La volontà di cooperare, peraltro già sufficientemente marcata negli anni scorsi, è stata riconfermata al Summit Ue-Africa, che si è tenuto nei giorni scorsi a L’Aia, in Olanda.
L’evento è stato organizzato dalla presidenza del consiglio olandese all’inizio di luglio, a coronamento del primo semestre europeo a guida “arancione”. Al vertice era presente anche Rhoda Peace Tumusiime, commissario dell’Unione africana per l’economia rurale e l’agricoltura presso l’Unione europea.
Il commissario Hogan ha tracciato sinteticamente i punti chiave per rafforzare il comparto primario. Essi riguardano la lotta agli sprechi e ai cambiamenti climatici, l’accesso al mercato, gli investimenti privati responsabili e sostenibili e ricerca e innovazione.
“Il 30% del cibo viene perso nella fase post-raccolta o presso i punti vendita ed è uno scandalo dell'età moderna – ha detto il commissario Hogan -. La lotta allo spreco è una parte essenziale delle azioni necessarie per porre fine alla fame globale. In secondo luogo, dobbiamo continuare a sviluppare un’agricoltura intelligente per contrastare i cambiamenti climatici, e questo richiede che i responsabili politici, a qualsiasi livello, adottino il sistema del pensare globale, agire locale”.
In terzo luogo, ha sottolineato Hogan, “la questione dell’accesso al mercato rimane una delle nostre sfide più difficili. Questo è il cuore di entrambi gli aspetti, rivolti sia all’integrazione regionale sia alla globalizzazione: l’impatto positivo può essere enorme, in particolare sul settore agricolo”.
È essenziale che le persone non siano lasciate indietro, quando si aprono le frontiere e scaturiscono nuove opportunità. “L’agricoltura è assolutamente fondamentale per questo processo – ha rilevato il commissario europeo -. In Europa, la nostra politica agricola comune deve la sua esistenza al nostro mercato unico. La nostra esperienza ci dice che le politiche di mercato sostenibili sono di vitale importanza affinché gli agricoltori possano diventare più produttivi e incrementare il proprio reddito. E anche in questo caso, la politica è la chiave”.
Il dibattito tocca anche gli aspetti legati agli investimenti. “Quando si tratta di investimenti – ha precisato Hogan, pienamente convinto che l’agricoltura può prosperare solo con gli investimenti privati - dobbiamo garantire due condizioni. In primo luogo che l’investimento sia responsabile e sostenibile sul piano sociale e ambientale. In secondo luogo, bisogna fare in modo che i Paesi che vogliono attrarre gli investitori abbiano un ambiente favorevole alle imprese. E ancora una volta, le condizioni affinché ciò si verifichi poggiano sulla politica”.
Va da sé che i fondi per investire siano necessari, così come meritino spazio i partenariati pubblico-privato in grado di fornire un modello di sviluppo particolarmente buono, “ma quello che conta davvero è attuare le giuste politiche per costruire queste opportunità nel modo giusto”.
Altrettanto fondamentali sono ricerca e innovazione, come driver della crescita compatibile con le esigenze dell’ambiente.
Le relazioni fra Unione europea e molte regioni africane stanno cambiando. “Ci stiamo muovendo verso una collaborazione più stretta, attraverso accordi bilaterali – ha ricordato Hogan -. Lo scorso 10 giugno è stato firmato in Botswana l’accordo di partenariato economico dell’Africa australe, che si aggiunge agli accordi che abbiamo già firmato con il Camerun e il gruppo degli stati orientali e meridionali, ma ci aspettiamo ancora di più. Un Accordo di partnership economica segna un cambiamento nelle relazioni e fornisce un quadro stabile per il commercio e gli investimenti. Dobbiamo pertanto fare in modo che gli agricoltori e il settore alimentare ne traggano effettivi benefici ed è il motivo per cui l’impegno della politica è particolarmente importante”.
L’Ue è un partner fondamentale per l’Africa. “Noi siamo, e l’Ue rimarrà, di gran lunga il principale partner commerciale dell’Africa – ha rilevato Hogan -. Abbiamo un modello di integrazione regionale che possiamo condividere e che ci permette di essere molto più forti insieme che da soli. Gli agricoltori e i giovani delle campagne in ultima analisi sono gli attori più importanti in questa sfida”.
In tale ottica, il commercio e gli investimenti sono i pilastri dello sviluppo. E su questi aspetti, “l’agricoltura ha un ruolo assolutamente centrale da svolgere. Permettetemi di citare il presidente della Banca africana di sviluppo, Akinwumi Adesina, ex ministro nigeriano dell’Agricoltura, secondo il quale l’agricoltura deve essere trattata come un business per fare soldi e non come un progetto di sviluppo”.
La politica, ancora una volta, rimane un canale privilegiato. Perché, per quanto G-7 e G-20 continueranno ad essere importanti, a maggior ragione con una loro strutturazione anche per il comparto agricolo, il commissario irlandese è convinto che “non potranno sostituire il contatto diretto tra l’Ue e l’Unione africana”.
La situazione di crisi e la crescita dei Paesi africani, tuttavia, mette in evidenza il fatto che bisogna andare oltre la questione meramente legata agli impegni finanziari, e pensare alla vera sfida di fornire ai giovani delle aree rurali del grande continente prospettive concrete e posti di lavoro dignitosi.
“Sappiamo che il 60% delle popolazioni africane provengono da zone rurali e oltre 350 milioni di giovani, fino a 20 milioni all’anno, stanno raggiungendo l’età del lavoro nel periodo da qui al 2030, quando gli obiettivi di sviluppo sostenibile devono essere raggiunti – ha affermato Hogan –. Anche perché, senza posti di lavoro dignitosi nel settore agroalimentare, questi giovani migreranno verso le città, con una perdita per l’economia rurale. L’Ue ha risposto a questa sfida con l’accordo della Valletta nel 2015, creando fra i vari indirizzi un fondo di 1,8 miliardi di euro, ma non è sufficiente. E questo è il motivo per cui l’Azione dell’Agenda di Addis Abeba si concentra anche sul contributo del settore privato e dello sviluppo delle risorse delle singole nazioni. Ma tradurre in realtà tali obiettivi dipende da politiche intelligenti e azioni sostenibili”.