Se fosse una favola, l’agricoltura sarebbe Cenerentola. Figlia di un dio minore, come ha voluto evidenziare l’Accademia dei Georgofili, che a Firenze nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio ha inaugurato il 260° anno accademico.
Eppure, non si può prescindere dall’agricoltura, soprattutto con le prospettive di crescita demografica che vedranno sul pianeta 10 miliardi di bocche da sfamare nel 2050. Numeri che destano preoccupazione e non solo da oggi.

“Quanto si potrebbe verificare – spiega nella prolusione su 'Agricoltura, Cenerentola europea', Luigi Costato, professore emerito di dritto Agrario all’Università di Ferrara e georgofilo – si è già verificato in passato con gli Unni. Assisteremo cioè a migrazioni di popoli, spinti dalla fame e dall’esigenza di cibo”.
È un’analisi lucida quanto impietosa, che con una formula diversa accende i riflettori su quanto dichiarato da papa Benedetto XVI lo scorso gennaio, in occasione della 46ª Giornata mondiale della Pace: “La crisi alimentare è ben più grave di quella finanziaria”.

E non è solo la crisi di questi ultimi anni che ha portato all’attuale situazione. È già dallo scorso secolo, denuncia l’Accademia dei Georgofili, che l’agricoltura è la Cenerentola, a causa di sbagliati compromessi diplomatici, di una geopolitica tutt’altro che lungimirante, di mondi che si infrangono (l’Unione Sovietica) e di dazi che impediscono il libero commercio.
Molto semplicemente, i cinque obiettivi della Pac, 50 anni fa (incrementare la produttività; assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola; stabilizzare i mercati; garantire la sicurezza degli approvvigionamenti; assicurare prezzi ragionevoli ai consumatori) sono tuttora validi. Questo significa, con una lettura più critica, che non sono stati raggiunti, lasciano intendere i georgofili.

“L’attuale politica comunitaria – afferma Costato – considera l’agricoltura come l’ultimo dei suoi problemi, dimenticando che essa è lo stesso fondamento della vita, dato che ci procura le energie necessarie per vivere e i cibi stanno tendenzialmente diventando, nel mondo globalizzato, più scarsi di quelli necessari”.
L’Italia, sia pure piccola per dimensione e numeri, piagata dal consumo di suolo, “che è costato il 30% delle superfici agricole in Pianura padana”, come ricorda Costato, può dire la sua.
Bisognerà in ogni caso correggere la rotta, “perché nel mondo la domanda di made in Italy c’è – afferma nel suo saluto il sindaco di Firenze, Matteo Renzie lo confermano i 32 miliardi di export raggiunti nel 2012, ma è altrettanto vero che bisogna combattere la piaga dell’Italian sounding,che da solo nel vale almeno il doppio”.
Una strategia che deve essere sostenuta da un cambio di rotta radicale su alcuni aspetti fondamentali per non perdere il treno del progresso. “L’Italia – dicono i Georgofili – è il Paese del no: no Tav, no Ogm, no centrali elettriche, e non solo quelle nucleari. Occorre, al contrario, che l’Europa ridiventi uno dei granai del mondo, per potersi permettere di avere una politica estera anche di sostegno ai Paesi poveri”.
Anche perché, rileva Antonio Michele Stanca, presidente dell’Unione nazionale delle Accademia per le scienze applicate all’Agricoltura, “nei magazzini abbiamo riserve di cereali per 57 giorni in tutto”.

Il cambio di rotta raccomandato dal presidente dell’Accademia dei Georgofili, Franco Scaramuzzi, è piuttosto netto. “Nell’ultimo secolo il progresso dell’agricoltura è avvenuto grazie alla genetica e alla meccanizzazione agricola scrive Scaramuzzi nella relazione, letta dal vicepresidente Giampiero Maracchi (il presidente indisponibile per fluenza) – oggi invece si vietano gli Ogm e”, cosa ancor più grave, “vietando alle istituzioni pubbliche nazionali anche la prosecuzione delle ricerche in corso su questo importante e promettente settore della genetica”.

Nel mirino di Scaramuzzi anche il set aside, il disaccoppiamento e il greening, in discussione con i negoziati per la riforma della Pac e attribuibili “a un prevaricante ambientalismo integralista, che chiede misure legislative i cui benefici, spesso discutibili, non tengono alcun conto dei danni e dei vari effetti negativi conseguenti. Gli agricoltori sono stati e sono tuttora i primi e i più interessati a tutelare razionalmente l’ambiente, che è l’indispensabile matrice naturale delle loro attività”.

Al termine dell’inaugurazione dell’anno accademico dei Georgofili sono stati presentati i nuovi accademici onorari. Fra questi anche il patron di Esselunga, Bernardo Caprotti e Federico Radice Fossati.