L’agricoltura contribuisce a frenare l’inflazione, che a marzo tocca i minimi dal 2009, ma il carrello della spesa rimane assolutamente vuoto.
La forte flessione dei prezzi di frutta e verdura, che calano rispettivamente del 3,7 per cento e del 6 per cento annuo, concorre a tenere bassi i listini degli alimentari, ma non cambia in alcun modo la situazione dei consumi sulla tavola. Che restano al palo nonostante l’avvicinarsi della Pasqua. Lo afferma la Cia - Confederazione italiana agricoltori, in merito ai dati Istat.

Con la crisi e il taglio del potere d’acquisto, la maggioranza delle famiglie ha ormai fatto proprio uno stile d’acquisto improntato al risparmio e alla sobrietà. Al supermercato, infatti, l’85 per cento degli italiani cerca di eliminare ogni spreco o “sfizio” culinario -osserva la Cia. Il 42 per cento inizia a privilegiare i “formati convenienza” e solo il 23 per cento continua a guardare alla marca come un elemento decisivo per comprare. Inoltre, il 59 per cento ammette di sacrificare per prima pranzi e cene al ristorante, mentre il 21 per cento ritorna al “fai da te” in cucina soprattutto per quel che riguarda i dolci, il pane e la pasta “a mano”.

Nuove abitudini che si riflettono anche sulla festività di Pasqua alle porte. In 4 casi su 5 gli italiani festeggeranno il 20 aprile tra le mura domestiche - stima la Cia - e molti rinunceranno alla tradizione delle colombe e delle uova di cioccolato.
Quasi un italiano su quattro (il 23 per cento) quest’anno non acquisterà i dolci simbolo della festa, e chi lo farà si orienterà decisamente verso i prodotti industriali venduti nelle catene della Gdo (il 51 per cento) e solo il 26 per cento opterà per la pasticceria artigianale. La conseguenza è un calo previsto dei consumi di prodotti tipici pasquali del 9 per cento, in parte compensato dall’aumento esponenziale dei dolci “fatti in casa” (+12 per cento) come la pastiera napoletana o la scarcella pugliese.