Il 10 febbraio la Commissione Europea ha autorizzato l'immissione sul mercato di Acheta domesticus, il comune grillo, che ora è annoverato nel gruppo dei "nuovi alimenti".
Prima di lui aveva ottenuto analoga autorizzazione un altro insetto, la mosca soldato (Hermetia illucens), che da tempo è al centro delle attenzioni dei ricercatori come fonte nutritiva, soprattutto per l'alimentazione degli animali.
Gli insetti offrono interessanti opportunità sotto il profilo alimentare, ma il loro ruolo può allargarsi oltre questo confine per trasformarsi in uno strumento per la valorizzazione dei sottoprodotti.
Va in questa direzione il progetto "Flies4value", il cui obiettivo è la messa a punto di un sistema per valorizzare gli scarti delle industrie alimentari utilizzando come "bioconvertitori" gli insetti, in questo caso la mosca soldato.
Le ricerche
Con capofila l'Università di Modena e Reggio Emilia, insieme a istituzioni pubbliche e aziende private, le ricerche hanno avuto come area di riferimento la regione Emilia Romagna, alla quale va riconosciuta l'attenzione per l'innovazione coniugata insieme alla tutela ambientale.
Grazie anche ai sostegni di questa Regione e dell'Ue, il progetto ha potuto procedere speditamente.
I risultati sono stati presentati il 15 febbraio durante un incontro che si è svolto presso il Tecnopolo di Reggio Emilia, con la partecipazione dei numerosi protagonisti del progetto, coordinati da Lara Maistrello del Centro Interdipartimentale Biogest-Siteia.
Obiettivo delle ricerche, la possibilità di alimentare le galline ovaiole utilizzando nei mangimi le farine ottenute dall'allevamento della mosca soldato.
I partecipanti al progetto Flies4Value, guidato dall'Università di Modena e Reggio Emilia
Economia circolare
A stimolare questo percorso, la volontà di ottimizzare ciò che residua dalle lavorazioni agroalimentari, scarti di scarso o nessun valore o persino rifiuti da smaltire.
La loro quantità è rilevante, tanto che nella sola Emilia Romagna si calcola che si accumulino ogni anno quasi 500mila tonnellate di residui.
Circa due terzi di questi scarti sono rappresentati da buccette di pomodoro e da ciò che rimane dalla lavorazione della barbabietola da zucchero.
Scarti che in parte già oggi si riescono a utilizzare nell'alimentazione degli animali, ma che il loro impiego come substrati per l'allevamento di insetti consentirebbe di valorizzare.
I risultati
Per verificare la fattibilità di questa ipotesi, le mosche soldato sono state allevate su una miscela di sottoprodotti precedentemente studiata per ottimizzare i risultati di crescita.
Le ricerche hanno anche evidenziato la possibilità di ottenere nel prodotto finale maggiori concentrazioni di pigmenti naturali, in grado di conferire un'adeguata colorazione ai tuorli.
Merito dell'abbondante presenza di carotenoidi che dal substrato di allevamento si trasferiscono alle larve e al prodotto finale.
Il substrato di allevamento può condizionare i valori finali in proteine e lipidi, i cui valori in termini di composizione amminoacidica sono di indubbio interesse per l'alimentazione zootecnica, come pure lo è la presenza in lipidi di elevato valore biologico.
Il processo
Sulla composizione del prodotto finale, ottenuto dalle larve di mosca soldato, influiscono poi i metodi di lavorazione, che iniziano dalla "semina" delle larve sulla miscela di substrati precedentemente stabilizzati.
Segue una fase di accrescimento a temperatura controllata e la separazione delle larve giunte a maturazione utilizzando un vibrovaglio.
La soppressione delle larve avviene per bollitura, alla quale segue l'essiccazione a 55 gradi e successivamente la triturazione per ottenere la farina.
Il processo si completa con la sterilizzazione in stufa e autoclave.
Le prove
Le prove di campo hanno confermato la possibilità di una sostituzione parziale (circa il 6%) delle proteine di fonte vegetale (prevalentemente soia), con quelle proveniente dalla farina di insetti.
I risultati, in termini di quantità e di qualità delle uova, sono confortanti e in taluni casi, ad esempio per il contenuto proteico del tuorlo, sono a vantaggio della dieta contenente farina di insetti.
Ottimale anche la colorazione del tuorlo, che raggiunge i valori cercati senza dover ricorrere a integrazioni con pigmenti di sintesi.
La sicurezza
Non ci si è dimenticati del tema sicurezza, peraltro previsto dalle normative in materia. Riguardo alla possibilità di contaminazione del substrato da parte di muffe, si è verificata l'assenza di funghi che sviluppano micotossine, la cui pericolosità è nota.
Resta tuttavia da considerare la possibile contaminazione della massa se non conservata in ambiente idoneo e per troppo tempo (un mese è considerato un tempo limite).
Non va dimenticato che le larve condividono con la massa sulla quale crescono le eventuali contaminazioni microbiche.
Di qui la necessità di una stabilizzazione con calore a temperature superiori ai 115 gradi.
Impiego agronomico
Al termine del processo di produzione delle farine di insetti si ha comunque un residuo (il suo nome è "Frass"), che a sua volta può rientrare in un virtuoso ciclo di economia circolare.
In campo agronomico i substrati di allevamento a termine ciclo dimostrano capacità ammendanti del terreno molto interessanti.
Miscele di torba e Frass utilizzate su lattuga e bietola da costa hanno dato ottimi risultati nelle prove in vaso.
Ora si verificherà se anche in campo i risultati sono altrettanto validi.
Il Frass può trovare impiego anche nella produzione di energie rinnovabili, come biogas.
Criticità da risolvere
In attesa degli esiti delle prossime ricerche, i risultati già ottenuti hanno messo in evidenza i punti di forza del progetto e le opportunità che l'allevamento degli insetti può offrire.
Tuttavia la laboriosità delle lavorazioni e il dispendio energetico necessario potrebbe rappresentare un limite.
Per sostituire nell'alimentazione degli animali la proteina vegetale con quella degli insetti sarà verosimilmente necessario un affinamento delle tecniche e una compressione dei costi.
Non meno importante la messa a punto di procedure che consentano una più semplice gestione del prodotto finito e un miglioramento della sua conservabilità.