Rientra l'allarme per la Blue Tongue degli ovini in Umbria, ma nuovi focolai destano preoccupazione in Abruzzo. Lo segnala l'Istituto Zooprofilattico di Teramo, che di questa patologia è centro di referenza nazionale. I primi episodi della malattia si sono verificati a fine luglio in un allevamento di bovini che pur non essendo gli animali più colpiti dal virus, possono favorirne il diffondersi. Il virus, come già ricordato da Agronotizie, colpisce in particolare ovini e caprini ed è diffuso da un piccolo moscerino ematofago, del genere Culicoides, la cui presenza è ovviamente più forte nella stagione calda, periodo nel quale la malattia si diffonde con maggiore facilità. Al momento i focolai attivi in Abruzzo sono 32 e il ceppo virale responsabile dell'infezione è il sierotipo 1, che dalla Sardegna si è poi esteso al Lazio e alla Toscana per giungere infine, quest'anno, a Umbria, Molise, Calabria, Basilicata e Campania, oltre che all'Abruzzo.
I sintomi
La comparsa della Blue Tongue, nota anche come Lingua Blu o Febbre Catarrale degli ovini, comporta gravi danni agli animali colpiti dove si manifesta con febbre, congestione cutanea, zoppie (dovute a coronite), edema alla testa e agli arti, cianosi della lingua (da cui il nome blue tongue), emorragie alle mucose, respiro irregolare. Il tutto si traduce in gravi perdite economiche per gli allevatori che si sommano alle misure di contenimento dell'infezione, dal blocco della movimentazione degli animali nelle aree colpite, sino alla immediata macellazione degli animali.
A difesa degli allevatori
Molte le voci che dal “Palazzo” si sono alzate per soccorrere gli allevatori che si trovano a fare i conti con questa malattia. Filippo Gallinella, deputato a cinque stelle e membro della commissione Agricoltura a Montecitorio, ricorda l'opportunità di utilizzare le misure previste dai Psr per la gestione del rischio (fondi di mutualizzazione) per sostenere le aziende colpite. Nicodemo Oliverio, capogruppo PD in commissione Agricoltura alla Camera, ha lanciato un appello al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, per interventi straordinari nella lotta alla malattia e per monitorare i danni subiti dagli allevatori ai fini di un adeguato piano di risarcimento.
Il vaccino
Nella lotta alla febbre catarrale degli ovini un punto centrale è la vaccinazione, strumento indispensabile oltre che unico per proteggere gli animali dall'aggressione del virus. Ma proprio sulla vaccinazione si sono addensate in passato molte ombre. L'uso di vaccini vivi o attenuati è accusato di essere poco sicuro e gli allevatori hanno denunciato molti problemi conseguenti alle vaccinazioni. Sulle campagne vaccinali del 2003 e del 2004 si sono persino concentrate le attenzioni degli inquirenti per il sospetto di irregolarità nella scelta e nell'acquisto di vaccini che si sarebbero rivelati inadeguati. Oggi il timore di conseguenze negative è superato con la messa a punto dei vaccini inattivati, decisamente più sicuri e ammessi già da qualche anno dalla legislazione europea nelle campagne di vaccinazione.
17 settembre 2014 Zootecnia