Frutta e verdura sterili come in una sala operatoria? A Petrella Salto, in provincia di Rieti, si può. Sono due anni ormai che l'azienda agricola Ferrari Farm coltiva pomodori e basilico in serre completamente isolate dal mondo esterno, in cui non possono entrare batteri e muffe, né tantomeno insetti o animali. Il risultato sono conserve gustose e salutari, prive di tracce di prodotti chimici e metalli pesanti.

Ad avere l'idea di installare una serra-laboratorio nell'azienda agricola di famiglia è stata Giorgia Pontetti, ingegnere elettronico e astronautico con la passione per il cielo. “Il mio sogno era quello di volare nello spazio. Sono sempre stata appassionata di tutto ciò che sta attorno al nostro Pianeta”, spiega ad AgroNotizie Giorgia. “Poi un giorno, durante una conferenza su Marte, uno scienziato ha parlato della possibilità di coltivare sul Pianeta rosso. Lí è scattata la scintilla”.

E come se fossero su Marte, la famiglia Pontetti ha installato delle serre a tenuta stagna. All'interno le colture idroponiche, piante di pomodori e basilico che crescono su un substrato di lana di roccia. Il nutrimento per le piante arriva attraverso un sistema di fertirrigazione: nell'acqua vengono disciolte le sostanze di cui i vegetali hanno bisogno per crescere.

Ogni cosa che entra nelle serre, come l'acqua e l'aria, viene prima resa sterile attraverso una doccia di raggi Uv, mentre il personale entra con mascherine e tute sterili solo al momento della raccolta, quando i frutti sono maturi e devono essere colti per essere lavorati. “Tutta la serra viene gestita in automatico da un software che attraverso appositi sensori registra le condizioni all'interno dell'ambiente e decide come regolare la temperatura, l'umidità e quando azionare il sistema di fertirrigazione”, spiega Giorgia.

I vantaggi delle serre marziane? “Prima di tutto la versatilità. Sono sistemi che possono essere installati ovunque, dal deserto arabico fino al Polo Nord. Inoltre le piante che crescono all'interno sono protette da tutti gli agenti atmosferici e dagli inquinanti. Un nostro pomodoro è sterile e non presenta tracce né di prodotti chimici né di metalli pesanti”.

Il punto rimane uno: il modello di produzione è economicamente sostenibile o si tratta solo di un'idea affascinante ma priva di business? Secondo Giorgia il sistema diventa remunerativo se il pomodoro, invece di essere venduto fresco direttamente al consumatore, viene lavorato per produrre conserve. In questo modo il valore aggiunto della crescita nelle serre viene valorizzato sul lato economico. I prodotti, per adesso, sono disponibili online e in alcuni negozi selezionati nella zona di Rieti, Roma e l'Aquila, ma l'obiettivo è quello di espandersi.

E l'espansione avverrà, sperano, anche nella produzione di serre e macchinari. “Quando ci siamo approcciati a questo mondo abbiamo cercato se in Italia esistessero dei fornitori capaci di darci ciò di cui avevamo bisogno”, spiega Giorgia, “ma non esistevano realtà che facevano per noi. Così ci siamo autocostruiti quasi tutto. Ora con il know how che abbiamo sviluppato e visti i segni dei cambiamenti climatici sempre più evidenti, abbiamo intenzione di fornire a terze parti i materiali e gli strumenti per replicare il nostro modello in altre parti d'Italia o del mondo”.

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