Dal punto di vista tecnico-organizzativo, quello del 2010 ha introdotto numerose e importanti novità, conseguendo un elevato standard qualitativo dei dati e ampia diffusione dei risultati che costituiscono una base conoscitiva insostituibile per la definizione di politiche di settore a livello europeo, nazionale e regionale.
Sul piano dell'organizzazione è stato adottato un nuovo modello che ha coinvolto direttamente Regioni e Province autonome nella costituzione e gestione della rete territoriale di rilevazione. Sul piano metodologico la novità più importante è rappresentata da un ampio utilizzo di archivi amministrativi sia nella preparazione della lista precensuaria delle unità di rilevazione, sia nei metodi di controllo e correzione dei dati raccolti.
Fatta questa premessa di tipo metodologico, ricordiamo - spulciando nelle fitte tavole statistiche - i dati chiave sui principali cambiamenti del sistema agricolo italiano rispetto al precedente decennio cui faceva riferimento il Censimento 2000: il drastico crollo del numero di aziende agricole (-32,4% rispetto al 2000) e il parallelo aumento della dimensione media delle aziende; 233mila i lavoratori stranieri impiegati nelle aziende agricole italiane, di cui il 57,7% proviene da Paesi dell'Unione Europea; il primato della produzione biologica va al Mezzogiorno, dove si trova il 63% delle aziende impegnato in questo tipo di attività, ma anche la forte presenza di capi azienda di sesso femminile, con una quota del 30,7%.
Tra i tanti capitoli del corposo lavoro statistico, in questo articolo abbiamo scelto di approfondire lo stato dell'arte del tasso di informatizzazione delle aziende agricole italiane che utilizzano Internet e i programmi informatici per la gestione delle coltivazioni o degli allevamenti o per i servizi amministrativi.
I numeri contenuti nelle apposite tabelle indicano che sono ancora poche le aziende italiane informatizzate e che usano la rete: nel complesso, la fotografia scattata dall'Istat ne ha rilevate poco meno di 61.000, pari al 3,8% delle censite. Tuttavia, la situazione (tab 2) appare piuttosto differenziata nelle diverse ripartizioni geografiche: la quota raggiunge i livelli massimi nel Nord-ovest (10,9%) e nel Nord-est (8,1%), mentre tocca i valori minimi nelle Isole (2,0%) e nel Sud (1,3%). Tra le Regioni spiccano i valori elevati della Lombardia (15,3%) e delle due Province autonome di Bolzano (14,9%) e Trento (11,4%).
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Fonte: PianetaPSR