.

"Le nostre scelte alimentari impattano sul clima e sui suoi cambiamenti, non solo dal punto di vista ambientale, anche sociale perché la fame nel mondo è in aumento (si è passati da 815 milioni di persone del 2017 a 821 milioni del 2018 che non accedono al cibo). Un quadro che rende difficile centrare i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile indicati dall'Onu, a meno che non mettiamo in atto un cambiamento che parta dai nostri modelli alimentari. Il Forum internazionale su alimentazione e nutrizione di Milano vuole rappresentare un passaggio importante per centrare quaatro obiettivi chiari a cui puntare: promuovere conoscenza e azioni a favore delle diete sostenibili; sviluppare modelli sostenibili sull'uso del suolo in agricoltura, industria, città e comunità; promuovere ricerche e analisi per monitorare i progressi raggiunti da tutti i paesi e stabilire un punto di riferimento valido e scientifico per i decisori politici; contribuire a un sistema educativo in grado di formare i leader di domani, per promuovere la cittadinanza globale e l'innovazione con un programma di dialogo coi docenti", ha dichiarato Luca Virginio, vicepresidente Bcfn.
 

Cibo e città 

Oltre il 50% della popolazione mondiale vive nelle città e nel 2050 si arriverà all'80%. Insieme alla popolazione crescerà anche la richiesta di cibo, rendendo inadatti gli attuali sistemi alimentari. Bcfn e Mufpp, Milan urban food policy pact, hanno presentato "Cibo e città", analisi sull'impegno delle città nel raggiungimento degli Sdgs. Lo studio, realizzato grazie alla collaborazione di esperti internazionali e dei responsabili delle varie municipalità, prenderà in esame sette città: New York, Rio de Janeiro, Milano, Ouagadougou, Tel Aviv, Seul e Sydney. Una fotografia sullo stato dell'arte e sulle sfide future che i sistemi alimentari urbani si troveranno ad affrontare (con un occhio anche alle possibili soluzioni) e con raccomandazioni utili anche per le altre città.

La fame, che nel mondo colpisce 821 milioni di persone (+4,6% rispetto al 2017, fonte Fao), è un problema che sta contagiando ormai anche le grandi città, che  già oggi si trovano a fronteggiare una vera e propria crisi alimentare, legata all'accesso al cibo e al suo spreco. Intanto a Sydney ci sono, già oggi, 17mila persone (l'8,5% dell'intera popolazione) che non possono permettersi di acquistare cibo. A Seoul sono stati investiti oltre 2 miliardi e mezzo di dollari per garantire alle fasce più povere della popolazione pasti sani e bilanciati elle mense delle scuole dell'obbligo. A Milano, invece, è lotta aperta allo spreco alimentare visto che abitudini di acquisto e consumo sbagliate delle famiglie contribuiscono per oltre il 40% alle eccedenze alimentari.
 

Food sustainability Index, 67 paesi e nuovi indicatori

Bcfn e The economist intelligence unit, Eiu, hanno presentato la terza edizione del Food sustainability index, lo strumento che aiuta a scoprire quali sono i paesi dove il cibo è "davvero buono", al di là del gusto. Ai 34 paesi mappati nel 2017 (rappresentanti l'85% del Pil globale e 2/3 della popolazione mondiale), se ne aggiungono altri 33 fino ad arrivare a un totale di 67.
La Francia, attenta allo spreco alimentare, rappresenta un caso virtuoso tra i paesi ad alto reddito (su 35) nell'edizione 2018 del Food sustainability index (Fsi).
Tra i paesi a basso reddito, il Ruanda mostra la performance complessivamente migliore, con prestazioni degne di nota in tutti e tre i pilastri dell'Index (spreco di cibo, agricoltura sostenibile e sfide nutrizionali). La malnutrizione diffusa resta tuttavia un problema da affrontare
Tra i 23 paesi a medio reddito, la Colombia è quello che si distingue maggiormente in agricoltura sostenibile e sfide nutrizionali.
L'edizione 2018 dell'Fsi si arricchisce di 33 nuovi paesi (portando i paesi esaminati a 67) e di una metodologia legata agli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdgs) promossi delle Nazioni unite.
Un white paper che accompagna il Fsi si concentra sulle migliori pratiche di sostenibilità utili a raggiungere i 17 Sdgs, in particolare: linee guida per un'alimentazione sana e bilanciata, pratiche agroecologiche e tecnologie digitali per collegare produttori agricoli e acquirenti.

L'Italia, secondo l'analisi del Food sustainability index, ha davanti una serie di opportunità interessanti da cogliere per migliorare ancora sotto il profilo della sostenibilità alimentare e ambientale. Le sfide maggiori continuano a riguardare il campo della nutrizione dove, pur rimanendo molto alta l'aspettativa di vita, pari a una media di 83 anni (come Spagna e Australia, ma meno del Giappone che arriva a 84), cambia l'aspettativa di vita sana che, per questo indicatore, si abbassa a 73 anni. Determinante, in questa situazione, la percentuale di persone sovrappeso o obese, che registrano picchi fra i più giovani che, nella fascia 5-19 anni, riguarda il 37% della popolazione. E che sale al 59% tra gli adulti. Allontanamento dalla dieta mediterranea e da modelli alimentari sostenibili, uniti ad una scarsa propensione all'attività fisica, sembrano essere le principali cause di questa situazione, che potrebbe, anche in futuro, portare a un peggioramento dello stato di salute degli italiani.


Food sustainability media award
431 proposte da 80 paesi del mondo tra articoli (oltre 325), foto e video (106). Questi i candidati alla seconda edizione del Food sustainability media award, premio giornalistico realizzato da Bcfn con Thomson Reuters Foundation, Trf, e nato per dare risalto al ruolo che i media e i mezzi di informazione svolgono nel mettere in luce i paradossi del sistema alimentare. La seconda edizione del Food sustainability media award ha visto premiati, Gregg Segal per il reportage fotografico dal titolo Daily Bread pubblicato sul Time MagazineMaggie Andresen per il lavoro Journey to better health: Childhood Malnutrition in Rwanda, rispettivamente vincitori per la categoria Multimedia Edito e Multimedia Inedito. Sono stati premiati anche i lavori di Helena Bottemiller Evich per la categoria Giornalismo scritto edito con il pezzo The great nutrient collapse, Nastasha Alli per l'inedito di giornalismo scritto dal titoloWhy The Philippines May Run Out Of Fish By 2048 e Kim Harrisberg che ha vinto il premio Best of the Web per il suo servizio Food Apartheid.
 

Su-Eatable Life

Adottare una dieta sana e sostenibile potrebbe far risparmiare fino a 2900g di CO2 equivalente al giorno per persona e fino a 200 miliardi di m3 di acqua all'anno, considerando l'intera popolazione europea. Il progetto Su-Eatable Life, iniziativa triennale finanziata dalla Commissione Ue, nasce per questo: ridurre le emissioni di CO2 e impronta idrica, relative al consumo di cibo in Europa, intervenendo sulle mense aziendali ed universitarie. Bcfn sarà capofila del progetto, operando insieme a GreenApesWageninen University e la Sustainable restaurant association. Su-Eatable Life punta a dimostrare, attraverso una serie di esperimenti svolti nelle università e mense aziendali e tramite l'implementazione di un sistema informativo facile e di pronto utilizzo, che è possibile coinvolgere i cittadini dell'Ue e correggere le proprie diete. 
 

I vincitori di "Bcfn Yes! 2018"

La consegna del riconoscimento è avvenuta durante il 9° Forum Internazionale su alimentazione e nutrizione organizzato dalla Fondazione Bcfn. La giuria, composta da esperti di fama internazionale, ha decretato i tre progetti vincitori di un assegno di ricerca da 20mila euro ciascuno.
I progetti vincitori promuovo l'agricoltura sostenibile in Belize, Tanzania e Etiopia. 123 le candidature arrivate da 52 paesi. 
L'assegno di ricerca del Bcfn Yes! 2018 Research Grant Competition è stato consegnato oggi a Henry Anton Peller (Usa) e Cathy Smith (Gran Bretagna); Martina Occelli (Italia) e al team composto da Geraldin Lengai, Margaret Gumisiriza Ssentambi e Becky Aloo (Kenya e Uganda). Organizzato dalla Fondazione Barilla Center for food and nutrition, Bcfn, il concorso è rivolto ai giovani dottorandi e ai ricercatori post doc di tutto il mondo che si sono distinti nell'ideazione di progetti di ricerca che promuovono la sostenibilità agroalimentare.

L'edizione 2018 di Bcfn Yes! ha premiato i progetti innovativi dedicati agli agricoltori nel sud del Belize; alla "conoscenza collettiva" per favorire la produttività dei suoli in Etiopia, e all'adattamento dei sistemi idroponici ad un contesto urbano in Africa sub-sahariana.

Alla settima edizione di "Bcfn Yes!" hanno partecipato i 123 progetti di dottorandi e ricercatori postdoc under 35, provenienti da 52 paesi e distribuiti nei cinque continenti. Una giuria internazionale di esperti, nella prima fase, ha selezionato i dieci migliori progetti, basandosi sulla solidità scientifica, sul framework teorico, sul grado di innovazione e l'impatto di ciascun progetto di ricerca. Dopo la presentazione dei dieci progetti finalisti sono stati individuati i tre progetti vincitori. Si tratta di:
  • "Yes! to participatory agroecology: farmer-led plant breeding and soil regeneration in Maya milpas of Southern Belize"
  • "The silent revolution: how smallholder farmers collective knowledge is shaping soil productivity in Ethiopia"
  • "Enhancement of sustainable agriculture through adoption of bio-integrated crop management among small holder tomato farmers in Tanzania: conventional versus non-conventional farming methods".