In Cina la scarsità di insetti pronubi ha costretto gli agricoltori del Sichuan e di alcune aree del Nord a procedere all'impollinazione manuale. Armati di canne di bambù con legate piume di gallina, migliaia di uomini-ape si arrampicano su peri e meli per 'spennellare' i fiori con stami essiccati e triturati. In alcuni villaggi, come quello di Nanxin, famoso per le mele, la fecondazione è gestita ormai esclusivamente da operai con costi diventati proibitivi.
Per mettersi al riparo dall'eventualità che in futuro gli insetti impollinatori non siano a sufficienza per garantire l'impollinazione delle colture, una azienda israeliana ha messo a punto un metodo artificiale per trasportare il polline dagli organi riproduttori maschili a quelli femminili. Niente canne di bambù e piume di gallina, ma sensori e bracci robotici.
Il processo sviluppato da Edete, questo il nome della startup, prevede due fasi. Inizialmente i fiori delle cultivar impollinatrici vengono raccolti e viene prelevato il polline, successivamente essiccato per essere conservato. L'anno dopo il polline viene utilizzato per fecondare i fiori. Ma come? Edete ha costruito un portale, una sorta di arco che avvolge la pianta e da cui spuntano dei diffusori mobili in grado di avvicinarsi ai fiori. Grazie ad algoritmi di riconoscimento delle immagini la macchina, dotata di telecamere, è in grado di identificare un fiore schiuso e di posizionare uno dei diffusori in corrispondenza della corolla. Grazie poi all'effetto elettrostatico il polline viene trasferito al fiore.
Il prototipo è in fase di sviluppo e i costi non sono certo abbordabili. L'impollinazione da parte degli insetti pronubi rimane sia dal punto di vista ecologico che economico da preferire. Eppure in California, stato che produce il 90% delle mandorle al mondo, gli agricoltori sono preoccupati dalla drastica riduzione delle api e sono alla ricerca di soluzioni che possano assicurare le produzioni anche in futuro.
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