Cresce l'appetibilità dei prodotti Dop e Igp emiliano-romagnoli negli Stati Uniti, dove i consumatori hanno sempre più voglia di made in Italy “vero”.
Si è parlato di Italian sounding e di strumenti nuovi per la difesa dei prodotti italiani al convegno organizzato venerdì 9 ottobre a Bologna, nella sede di Nomisma, nell'ambito del ciclo di incontri del Growing Seeds Forum, per scambiare idee e riflessioni per lo sviluppo del sistema economico dell'Emilia Romagna.

Ad aprire il convegno Denis Pantini, responsabile settore Agroalimentare di Nomisma, che ha illustrato uno studio realizzato dal proprio team relativo all'opinione del consumatore statunitense in tema di origine, Italian sounding e tracciabilità dei prodotti agroalimentari. La ricerca ha coinvolto 1820 responsabili di acquisti di prodotti alimentari, residenti in 6 aree metropolitane degli Stati Uniti, focalizzando l'attenzione sul ruolo economico dei prodotto Dop e Igp regionali e le problematiche relative al tema della contraffazione e all'imitazione sui mercati.

“I prodotti Dop e Igp emiliano-romagnoli rappresentano il 39% del totale di prodotti con marchio in Italia e il 15% a livello europeo – ha esordito Pantini – per un valore totale che si aggira fra i 2,5 e i 2,7 miliardi di euro. Il sistema delle Dop emiliano-romagnole assorbe oltre il 90% del latte prodotto a livello regionale, necessario per la produzione dei formaggi”.

Gli Stati Uniti rappresentano il primo mercato estero per l'export di Parmigiano Reggiano e Prosciutto di Parma, e in generale l'Italia detiene il primato come origine di prodotti alimentari esteri nel mercato Usa – ha precisato Pantini – per il 72% dei consumatori americani l'origine italiana rappresenta una garanzia di qualità e per il 19% vera e propria sicurezza alimentare. Il problema rimane l'Italian sounding, che produce confusione nei consumatori. L'85% di essi ritiene importante riconoscere l'autenticità dei prodotti che acquista, e il 90% sarebbe interessato a utilizzare sistemi in grado di identificare il prodotto vero made in Italy”.

Non c'è ancora uno strumento ben definito ma serve un approccio pragmatico per combattere i prodotti falsi e contraffatti – ha sottolineato Riccardo Deserti, presidente del Consorzio di tutela del Parmigiano Reggianoper il nostro prodotto c'è il grave problema dell'etichetta Parmesan, che in certi casi confonde il consumatore americano.
Le azioni possono dividersi fra cura e prevenzione: la cura è costituita da azioni legali e di monitoraggio, mentre la prevenzione riguarda le tutele legali e il supporto di organi pubblici nella difesa dei nostri prodotti.
Negli ultimi anni sono state stanziate tante risorse per la promozione del made in Italy all'estero, è necessario continuare a monitorare. Gli imitatori sono solitamente italiani; per questo sarebbe utile codificare un sistema di regole interne per far partire già dall'Italia azioni di difesa nei confronti dei prodotti Dop e Igp
”.

Quello di Parma è il prosciutto più venduto negli Stati Uniti, non solo italiano ma mondiale – ha poi sottolineato Simone Calzi, responsabile dell'Ufficio legale del Consorzio di tutela del Prosciutto di Parmaoccorrono scelte strategiche di monitoraggio e di vigilanza, coordinate dai Consorzi di tutela e dalle altre autorità. E' necessario non solo a livello italiano, ma anche a livello europeo, mettere a punto un pacchetto di strumenti di difesa per le produzioni di eccellenza”.

A chiudere l'incontro l'intervento dell'assessore regionale all'Agricoltura Simona Caselli.
Con 41 specialità l'Emilia Romagna è la Regione che detiene il record europeo per le produzioni a indicazione d'origine. E' dunque per noi fondamentale che il Ttip, il trattato di libero scambio tra Usa e Ue, riconosca il sistema europeo delle Dop e Igp. Se così sarà, per le nostre produzioni più importanti potrà incrementare significativamente uno sbocco commerciale di grande interesse, mentre il consumatore statunitense avrà le dovute garanzie sul piano della qualità e della tracciabilità.
Credo sia importante accelerare la trattativa, tanto più dopo l'intesa per l'area del Pacifico, ma allo stesso tempo continuare a tenere alta la guardia per garantire il rispetto delle qualità delle nostre produzioni e dei nostri standard sanitari
”.