Internazionalizzazione: uscire dai confini domestici è necessario, ma il successo dipende dal valore dei responsabili del progetto.
Tutti i settori del largo consumo, in particolar modo quello agroalimentare, devono tenere conto del processo inarrestabile della globalizzazione. La scelta di internazionalizzare i propri prodotti diventa necessaria per quelle realtà il cui mercato interno si sta riducendo e che, per mantenere la propria competitività, sono costrette ad esportarsi. Per riuscire in tale impresa le aziende necessitano di un manager dell’internazionalizzazione, il quale di norma possiede conoscenze linguistiche, relazionali e di adattamento, è disposto a viaggiare e conosce i mercati di riferimento stranieri. Un antesignano di tale figura è rappresentato da Gianluca Zenti, direttore generale di Academia Barilla.
L’articolo "I centurioni della globalizzazione" è su Largo Consumo 10/06. Case History: Progetto Danubio. Elenco dei Citati nell’articolo. Per approfondimenti digita: "Ide a rapporto" , "Investire in Cina" , "Le free trade zone dell’Iran" , "Nuova Europa e imprese italiane" . Se non sei abbonato, richiedi copia del fascicolo.

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Innovazione: time-saving, salute, attenzione all’ambiente sono i trendsetter dell’innovazione nell’alimentare.
Lo scenario socio demografico degli ultimi anni è cambiato determinando un nuovo profilo di consumatore: un cliente sempre più anziano, più multietnico, più single e soprattutto alla continua ricerca di benessere e di qualità della vita. Vi sono altresì altri fattori che influenzano gli acquisti: la capacità di spesa e il reddito disponibile. A fronte di tali premesse il rapporto Censis del 2005 ha messo in evidenza che il 43% compra frutta di coltivazione biologica, il 41% prodotti enogastronomici tipici, il 31% prodotti cosmetici naturali, il 25% prodotti alimentari naturali presso erboristerie, il 21% cibi etnici. Diventa quindi fondamentale per le aziende essere in grado di caratterizzarsi con questi valori (attenzione all’ambiente, al benessere e alla salute del consumatore) rispondendo alle nuove esigenze emergenti, per poter presidiare tale fetta di mercato.
L’articolo "Quando l’alimentare è un lusso" è su Largo Consumo 10/06. Per una rassegna dei prodotti innovativi, secondo le valutazioni espresse dalla giuria internazionale del Sial d’Or di Parigi, seleziona la Case History: Sial d’Or 2006. Elenco dei Citati nell’articolo. Percorsi di lettura correlati: Biologico, Alimenti dietetici, anallergici, salutistici, probiotici e integratori, Pane e sostitutivi. Se non sei abbonato, richiedi copia del fascicolo.

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Industria alimentare: dal 1992 al 2005 la produttività è calata dello 0,2%. Considerando però gli effetti dell’inflazione, il dato è di -40%.
L’evoluzione della competitività del Paese mostra un gap crescente, nei confronti della media dei Paesi industriali più avanzati. Dal rapporto “Conti economici nazionali" effettuata dall’Istat emerge che la produttività dell’industria alimentare mostra un’evoluzione piatta nel periodo compreso tra il 1992 e il 2005, con una perdita finale dello 0,2%. Tuttavia se si considera che l’inflazione del periodo è stata pari a +43%, è facile dedurre che la produttività dell’industria alimentare ha mancato lo stesso inseguimento dell’inflazione, al punto da raggiungere nel periodo un -40%. La perdita di produttività quindi esiste ed è indubbiamente grave.
L’articolo "La produttività perde il mordente" è su Largo Consumo 10/06. Elenco dei Citati nell’articolo. Per approfondimenti digita: "Più concorrenza per competere", "L’urgenza delle riforme", "Agroalimentare amaro", "Le imprese del largo consumo tra incertezza e innovazione". Se non sei abbonato, richiedi copia del fascicolo.

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Farine: altro che commodity! Le farine crescono del 3,3%, quelle speciali valgono il 20% (+5,9%) del mercato.
Insieme a sale e zucchero, tra le commodity per eccellenza figura la farina. Secondo i dati forniti da Iri e relativi all’anno terminante a maggio 2006, le vendite complessive di farina hanno superato i 126 milioni di euro, con un 3,3% di crescita rispetto all’anno precedente. A trainare il settore è il segmento delle farine speciali e dei preparati: con vendite per oltre 25 milioni d euro, questi prodotti valgono il 20% del mercato, facendo segnare, sempre nell’anno terminante a maggio 2006 un +5,9% nel libero servizio. L’articolo "Una falsa commodity" è su Largo Consumo 10/06. Elenco dei Citati nell’articolo. Per approfondimenti digita: "Mercato Italia Agro", "I risultati delle principali imprese agroalimentari in Italia: 2003-2004: industria molitoria". Se non sei abbonato, richiedi copia del fascicolo.

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Quarta gamma: i plus di servizio, assortimento, innovazione e canale moderno spingono le vendite di ortofrutta confezionata a +20%.
La “quarta gamma" è quel settore agricolo che si sforza di soddisfare le domanda del consumo partecipando, in modo sempre più massiccio, al cambiamento delle abitudini alimentari. I prodotti quarta gamma dispongono di quattro attributi peculiari: la qualità, l’igiene, l’innovazione tecnologica e adesso anche del mercato. Lo sviluppo della quarta gamma è veloce, con ritmi di crescita superiori al 20% e muove un fatturato annuo di settore di circa 300 milioni di euro.
L’articolo "Quarta gamma al primo posto" è su Largo Consumo 10/06. Elenco dei Citati nell’articolo. Percorsi di lettura correlati: Ortofrutta, Orticoltura. Se non sei abbonato, richiedi copia del fascicolo.

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Ortofrutta: sovrapproduzione e problemi di commercializzazione gravano sul comparto. I consumi calano del 3,7%, mentre sale l’export.
Da una ricerca curata da Iha Italia Gfk emerge che il settore dell’ortofrutta sta attraversando un periodo di forte crisi e i prodotti freschi sono sempre meno presenti nella spesa delle famiglie italiane. In effetti l’acquisto della frutta fresca in Italia è diminuito del 3,7% e quello della verdura del 4,1%. Per quanto i consumi interni stiano diminuendo, uno spiraglio per il settore proviene dall’export: dai dati Aneoia si evince che nel 2005 l’Italia ha esportato un totale di 3,5 milioni di tonnellate d ortofrutta contro i 3,3 milioni del 2004 (+9,1%).
L’articolo "L’ortofrutta riflessiva" è su Largo Consumo 10/06. Case History: CSQA, Fruttital, Syngenta, Sopexa, Melinda, Verde Fresco. Elenco dei Citati nell’articolo. Percorsi di lettura correlati: Ortofrutta, Orticoltura. Se non sei abbonato, richiedi copia del fascicolo.

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Olio: la Sicilia ha collezionato 6 dop e ne attende altre 3. Nella regione operano 200.000 aziende oleicole e 700 frantoi.
La Sicilia punta a valorizzare il proprio olio extravergine d’oliva: è la terza regione italiana per superficie a uliveti (oltre 158.000 ettari) e per produzione di olio (circa 50.000 tonnellate nella campagna 2004-2005), dopo la Puglia e la Calabria, mentre è al primo posto per quanto riguarda le olive da mensa (circa 83.000 tonnellate, pari al 66% della produzione nazionale). La Sicilia può contare su 6 dop: Monti Iblei, Valli Trapanasi, Val di Ma zara, Monte Etna, Valle del Belice e Valdemone, mentre per altre tre (Colli Nisseni, Colline Ennesi e Valle dei templi) sono in corso le pratiche di approvazione. Complessivamente operano in Sicilia quasi 200.000 aziende olivicole e 700 frantoi.
L’articolo "Extravergine di Sicilia" è su Largo Consumo 10/06. Case History: Olitalia, Oleificio Zucchi, Simei 2006, Castellino, O.l.i.v.i.a., Hollywood di Excelsa. Elenco dei Citati nell’articolo. Percorso di lettura correlato: Olio di oliva. Se non sei abbonato, richiedi copia del fascicolo.

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Biologico: Quali sono gli organismi che certificano un prodotto bio, e con quali procedure? In Italia operano 17 organismi di controllo e 1.400 ispettori.
Il biologico è l’unico settore che alla sua nascita, con l’emanazione del Regolamento Cee 2092/91, conteneva già al suo interno norme chiare per quanto riguarda un sistema di controllo e di certificazione. Attualmente si stima che in Italia vi siano 17 organismi di controllo e circa 1.400 ispettori.
L’articolo "Biologico: controllori sotto controllo" è su Largo Consumo 10/06. Elenco dei Citati nell’articolo. Percorsi di lettura correlati: Biologico, Sicurezza, certificazione e tracciabilità della filiera agroalimentare. Se non sei abbonato, richiedi copia del fascicolo.

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Imballaggio: per l’82% dei product manager è un vero momento di comunicazione, e per 1 cliente su 2 influenza la scelta di acquisto.
Oggi il packaging è diventato un mezzo di comunicazione che integra e completa le sue originali funzioni protettive e descrittive del prodotto. Da una ricerca di Qmark-Web market Research emerge che l’81,7% degli intervistati conviene nel definire il packaging uno strumento di comunicazione a tutti gli effetti. Il 71,6% ritiene inoltre che un buon pack consente di aumentare il prezzo del prodotto, collocandolo pertanto in una posizione premium. Rispetto al packaging sono emerse anche differenze di percezione legate al sesso: mentre le donne sono più attente alla riciclabilità, l’universo maschile ritiene importante l’aspetto emozionale. Una conferma di questi dati viene anche dalla percezione del consumatore: un cliente su due si fa influenzare al momento dell’acquisto dal packaging del prodotto.
L’articolo "I pro e i contro dell’imballaggio" è su Largo Consumo 10/06. Per una rassegna relativa agli imballaggi più innovativi in tema di comunicazione, impatto ambientale e risparmio di spazio, seleziona Case History: Gli Oscar di quest’anno si assegnano all’Ipack-Ima. Elenco dei Citati nell’articolo. Percorso di lettura correlato: Imballaggio di prodotto. Se non sei abbonato, richiedi copia del fascicolo.

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Energia: la domanda di qualità ambientale influenza l’offerta. I benefici ambientali per strategie di comunicazione e marketing.
Anche nel mercato dell’elettricità la domanda di qualità ambientale può influenzare l’offerta, almeno nel lungo periodo. Infatti da alcuni anni anche in Italia si sta diffondendo il “green pricing", ovvero l’offerta di “tariffe verdi" per la somministrazione di elettricità prodotta a partire da fonti energetiche rinnovabili. In Italia la prima iniziativa è stata presentata quattro anni fa con la creazione del marchio di qualità “100% energia verde". Le fonti idonee a richiedere tale marchio sono l’eolico, il fotovoltaico, il geotermico, l’idroelettrico, le maree, il moto ondoso, il biogas, la biomassa sostenibile.
L’articolo "Elettricità in verde" è su Largo Consumo 10/06. Case History: Rapporto di sviluppo sostenibile 2004. Elenco dei Citati nell’articolo. Percorso di lettura correlato: Energia: fonti, consumo ed effetti ambientali. Se non sei abbonato, richiedi copia del fascicolo.

Le notizie riportate sono pubblicate da Largo Consumo - Rivista di Economia e Marketing sulla filiera dei beni di consumo.
Per approfondimenti: Largo Consumo - 10/2006 www.largoconsumo.info